Oltre il raccordo anulare

Così Alemanno sta costruendo la sua nuova corrente sociale nel Pdl

Salvatore Merlo

Gianni Alemanno coltiva da tempo l'ambizione di proiettare se stesso e il proprio sistema di potere oltre la Capitale. Da quando è stato eletto sindaco con una vittoria storica a Roma, ovvero da quando è diventato uno dei simboli trionfanti del centrodestra, Alemanno è stato uno dei più abili, assieme al proprio ex leader Gianfranco Fini, a smarcarsi dalle vecchie appartenenze per coltivare nuovi orizzonti e nuove amicizie politiche.

    Gianni Alemanno coltiva da tempo l'ambizione di proiettare se stesso e il proprio sistema di potere oltre la Capitale. Da quando è stato eletto sindaco con una vittoria storica a Roma, ovvero da quando è diventato uno dei simboli trionfanti del centrodestra, Alemanno è stato uno dei più abili, assieme al proprio ex leader Gianfranco Fini, a smarcarsi dalle vecchie appartenenze per coltivare nuovi orizzonti e nuove amicizie politiche. Ne è disceso che, oltre al già noto rapporto di consuetudine con Roberto Formigoni e con la Compagnia delle opere romana, s'è affacciata la comunanza di sensibilità sempre più evidente con Maurizio Sacconi e (un po' meno per la verità) con Giulio Tremonti. Ora il sindaco della Capitale si prepara a un passaggio successivo: ha redatto un documento ancora riservato (ma circola, s'intitola “Orizzonte di valori”) che suona come un manifesto politico. Di più. Alemanno ha intenzione di rimettere in piedi, rinominata e adattata al nuovo contesto pidiellino, la sua vecchia corrente interna ad Alleanza nazionale. Insomma, il progetto è di ricomporre una “nuova anima sociale” (sparisce la parola destra) interna al Pdl.

    Il piano è articolato ed è costituito da una serie di passaggi intermedi. In primo luogo Alemanno intende nei prossimi mesi rilanciare le attività della propria fondazione NuovaItalia. Si tratta di farne un vero think tank, se non proprio americano qualcosa di molto simile alla FareFuturo di Gianfranco Fini o alla ItalianiEuropei di Massimo D'Alema. Sarà la bottega politica del sindaco, il luogo di elaborazione delle strategie comunicative e culturali ma anche il posto – giurano le fonti del Foglio – da cui si svilupperanno i prodromi delle alleanze politiche che sempre di più guardano al mondo cattolico e al socialismo bismarckiano di Sacconi. Alla fondazione si affiancano i circoli della NuovaItalia che avranno il ruolo statuito di cinghia di trasmissione tra il cuore capitolino del potere alemanniano e il territorio. Esiste persino un organigramma dell'area alemanniana in costruzione. Alfredo Mantovano cura i rapporti col mondo cattolico, i deputati Barbara Saltamartini e Francesco Biava governano i circoli, mentre la fondazione sarà gestita da Salvatore Santangelo.
    Alemanno è già, col pensiero, oltre Roma: la sua è una prospettiva centro-meridionale. E in questa direttrice si sta muovendo la diplomazia del sindaco in vista delle regionali del 2010. Un candidato alla presidenza della regione Lazio – questa la massima aspirazione – e poi quanti più candidati possibili in tutti i consigli regionali del centro-sud. Difatti nel Pdl, ma anche nella Lega, c'è già grande attivismo per le prossime elezioni. Il voto è previsto a fine marzo (21 o 28) e le trattative tra Pdl e i padani ma soprattutto tra ex An ed ex FI, all'interno del partito unico, sono già cominciate. Tutti sanno che le regionali ridisegneranno i rapporti di forza: vince chi ha intorno a sé la struttura più solida e ramificata. La linea tattica di Alemanno è chiara e i nomi degli ospiti alla riunione di Orvieto confermano che il sindaco coltiva un rapporto preferenziale con i nuovi amici “neosocialisti” ma ha anche recuperato un rapporto di forte solidarietà con gli ex colleghi di partito. Dal conclave di Orvieto è infatti venuto un segnale forte da Alleanza nazionale. “Non siamo figli di un dio minore”, ha detto Ignazio La Russa (che la settimana scorsa ha anche auspicato un Pdl “più democratico”) incorrendo nell'ironia di alcuni esponenti di FI. Osvaldo Napoli, per esempio, ha spiegato al Foglio le uscite di La Russa rubricandole a “tattica” per trattare con gli altri coordinatori del Pdl sulle candidature e ottenere così di più.

    Egemonia culturale, vitalismo e democrazia. Tuttavia il sindaco di Roma sa che le strutture e la solidità di una corrente non bastano. Per forgiare una leadership nazionale bisogna imporre – parole alemanniane – “un'egemonia culturale”. Una strada che Alemanno sta battendo attraverso due capisaldi che, ripresi con forza dal suo documento politico di prossima uscita, dovrebbero diventare i soggetti di una serie di iniziative metapolitiche autunnali. Il primo punto cardine è relativo al funzionamento del Pdl ed è esemplificato dallo slogan “partecipazione e più democrazia”.
    Il secondo è una intuizione di Sacconi. Si tratta della filosofia del “vitalismo”, ovvero si tratta di rilanciare il cristianesimo sociale secondo l'idea che la difesa della vita si accompagna in un rapporto biunivoco con la capacità di crescita economica del paese. Un concetto che lo stesso Sacconi ha spiegato, sabato, al Foglio: “Il Pdl dev'essere un partito conservatore e modernizzatore all'unisono. Deve sapere declinare i valori della tradizione all'interno di una società moderna e secolarizzata”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.