Risalire a Polibio per andare oltre la flemma

Forte spiega la politica economica (e la sessualità giocosa) di questi tempi

Francesco Forte

Ci sono, per Ippocrate, altri due caratteri: il melanconico e il sanguigno, che mi figuro in Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Il melanconico ha come organo la milza che secerne la bile nera o atrabile, come elemento naturale ha la terra e stagione l'autunno. E' magro, debole, triste, pallido e, per i detrattori, avaro. Il sanguigno, che ha come organo di riferimento il cuore, è gioviale, allegro, dedito a una sessualità giocosa.

    Quel che giovedì scorso ha detto Alberto Quadrio Curzio al Foglio sulle virtù della “flemma” della politica economica del governo è in sé convincente, anche se non del tutto se rapportato all'attuale politica. Le chiose di Antonio Martino, venerdì scorso, sulla necessità di tralasciare la flemma per la riforma dello stato e la spesa sociale mi trovano d'accordo, avvertendo però che fu la fretta illuminista a generare mostri come l'attuale sistema sanitario e gli studi di settore. Invece Ezio Vanoni riformò il sistema tributario, con gradualismo. Manca ora, come dice Quadrio Curzio, una politica della tecnoscienza. Ma è carente anche quella delle infrastrutture.

    Dal 2001 c'è, con la legge obiettivo, una programmazione di opere, che ha ripreso il piano generale dei Trasporti del 1986, con l'aggiunta di nuovi elementi come l'alta velocità. Dalla metà degli anni 80 al 2001, abbiamo impiegato in infrastrutture di rilievo solo 14 miliardi di euro. Dal 2001 si sono appaltati e cantierati 48 miliardi che, data la pausa biennale del governo Prodi, in cui il ministro Antonio Di Pietro ha prodotto solo contenzioso, stanno decollando ora. Molto resta da fare. Sul corridoio Berlino-Palermo le opere previste, stradali e ferroviarie, hanno un valore di 60 miliardi. Cantierati 36, ne mancano 24. Sull'asse Lisbona-Kiev ne sono previste per 37 miliardi, cantierate 7, ne mancano 30, anche per colpa della flemma delle regioni del nord, troppo chiuse in sé stesse a piangere sull'ampolla d'acqua del Po. L'asse Rotterdam-Genova prevede 7 miliardi di opere ferroviarie, cantierate 0. L'asse Bari-Varna ne prevede 6, cantierate 0. Sono regioni governate dalla sinistra, molto flemmatica.

    Tralascio lo stato dei programmi europei per il sud, in cui la flemma  meridionale comporta tassi di spesa del 50 per cento e talora tassi di erogazione della metà. Nella teoria ippocratica, il flemmatico sarebbe lento, tendenzialmente grassoccio, pigro e sciocco. Peraltro questa versione (che i fascisti applicarono agli inglesi) è tendenziosa, infatti la flemma ha sede nella testa, il suo organo è il polmone che, maltrattato, secerne flegma. Per la natura, si riferisce all'acqua e per le stagioni all'inverno, freddo e umido, ma anche riflessivo. E per le epoche della giornata alla sera, in cui siamo calmi. Il flemmatico appare “sciocco” e “pigro” al collerico, che è magro, asciutto, irascibile, generoso, furbo e superbo. Il suo organo è il fegato con la bile gialla; il suo elemento è il fuoco e la stagione è l'estate.

    Non ritrovo Giulio Tremonti nel flemmatico perché è invernale e cerebrale, ma non flaccido, con tutte le montagne su cui sale. Vedo Sarkozy fegatoso, scaltro, superbo e permaloso. Ci sono, per Ippocrate, altri due caratteri: il melanconico e il sanguigno, che mi figuro in Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Il melanconico ha come organo la milza che secerne la bile nera o atrabile, come elemento naturale ha la terra e stagione l'autunno. E' magro, debole, triste, pallido e, per i detrattori, avaro. Il sanguigno, che ha come organo di riferimento il cuore, è gioviale, allegro, dedito a una sessualità giocosa. Per Polibio, genero d'Ippocrate, “vi è salute perfetta quando questi umori – sangue, flegma, bile gialla e bile nera – sono in giusta proporzione tra loro. Vi è malattia quando uno di questi umori, in troppo piccola o in troppo grande quantità, si isola nel corpo invece di rimanere mescolato a tutti gli altri”. Così pure in economia.