Money League/1
Perché il Real Madrid ha già battuto Manchester e Barcellona
Contratti televisivi, sponsor, stadi e merchandising, sono questi gli elementi che compongono la pietra filosofale del calcio del terzo millennio, senza la quale diventa impossibile trasformare in oro quello che ancora oggi è considerato lo sport più bello del mondo. Non tutti però ci riescono e non tutti ci riescono allo stesso modo. Il Real Madrid, con Florentino Perez di nuovo al comando, sta preparando una versione aggiornata dei “Galacticos”.
Contratti televisivi, sponsor, stadi e merchandising, sono questi gli elementi che compongono la pietra filosofale del calcio del terzo millennio, senza la quale diventa impossibile trasformare in oro quello che ancora oggi è considerato lo sport più bello del mondo. Non tutti però ci riescono e non tutti ci riescono allo stesso modo. Il Real Madrid, con Florentino Perez di nuovo al comando, sta preparando una versione aggiornata dei “Galacticos”, fortissima in attacco e a centrocampo, un po' meno in difesa. Capace, nonostante gli ultimi anni di vacche magre, di primeggiare con 365,8 milioni di euro di ricavi davanti al Manchester United e al Barcellona, la ricerca della Deloitte è aggiornata alla stagione 2007-08 e non prende quindi in considerazione l'affermazione monstre dei blaugrana nel 2008-09.
Il modello di business dei bianchi di Madrid è abbastanza semplice. Può contare su importanti contratti televisivi, su sponsor munifici e su un tifo che riempie costantemente lo stadio, anche perché il Real non è solo la capitale, il Real è la Spagna, quasi come una Nazionale bis, senza dimenticare il blasone e la bacheca delle “Merengues”. In questi ultimi anni, però, c'è un settore dove i madridisti si sono dimostrati decisamente più forti degli altri: il merchandising, la capacità di guadagnare sopra il singolo giocatore grazie al doppio brand, quello del club e quello del fuoriclasse che ne veste la maglia, oggetto che diventa così irresistibile in tutto il mondo, dove si contano milioni d'affezionati.
Florentino Perez ha già chiuso i nuovi contratti televisivi con La Sexta, per i diritti in chiaro, e Digital Plus, per quelli criptati, dai quali ricaverà 120 milioni di euro l'anno. Ma la sua ultima campagna acquisti è il frutto di una strategia che parte da molto lontano. I soldi per stupire il mondo li ha messi la Caja Madrid, la Cassa di Risparmio di Madrid, quarto istituto di credito spagnolo, e non, o non solo, come si è detto e scritto per motivi politici e patriottici, cioè contrastare lo strapotere del Barcellona, accusato in Spagna di essere tutto chiacchiere e distintivo, per intenderci 5 per cento calcio, quello che vediamo noi, e 95 per cento politica, quella che non vediamo o non vogliamo vedere. Con la vendita, alcuni anni fa, della Ciudad Deportiva, infatti, Florentino Perez si è guadagnato stima e favori che adesso stanno tornando indietro, senza dimenticare che da quell'affare, dissipato da Calderon senza successo, è rimasto all'attuale presidente del Real Madrid anche un bel pezzo di terreno a Valdebebas, dove si sussurra vorrebbe costruire il nuovo Bernabeu, uno stadio da 140.000 posti a sedere.
Nella classifica dei ricavi il Manchester United insegue con 324,8 milioni e in questo caso i pilastri sono due: botteghino, 128 milioni, e sponsor, dalla Nike, 455 milioni per 13 anni fino al 2015, alla Vodafone, 45 milioni per quattro anni, con Hublot, Budweiser e Telecom saudita a sostegno. Senza dimenticare che lo United è il club più tifato nel mondo con 50 milioni di supporter che alimentano il merchandising, da sempre un introito sicuro per le squadre inglesi che sotto questo aspetto sono state antesignane, così come sui diritti televisivi, con una ripartizione capace di alimentare l'intero movimento. Una media di 68.000 spettatori all'Old Trafford, la leadership mondiale del merchandising, il dominio incontrastato sul mercato asiatico, India compresa, e una struttura societaria presa ad esempio nel pianeta hanno convinto il tycoon statunitense Malcom Glazer, già padrone della franchigia NFL dei Tampa Bay Buccaneers, ad acquistare il Manchester United, anche se è riuscito a riversare sullo stesso club i debiti senza accollarseli personalmente, ma stiamo parlando di ricavi, poiché non c'è squadra, tra quelle più ricche, che non sia anche indebitata.
Colpa delle cifre sempre più esose per acquistare i calciatori e pagarne gli stipendi, oltre a mantenere strutture organizzative elefantiache. Il tutto unito alla crisi economica che più che colpire il calcio colpisce tutti quei settori che nel calcio investono, a partire dagli sponsor, molti dei quali già in fase di cambiamento. (1. continua)
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