Abortire in casa e non accorgersi quasi di nulla

Giuliano Ferrara

Un titolo della Stampa: “L'ho fatto in casa e non mi sono accorta quasi di nulla”. A parlare è Lorenza. Il senso del racconto, e della sintesi del titolo, è che l'aborto minimizzato, banalizzato e quasi cancellato dalla pillola Ru486 è una benedizione per le donne e per l'umanità capace di compassione nei confronti del loro dramma, il rifiuto della maternità, la soppressione di un bambino, l'omicidio perfetto. Invece l'aborto chimico è una maledizione.

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    Un titolo della Stampa: “L'ho fatto in casa e non mi sono accorta quasi di nulla”. A parlare è Lorenza. Il senso del racconto, e della sintesi del titolo, è che l'aborto minimizzato, banalizzato e quasi cancellato dalla pillola Ru486 è una benedizione per le donne e per l'umanità capace di compassione nei confronti del loro dramma, il rifiuto della maternità, la soppressione di un bambino, l'omicidio perfetto. Invece l'aborto chimico è una maledizione. E quel titolo, quel racconto, dimostrano senza volerlo che era tragicamente vero quel concetto su cui abbiamo insistito. L'aborto è diventato, trent'anni dopo, moralmente indifferente. Solo una guerra culturale contro l'aborto, contro la sua ideologia, può restituire buonumore e speranza alle società occidentali; una guerra che riconosca l'impossibilità di obbligare una donna a partorire o di punirla perché rifiuta la maternità, ma che affidi alla comunità risorse, mezzi e linguaggi adatti al contrasto verso l'autolesionismo e la distruzione vitale che sono impliciti nell'aborto come diritto civile o fattore della privacy.

    La procedura standard in fatto di aborto è l'affermazione retorica di un dramma in atto, che fiorisce in parole colme, anzi ebbre di pomposità e di falso umanitarismo al femminile, e la sua immediata, totale rimozione. Con la kill pill l'aborto torna clandestino, si privatizza in violazione della stessa legge che lo aveva reso possibile legalmente, ma solo a certe condizioni, e sotto la responsabilità piena della comunità e della salute curata in strutture pubbliche. La rimozione chimica dell'aborto, che è un tradimento della promessa: “non sarai più sola”, che è una condanna alla stessa identica solitudine dell'aborto clandestino, è il rovesciamento della logica, già di per sé mostruosa eppure frutto di un compromesso culturale dalle intenzioni benevolenti, che generò la legge 194. Ma c'è quel “quasi” che rompe l'incantesimo. Non mi sono accorta, dice Lorenza, “quasi” di nulla.

    In quello spazio psicologico ed esistenziale indicato da un “quasi” c'è tutta la funzione consolatoria e dissimulatoria della tecnica, nella veste della farmacologia. Con la pillola si fa prima, le cose diventano più facili, la tua responsabilità verso l'altro e verso te stessa, e quella del tuo compagno, dei tuoi cari, tutto svanisce in un gesto di cura discreto, banale, l'assunzione di una pillola, l'attesa terapeutica, l'assunzione di una seconda pillola, infine un'espulsione privata del frutto del concepimento. A questo punto sì, ti dice la tecnica chimica, che puoi pensare di aver eliminato, come scrive la Stampa, del semplice “materiale abortivo”. La pillola che uccide in apparenza serenamente (ma in quel “quasi” c'è una inverosimile premessa di sofferenza fisica e psichica) serve culturalmente proprio a questo: a garantire l'ideologia asettica e anestetica di una vita che si costruisce nel disprezzo di altra vita, nell'idea di un godimento libertino, devastante, del piacere sessuale scardinato da qualunque amore, da qualunque libertà e responsabilità.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.