Agli Avv. & Prof.

Giuliano Ferrara

Questo è un modesto ma accorato appello agli avvocati, giuristi e magistrati cattolici e laici. Un appello affinché si formi un “comitato contro la Ru486” formato da persone capaci di dimostrare dentro il circuito del diritto che quella kill pill è in contrasto con la legislazione che regola l'aborto in Italia, e di fermarne la diffusione con i metodi forti ed efficaci spesso usati in passato dalla piccola e grande lobby radicale per realizzare i suoi scopi (dall'aborto all'eutanasia).

    Questo è un modesto ma accorato appello agli avvocati, giuristi e magistrati cattolici e laici. Un appello affinché si formi un “comitato contro la Ru486” formato da persone capaci di dimostrare dentro il circuito del diritto che quella kill pill è in contrasto con la legislazione che regola l'aborto in Italia, e di fermarne la diffusione con i metodi forti ed efficaci spesso usati in passato dalla piccola e grande lobby radicale per realizzare i suoi scopi (dall'aborto all'eutanasia). L'appello è a quelli tra i giuristi cattolici e laici che considerano insensato affidare a tecnici, esperti e burocrati la decisione ultima sulla vita umana. A chi pensa, come noi, che la Ru486, la pillola avvelenata che uccide un bambino concepito e, con l'aiuto maligno delle prostaglandine, lo espelle dopo qualche tempo dal corpo di donna che lo sta generando, è un tradimento. Il tradimento simbolico della promessa laica e progressista: “Non sarai più sola”, che fu fatta alle donne al cuLmine delle battaglie contro l'aborto clandestino e a favore di una regolamentazione pubblica dell'aborto. Il tradimento legislativo di norme, la 194/1978, che fissarono trentuno anni fa non un inesistente diritto di abortire, ma una possibilità legale di abortire, esclusivamente nelle strutture pubbliche e sotto il controllo di personale medico, dopo un accurato procedimento sociale e clinico di accertamento dell'impossibilità di una alternativa, e in nome di un valore che fu fissato come più alto di quello della vita nascente: la salute fisica o psichica della gestante.


    Già il compromesso culturale di trentuno anni fa
    è seriamente danneggiato. L'aborto è diventato con il tempo un mezzo di controllo delle nascite moralmente indifferente. Il ciclo di controllo, discussione clinica, accertamento sociale ideato a tutela della maternità, nei casi proposti di interruzione volontaria della gravidanza, è impantanato nella routine. Accanto a grandiose, epiche esperienze di volontariato laico e cattolico, è cresciuta la zona grigia dell'autorizzazione automatica all'aborto chirurgico. Non si accertano le vere cause del disagio, non ci sono risorse sufficienti per curarlo, per prenderlo in conto quando dipenda da fattori materiali, non esistono deterrenti seri e non ricattatori, amorevoli e di cura, verso la decisione sbagliata e triste di un aborto. Non c'è la consapevolezza ottimistica, vitale, che qualcosa sia possibile fare. Regna un fatalismo amorale vagamente compensato da quattro strilli falsamente benevolenti ogni volta che si registra, per cause culturali, una benedetta diminuzione dell'osceno e smisurato numero di aborti praticato ogni anno.
    La Ru486 è figlia della cultura del suo fatuo ideatore. Una cultura ferocemente abortista, che considera l'espulsione di un bambino un atto di fitness e di privacy femminile. Questa cultura non ha niente a che vedere con la scelta di depenalizzazione e di consegna alla sanità pubblica del problema dell'aborto, la scelta del 1978 contro la quale i radicali votarono nel referendum. Quella pillola è illegale, va fermata con mezzi legali.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.