Il posto dove sarei voluto andare/ 3
C'è qualcosa di più difficile che andare a Istanbul?
C'è qualcosa di più facile che andare a Istanbul? Messo in programma una ventina di volte, favorito da amici e parenti, scritto nel destino per via dell'origine, il viaggio a Costantinopoli è rimasto un proposito molto impegnato a rimanere tale.
C'è qualcosa di più facile che andare a Istanbul? Messo seriamente in programma una ventina di volte, favorito da cari amici e quasi parenti che ci mettevano su casa per motivi di lavoro o di studio, scritto nel destino per via dell'origine (la famiglia paterna veniva da laggiù, dicono), il viaggio a Costantinopoli per ora, per me, è rimasto un proposito molto impegnato a rimanere tale. Non mi perdo un libro o un film che ne parlino, dopo “Istanbul” di Pamuk potrei descrivere strade e case – soprattutto quelle scomparse nei grandi incendi, a pensarci bene.
C'è qualcosa di più facile che andare a Istanbul? Figuriamoci, e così non manco di programmare, con chiunque torni da lì, visite al Fanar, a Santa Sofia, contemplazioni estatiche del Bosforo al tramonto, serata nei locali di musica rebetika: niente, ogni volta si rimanda – ora non ce la faccio, ma forse a Capodanno o a primavera o a settembre, meglio una volta di ritorno dalla Grecia… Peggio di Itaca per Kavafis, insomma, e dire che – modestamente – negli anni Novanta ero riuscita ad arrivare fino a Shibam, la città d'argilla del sud dello Yemen considerata il gran trofeo del vero viaggiatore (e io non lo sono).
C'è qualcosa di più difficile che andare a Istanbul?
Il Foglio sportivo - in corpore sano