Lombardo-Veneto conteso
Bossi tenta invano di fare fuori Formigoni E il Pd corteggia Galan
Nel momento in cui sembra confermato che la Lombardia resterà nelle mani salde di Roberto Formigoni anche alle prossime elezioni di marzo 2010, così almeno ripete in pubblico e in privato Silvio Berlusconi, nel Pdl si apre il caso Veneto, l'altra regione contesa dalla Lega di Umberto Bossi. C'è chi immagina, nel centrosinistra, il surreale scenario di una maggioranza regionale composta da Pd e Pdl senza la Lega.
Nel momento in cui sembra confermato che la Lombardia resterà nelle mani salde di Roberto Formigoni anche alle prossime elezioni di marzo 2010, così almeno ripete in pubblico e in privato Silvio Berlusconi, nel Pdl si apre il caso Veneto, l'altra regione contesa e bramata dalla Lega di Umberto Bossi. C'è chi immagina, nel centrosinistra, il surreale scenario di una maggioranza regionale composta da Pd e Pdl senza la Lega. O meglio una ricandidatura dell'uscente governatore Giancarlo Galan – che minaccia implicitamente di rompere con Berlusconi – sostenuta dalla rete della Confindustria veneta con l'appoggio del Partito democratico. Possibile? Se ne parla, e nessuno ancora smentisce. E Galan che fa? “Tace ufficialmente”.
Così la sola ipotesi messa in campo da amici e avversari politici del governatore forse finisce con l'indebolire le mire sul Veneto di Bossi e compagni. “Si spaccasse il Pdl, sarebbe peggio della questione siciliana esplosa con Raffaele Lombardo”, spiegano nel partito a Roma. E questa è forse la reazione che Galan cercava. Adesso il governatore attende una reazione del Cav. il quale sulla Lombardia non ha ceduto a Bossi come conferma anche il velleitario tentativo leghista di modificare lo statuto regionale lombardo con una norma specifica che impedirebbe a Formigoni di poter correre nuovamente per la presidenza. Norma che peraltro non spaventa il Pdl: “E' incostituzionale”. L'effetto combinato della blindatura lombarda di Formigoni (“presidente a vita”, ha detto Berlusconi) con la resistenza di Galan in Veneto descrive al nord, per le elezioni 2010, uno scenario ben diverso da quello auspicato da Bossi. Il Cav. forse cede all'alleato su questioni nazionali e all'interno degli equilibri di governo, ma alle regionali alla Lega potrebbero toccare soltanto Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Niente Lombardo-Veneto.
Prima l'ex segretario dei Ds Piero Fassino, il 2 agosto, dice che con “Giancarlo Galan in vista delle regionali 2010 si può aprire un dialogo”. Poi Paolo Costa, l'ex sindaco di Venezia ed esponente del Pd, invita con una lettera al Corriere il proprio partito a “salvare il soldato Galan per vincere le elezioni mettendo insieme il miglior Pd e il miglior Pdl”. E infine ieri, sempre sul Corriere, l'europarlamentare berlusconiano (e amico di Galan) Antonio Cancian risponde a Costa, che aveva immaginato un'alleanza senza Bossi, con queste parole: “La Lega è un partito che chiede e pretende (e quasi sempre ottiene) l'occupazione di centri di potere e di sottopotere. E' l'ostacolo del laboratorio veneto”. Il Pd in Veneto, come altrove, è diviso in attesa del congresso nazionale di ottobre. E' la mozione di Franceschini che asseconda l'operazione pro Galan. “Se in Veneto ci sarà una rottura politica vera tra Pdl e Lega, noi saremo in campo senza pregiudizi per dare il nostro contributo su programmi chiari e condivisi”, dice Paolo Giacon esponente della segreteria del Pd veneto. Fuor di metafora: se Galan rompe con la Lega, il Pd lo appoggerà ma il governatore deve subito mettere in chiaro le proprie intenzioni. “I democratici non si prestano adesso al tentativo di Galan di rafforzare la sua difficile posizione di fronte a una intesa nazionale che prevede l'assegnazione del Veneto alla Lega”.
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