Il posto dove sarei voluto andare/ 4

Alle Maldive con giornali pieni di pubblicità

Valentina Fizzotti

Mentre sulle mie caviglie sbattevano lente le onde del mare sardo mi è stato detto con tono autorevole che quell'acqua poteva competere tranquillamente con le Maldive, o che so, con la Polinesia.

     

     
     

     

     
     
     

    Mentre sulle mie caviglie sbattevano lente le onde del mare sardo mi è stato detto con tono autorevole che quell'acqua poteva competere tranquillamente con le Maldive, o che so, con la Polinesia. E io mi sono dovuta fidare ciecamente, perché non ho mai camminato lungo il bagnasciuga di nessuna di quelle spiagge che sembrano borotalco, dove l'unico essere vivente oltre al fortunato che scatta la foto è una palma teatralmente piegata su un lato.
    Faccio finta di non sapere che probabilmente a 200 metri c'è un chiosco di bibite in lattina e una bancarella di orrendi batik che i turisti appendono alle pareti delle case cittadine al loro ritorno. Il vero limite a un viaggio verso un paradiso patinato tutto blu è che la geografia non è il mio forte, quindi, per quanto la mia attenzione possa essere attirata dai nomi di località esotiche, raramente sono in grado di indicare la loro posizione sul mappamondo, nemmeno su quello spannometrico che ho in testa. Il massimo sarebbe essere messa su un aereo diretto verso uno di questi non-luoghi onirici da chi invece di geografia ne capisce, con la libertà di portarmi soltanto un bikini, una pila di riviste piene di pubblicità e un maxi flacone di crema antiustioni. Mi riprometto di non mettere in valigia una macchina fotografica ma di visualizzare la mia posizione su Google Maps appena atterrata.