Le farfalle di Sierra Leone/9

Perché Smeathmann, il morto, aveva cambiato idea sulla Sierra Leone?

Sandro Fusina

– Un cacciatore di pamphlet? Cos'è? – chiese Lorenzo rivolto allo zio. Alvise e la cavaliera si guardarono alcuni istanti per decidere chi dovesse rispondere. Rispose la cavaliera. – E'una specie di professionista. Come immaginerà non tutti gli autori di pamphlet si propongono il bene comune.

    Un cacciatore di pamphlet? Cos'è? – chiese Lorenzo rivolto allo zio. Alvise e la cavaliera si guardarono alcuni istanti per decidere chi dovesse rispondere. Rispose la cavaliera. – E'una specie di professionista. Come immaginerà non tutti gli autori di pamphlet si propongono il bene comune. Qualche volta qualcuno è costretto a pubblicare un pamphlet per difendersi da un attacco, per esempio io mi sono trovata in quella condizione. – Lorenzo notò che nella voce della cavaliera le note acute si facevano sempre più rare mentre prevaleva il basso continuo. – Ma di questi tempi sono molti quelli che imbastiscono qualche pagina diffamatoria su un personaggio in vista e gliene fanno avere una copia accompagnata da un biglietto: “Stimato Signore, o Altezza, o Eminenza, per un puro caso ho saputo di Lei questo, quello e quest'altro. Come vede mi sono esercitato a metterlo per iscritto per Amore della Verità. Poiché con questi chiari di luna il bisogno è più forte della Verità, se la Signoria Vostra volesse coprire le spese di stampa, che ammontano a tot, io sarei felice di poterLa servire cedendo- Le l'intera tiratura. Altrimenti le necessità della vita costringerebbero lo sventurato che si prende la libertà di scriverLe a dare la più ampia diffusione alla modesta opera del suo ingegno. Accolga Signore i sensi della stima del Suo devotissimo servo”. Più le accuse sono infondate più è difficile dimostrare che sono false. Alla vittima conviene pagare. Facendo finta di non sapere niente della questione. Facendo gestire tutto da qualcun altro. Qualcuno che sappia trattare con discrezione e possibilmente ridurre le pretese del ricattatore. Ma soprattutto sia in grado di scoraggiare l'intraprendente gentiluomo a ripetere il suo gioco. Ricattandolo a sua volta o minacciandolo. Con la speranza che il cacciatore di pamphlet sia una persona non solo abile ma anche onesta. Beaumarchais trattava questioni del genere per conto del re di Francia. Si ha il sospetto che almeno in un caso l'autore del ricatto e il cacciatore del pamphlet si conoscessero bene da prima.

    Lorenzo cominciava a divertirsi. La principessa millenaria cercò di biascicare di un caso del genere successo al defunto principe di Lippe. Con la scortesia dei vent'anni, Lorenzo assentì con un cenno del capo e si voltò dalla parte della cavaliera. La principessa millenaria continuò imperterrita la sua storia a beneficio del colonnello irlandese, intento ad alternare con metodicità militare un boccone di bue al Borgogna con una sorsata di Borgogna. – E Beaumarchais le ha fatto la corte? – nel tono di Lorenzo era evidente l'incredulità. – Le sembra strano, vero? Credo che volesse essere sicuro che gli avevo consegnato tutti i documenti. Ma lei non sa la storia. Alvise la storia la sapeva.

    Smise di colpo di interessarsi alla grande spilla di diamanti a forma di cometa che la signora inglese aveva appuntato sul petto. «Non è che una vecchia spilla, l'hanno fatta nell'anno della cometa. So che non è alla moda, ma mi rifiuto di farla rimontare» stava ancora spiegando la signora inglese, quando il conte di san Benito rivolse la sua attenzione alla cavaliera. Se aveva sollecitato quell'invito a cena non era per fare conversazione su cari gioielli di famiglia o ricordi del buon tempo andato. – A proposito, signora cavaliera lei che è così informata sui segreti di Londra, cosa mi sa dire di Samuel Smeathmann? – Una volta ero informata –, rispose con mestizia affettata la cavaliera, – una volta. Adesso sono tagliata fuori, non godo più delle confidenze di quelli che sanno le cose. Non ho più nulla da dare in cambio. Credo che di Smeathmann sappia più lei di me. Mi sembra che sia morto, no? – Sì, è morto. Ma come? – Non saprei. Non ricordo. Ho scorso l'annuncio sul Morning Chronicle. Sono una lettrice assidua. Aspetto una risposta a una inserzione. Ho offerto in vendita la mia collezione di disegni del Vauban. Mi spiace privarmene. Ci tengo molto. Ma i tempi sono difficili. A, proposito, se vuole poi gliela mostro, è molto interessante – aggiunse rivolta a Lorenzo. Lorenzo e lo zio si guardarono negli occhi. – Sul Morning Chronicle scrive anche la sua amica, no? – La mia amica?– chiese Lorenzo – Sì, Mary Bancroft.

    Era difficile che l'unica Mary che Lorenzo aveva conosciuto a Londra scrivesse su un giornale qualunque. Probabilmente non sapeva scrivere. Poi era una serva. Poi era morta. – Non capisco a chi si riferisca. Non credo di conoscere quella signora. – Io credo di sì. Il conte lo sa bene – il conte era sempre il conte di San Benito, cioè lo zio mona – sono una che nota tutto io. Anche quando non sembra. Stasera all'incontro era seduta accanto a lei. Parlavate. E vi siete dati la mano. Era la signora della scommessa. Scriveva sul Morning Chronicle. E si chiamava... –Come ha detto che si chiama? – Mary Bancroft – Ah sì, Mary Bancroft. Abita... – Non lo so, signor Bravo, ma posso informarmi – rispose la cavaliera con un sorriso di complicità. – Poi le mostro i disegni di Vauban. Ma lei conte mi chiedeva di Smeathmann. Non era un gentiluomo, parlandone da vivo. Credo di averlo incontrato a Parigi, tre o quattro anni fa. Girava attorno ai Montgolfier, si interessava di volo, di palloni. Allora tutti giravano attorno ai Montgolfier, tutti parlavano di palloni. Era la sera delle coincidenze. Anche Lorenzo era stato a Parigi. Anche Lorenzo aveva girato attorno ai signori di Montgolfier. Anche Lorenzo si interessava al volo, ai palloni. Il giorno in cui Smeathmann era morto l'aveva passato a ristudiare la relazione degli esperimenti dei Montgolfier con gli aerostati ad aria calda. – Ne ho sentito parlare negli ultimi tempi, anche qui a Londra – continuò la cavaliera. – Probabilmente a proposito della faccenda di Botany Bay – l'aiutò Alvise. – No, Botany Bay è stata un paio di anni fa. No, era una storia molto più recente.

    A proposito di Sierra Leone, che era uno dei posti dove Smeathmann andava a caccia di farfalle. – Ma sì, volevano mandare i carcerati a Sierra Leone, Smeathmann però aveva consegnato una relazione, aveva detto che era un posto terribile, pieno di paludi, di serpenti, di insetti velenosi, un posto dove pioveva sempre. – Certo. Ma ultimamente aveva cambiato idea. Il Comitato per i poveri negri gli aveva chiesto un'altra relazione su Sierra Leone. E lui l'aveva descritta come un paradiso, come un posto con un clima stupendo, fertilissimo. Bastava gettare a terra un seme per vedere crescere una pianta. – Sì, infatti, chissà cosa gli ha fatto cambiare idea. – Non so, ma lo posso immaginare. C'è tutto un movimento intorno a Sierra Leone. Un movimento economico. C'è un negro soprattutto, un certo Equiano, che si dà molto da fare. Pensavo che lei, signor conte, fosse informato, che c'entrasse in qualche modo. Ma queste cose le sa molto meglio Francis. Francis non era lontano. Colla parrucca incipriata che contrastava con i riflessi bluastri della sua pelle di ibo, con i guanti bianchi e una sgargiante livrea rossa, stava versando da una brocca di cristallo che moltiplicava le fiammelle delle candele un altro bicchiere di vino al colonnello irlandese che, con la principessa millenaria, era l'unico a non avere mai smesso di mangiare e di bere. Lorenzo notò che i riflessi del vino non erano più aranciati. La cavaliera aveva deciso di risparmiare e di passare a una riserva più giovane. (9. continua)