Amori e disamori/ 5

Non si devono dare consigli di comportamento, Caterina e Cécilia se la cavano bene da sole

Stefano Di Michele

Quando Enrico VIII decise di far fuori la sua intelligente e bruttina e cattolicissima moglie Caterina d'Aragona, per sfarfalleggiare verso la più fresca Anna Bolena, Caterina si raccolse devotamente in preghiera ma col cavolo che la diede vinta al re – nonostante intorno le ripetessero che “indignatio principis mors est”, insomma: se fai arrabbiare il sovrano finisce male – ai cardinali e alla corte.

    Quando Enrico VIII decise di far fuori la sua intelligente e bruttina e cattolicissima moglie Caterina d'Aragona, per sfarfalleggiare verso la più fresca Anna Bolena, Caterina si raccolse devotamente in preghiera ma col cavolo che la diede vinta al re – nonostante intorno le ripetessero che “indignatio principis mors est”, insomma: se fai arrabbiare il sovrano finisce male – ai cardinali e alla corte. Sarà che pure allora il matrimonio evoluzionista era il divorzio, ma Caterina arrivò fin dove i tempi le consentivano, e oggi l'intelligente e bella Cécilia si spinge fin dove i suoi tempi glielo consentono. Ha ringraziato, ha salutato e se n'è andata. E lo ha fatto con una bella intervista a un giornale minore francese, spiegando cosa è accaduto nel passato con parole essenziali, “mi sono innamorata, sono partita”, e dando conto di cosa si prepara a fare nel futuro, con parole altrettanto essenziali e quasi borgesiane, “io sono una che ama l'ombra, la serenità, la tranquillità”.

    Vero che, amando così tanto l'ombra invece di un politico che aspirava a fare De Gaulle poteva scegliersi un medio funzionario della Renault, ma al cuore non si comanda: né in entrata, né in uscita. “Non mi piace vivere nelle macerie”, ha spiegato – e qui la più grande differenza con l'infelice Caterina, disposta a tutto pur di continuare a vivere accanto al re puttaniere e minaccioso. Ma l'una e l'altra – la sovrana inglese per respingere una richiesta di divorzio, la consorte del presidente francese per annunciarlo al paese – hanno difeso le loro prerogative. Caterina anche il suo ruolo; Cécilia anche il suo cuore. Semplicemente, entrambe non hanno fatto quello che avrebbe creato meno incomodo ai loro potenti mariti. Ed è esattamente così che dovrebbe funzionare: quando una cosa non va più, a quella cosa bisogna porre fine. Cercando di fare meno male possibile, cercando di uscire dalla casa familiare con dignità, cercando di assicurare il futuro dei figli.

    Ed è esattamente così che ha fatto Cécilia: con un amore, due amori, tre amori, chi può dire se troppi amori? Magari qualche piccolo dolore è stato inevitabile, ma tutti quei figli biondi e belli trascinati all'Eliseo dicono che Cécilia è riuscita in un capolavoro femminile. Solo questo: “Una coppia che attraversa una crisi, che ha cercato di superare senza riuscirvi”. Non è un dramma, ma non è poco. Da questa situazione è bene venire fuori presto. Già di suo la famiglia è un luogo strano, pieno di cose strane, dove a una parte di essenziali affetti corrisponde a volte una parte di rancori e noia e pazzie. Certo, lei era la moglie del presidente di Francia, ma siccome non era neppure Giovanna d'Arco mica doveva qualcosa alla Francia stessa o alla vigilanza sul buon andamento dell'Eliseo.

    Gli uomini e le donne – da madame Sarkozy a madame Dupont – al loro meglio funzionano così: si avvicinano con passione e, quando poi succede, perché a volte succede, si lasciano con civiltà. Hanno obblighi solo verso se stessi, verso le persone amate e verso i figli, tutti gli altri sono solo impiccioni che mettono il naso dove non dovrebbero. La sacralità che ultimamente viene distribuita a piene mani e a pieni polmoni, con un'abbondanza mai riscontrata prima – dalla famiglia alla vita all'embrione: pare il superenalotto, un giorno si aggiunge il numero jolly e un altro giorno il numero super star – guarda molto all'ammasso e poco alla sorte delle singole persone. Che lasciate libere di scegliere, di solito se la cavano meglio di quando seguono i consigli altrui. E poi, vogliamo mettere – a proposito di consorti in bilico – la bella figura fatta da Cécilia con la sua intervista senza una parola di troppo e senza un riconoscimento in meno agli amori passati, con la pessima impressione suscitata da Hillary, sospettata di aver lasciato in loco il gatto Socks quando è andata via con Bill dalla Casa Bianca: mica il felino lì dentro stava facendo uno stage. Così Cécilia ha scelto, e ha scelto bene. Facendo suo il motto di Anna Bolena, che sostituì proprio Caterina: “Così sarà, mormori chi vuole”. Vero che Anna poi perse la testa in modo tutt'altro che sentimentale, ma questa è anche un'altra storia.