Ciak, si gira Barney con la sua meravigliosa superfluità

Giuliano Ferrara

Serendipity è una bella parola inglese. Vuol dire che in certi casi tu sei affidato al non-si-sa-perché nel trovare ciò che ami, che incanta, ciò che ti prende. E' la funzione liberatoria del caso, governatore degli affari del mondo e in questo segno speciale governatore delle cose belle, cioè non necessarie.

    Serendipity è una bella parola inglese. Vuol dire che in certi casi tu sei affidato al non-si-sa-perché nel trovare ciò che ami, che incanta, ciò che ti prende. E' la funzione liberatoria del caso, governatore degli affari del mondo e in questo segno speciale governatore delle cose belle, cioè non necessarie. La casa di produzione del più esilarante e tragico eroe letterario di questo tempo, Barney Panofsky, si chiamava Totally Unnecessary Productions. Un business non necessario, forse perfino disutile come tante delle avventure di Barney, ma in una vita affetta da serendipity. E  Serendipity è il nome ben scelto della casa di produzione del signor Robert Lantos, che oggi a Roma dà il via alla prima settimana di riprese del film tratto dallo splendido ultimo libro, “Barney's Version”, di quel tipaccio fantastico che era Mordechai Richler.
        Lo ricordo in una piccola libreria di Trastevere, dolce di spirito e già ammalato nella carne ma non nel sorriso, con al fianco sua moglie Florence, una sfolgorante Myriam o Beatrice che nel romanzo lo lascia solo ma non nella vita, e intorno a lui che leggeva sobriamente brani del libro in via di esplosione commerciale e critica formicolavano i suoi mentori editoriali italiani della Adelphi, il perfetto traduttore Matteo Codignola e altri.
    Era evidentemente stupito, mi disse in una rara e preziosa chiacchiera, dell'affetto autentico e dell'incantamento che avevamo mostrato per il suo romanzo, che lui sapeva ultimo, e probabilmente lo aveva colpito la gratuità del fatto, una campagna di promozione del suo stile fatta a tormentone, una riscrittura quotidiana della sua immagine, delle sue idee, della sua storia personale, dei suoi modi di vita, esattamente come accade per le rock star, immaginata in proprio e non concordata con l'editore; e questo piccolo giornale che spingeva le vendite compassate del librone, che lo effigiava nei poster in bianco e nero (uno dei quali per errore rappresentava semplicemente un altro), che lo inseguiva con Marco Ferrante in motorino per le strade di Roma.
    Non capiva bene: non si vedevano filiere letterarie, cosche culturali, ma nemmeno piccoli circoli bas bleu di amatori, niente di tutto questo, un giornale politico di dubbia fama, très fortement marqué à droite, come scriveva il Monde, eppure impazzito per questo scrittore laterale dell'establishment ebraico-liberal nordamericano, per questo quebécois pieno di figli e tifoso dell'hokey sul ghiaccio, per questo guardiano dell'intelligenza e del buonumore anche tragico purché non politicamente ideologicamente religiosamente corretto.
        Poi tutto si sciolse quando gli dissi che il Foglio era un Totally Unnecessary Newspaper, e insomma rise molto, e capì che le cose erano avvenute sulle tracce della serendipity, con un'impronta di caso e di gusto estranea ai doveri e alle necessità della cronaca culturale ordinaria. E ora tutta questa magnifica storia di un uomo impossibile e pieno di anima che a forza di alcol e sigari e amori cerca di affacciarsi sul mondo complicato della memoria perduta, della vita e della morte, della malattia e del riso, il sublime e malinconico benessere dei ridanciani, ora tutta questa storia diventa un film con Paul Giamatti nei panni di Barney e Dustin Hoffman in quelli del padre. Auguri.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.