L'analisi dell'esito elettorale del Pd di Claudio Cerasa pubblicata sul Foglio il 23 aprile 2008

Le truppe di W in Parlamento

Claudio Cerasa

Riproponiamo, invista del congresso del Partito Democratico in autunno, la storia del Partito Democratico stesso come l'ha raccontata Il Foglio in questi ultimi anni. Così scriveva Claudio Cerasa dopo le elezoni politiche del 2008:

"I veltroniani di nuovo e vecchio conio esistono, sono tanti, sono più dei popolari, più dei dalemiani, più dei rutelliani, più dei fassiniani e nella geografia del prossimo Parlamento saranno loro a scortare alla Camera e al Senato la leadership di W. Veltroni".

    Dal Foglio del 23 aprile 2008

    Si potrebbe anche riassumere così: 65 Veltroni; 62 Franceschini, Marini, Fioroni; 38 D'Alema; 17 Fassino; 17 Rutelli; 14 Prodi; 12 Letta; 5 VeltronianPopolari (WalterPop); 4 Bindi; 4 Teodem; 3 Soru; 3 Bassolino. Gli altri tutti indipendenti o comunque difficilmente collocabili.
    Passeranno appena ventiquattro ore dai ballottaggi che domenica e lunedì metteranno ai voti i quindici anni di modello Roma e giusto a pochi metri dal Campidoglio le truppe della nuova stagione di Walter Veltroni si andranno a disporre per la prima volta nelle due Camere del Parlamento. Ci saranno popolari, dalemiani, fassiniani, prodiani, rutelliani e tantissimi veltroniani a rappresentare la vocazione maggioritaria del Pd alla Camera e al Senato, fatta minoritaria. Veltroni ovviamente avrà maggiori possibilità di sopravvivere se il modello Roma sopravviverà, ma anche la conta dei suoi, degli amici e dei nemici tra i parlamentari una sua importanza ce l'avrà. Magari non si chiameranno correnti, magari W potrà continuare a rivendicare la sua estraneità a qualsiasi tipo di sfumatura correntizia (“Vorrei che sia scritto sulla mia lapide: non ha mai partecipato a una corrente”); sta di fatto che oggi i veltroniani di nuovo e vecchio conio esistono, sono tanti, sono più dei popolari, più dei dalemiani, più dei rutelliani, più dei fassiniani e nella geografia del prossimo Parlamento saranno loro a scortare alla Camera e al Senato la leadership di W. Veltroni aveva consegnato proprio a questo giornale il tentativo di escludere dalle future geometrie del suo partito qualsiasi richiamo a tessere, sezioni e correnti (“Non mi piace un tipo di leadership esclusiva, né una struttura correntizia di tipo italiano: quella fatta da gente per la quale nella politica conta ‘quanti dei miei ci stanno in questo o in quel consiglio regionale o nel cda di non so che cosa”). Ma a soli sei mesi dalle primarie, martedì mattina a Palazzo Madama e a Montecitorio le truppe del segretario saranno ancora caratterizzate dalle storie personali vissute nei Ds e nella Margherita. Così, andando a studiare le simpatie e i legami politici di ciascuno dei 209 democratici eletti alla Camera e dei 122 eletti al Senato sembra chiaro che in questa legislatura i due azionisti di maggioranza del Pd, veltroniani e popolari, con circa 132 parlamentari, saranno quelli che verranno meglio rappresentati tra Montecitorio e Palazzo Madama. Scendendo nel dettaglio, i veltroniani puri saranno 65 (43 alla Camera, 22 al Senato), gli ex Popolari 62 (43 alla Camera, 19 al Senato) e quei parlamentari la cui collocazione politica si trova oggi a metà strada esatta tra W e gli ex popolari saranno 5 (Picierno, Bratti, Bindelli, Garavaglia, Armato) e andranno a portare ossigeno ai custodi del patto stretto lo scorso giugno tra Veltroni, Franceschini e Marini (quelli che al loft chiamano WalterPop).
    Dunque, a parte una quota decisamente alta di eletti che hanno lo stesso nome del segretario del Pd (Walter Vitali, Walter Verini, Walter Tocci), l'ex sindaco di Roma vedrà arrivare in Parlamento un numero significativo di fedelissimi che hanno lavorato con lui in Campidoglio negli ultimi anni: Morassaut, Coscia, Causi e Argentin erano assessori di W; Garavaglia era la sua vice; Verini era capo di Gabinetto; Cosentino è stato a lungo capogruppo dei Ds al consiglio comunale; e volendo, tra i senatori eletti nell'Italia dei valori c'è anche Leonard Touadi, ex assessore di W.

    Ricordate la lettera dei sessanta?
    Certo, tra i veltroniani di nuovo conio ci sono anche gran parte delle 102 matricole elette per la prima volta in Parlamento con il Pd, ma tra deputati e senatori che andranno a occupare i seggi al Senato e alla Camera ce ne saranno molti già nominati da W in alcuni punti chiave del loft: Merloni, Mogherini, Mosca, Orlando, Della Seta, Pinotti, Realacci, Pistelli, Calipari, Tonini sono membri dell'esecutivo del Pd e il futuro onorevole Vinicio Peluffo è capo della segreteria politica del segretario. Un discorso diverso è invece quello che va fatto per i popolari, perché se è vero che in proporzione le due arterie principali del loft come numeri si equivalgono (65 veltroniani, 62 popolari), e se è vero che anche Franceschini è riuscito a portare alla Camera due suoi fedelissimi come Piero Martino (ex portavoce) e Alberto Losacco (capo della segreteria politica), l'origine dei parlamentari che si riconoscono nell'elettorato cattolico – e che in un modo o in un altro fanno ancora capo al possibile futuro presidente del Pd, Franco Marini – ha una matrice forte nella famosa lettera firmata da 60 parlamentari cattolici nel febbraio del 2007: “La laicità del nostro impegno politico”. Di quei firmatari circa 34 saranno in Parlamento. E le altre correnti? Ecco, i due segretari dei partiti fondatori del Pd, Fassino e Rutelli, vedranno arrivare nelle due camere un numero complessivo di circa 34 parlamentari (10 deputati e 7 senatori l'ex segretario Ds, 7 deputati e 10 senatori il candidato sindaco di Roma) che nel corso dei mesi potrebbero andare a rinforzare proprio l'asse dei WalterPop. Dall'altra parte, invece, è un fatto che tra gli eletti che il Pd porterà in Parlamento tra sette giorni la terza forza in campo è quella che ha radici solide nell'ortodossia dalemiana. Che a Palazzo Madama sarà rappresentata da almeno 11 senatori e che a Montecitorio porterà circa 27 deputati (di cui 5 molto vicini a Pierluigi Bersani). Una forza che oggi marcia unita e compatta attorno al proprio segretario ma che tra qualche giorno potrebbe cominciare a esercitare il proprio peso legislativo anche in maniera più decisa; molto dipenderà dal risultato che Rutelli e Zingaretti otterranno nei prossimi ballottaggi romani, certo è che quella che da martedì prossimo sarà la prima vera corrente di Veltroni di questi numeri potrebbe davvero cominciare a tenerne conto.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.