Le farfalle di Sierra Leone/14
Lorenzo e Alvise agli arresti, con l'accusa di aver ucciso il bimbo scozzese
Jacques si guardava ammirato i piedi calzati con le scarpe che era riuscito a farsi regalare da Alvise. Gli andavano molto lunghe, aveva dovuto improvvisare due suolette. Gli erano riuscite bene, con le rilegature di due volumi di Lorenzo. Per non lasciare tracce aveva gettato quello che restava dei libri nel camino, dove sul girarrosto cuoceva la cena.
Jacques si guardava ammirato i piedi calzati con le scarpe che era riuscito a farsi regalare da Alvise. Gli andavano molto lunghe, aveva dovuto improvvisare due suolette. Gli erano riuscite bene, con le rilegature di due volumi di Lorenzo. Per non lasciare tracce aveva gettato quello che restava dei libri nel camino, dove sul girarrosto cuoceva la cena. Francis dormicchiava in un angolo. Alvise e Lorenzo erano seduti accanto al camino. Era ricominciato a piovere. Forse si era abbassata la temperatura, forse il freddo se lo portavano dentro. Avevano bisogno di parlare, di liberarsi del peso della giornata. Nessuno dei due apriva bocca. Bevevano a piccoli sorsi un brandy scadente, in rozzi bicchieri di peltro. Non era il sapore, il profumo quello che cercavano, era la proprietà purificatrice dell'alcol, come se quel liquido che bruciava potesse lavare via i grumi di melma che avevano in gola. - E' uno schifo -, disse Alvise vuotando il bicchiere d'un sorso. Si riferiva al brandy. - E' uno schifo -, confermò Lorenzo. Si riferiva alla vita.
Davanti agli occhi gli passavano senza ordine le scene della casupola degli scozzesi. - Ho davanti agli occhi quella donna con in braccio il bambino morto - - Che stronzi - disse Alvise, volendo dire poveracci e riempì il bicchiere. Fuori dalla locanda si fermò un carro. Ci fu un vociare. “Scozzesi”, pensò Alvise. La porta si aprì. Sulla soglia, con lo sguardo fisso c'era la donna con in braccio il bambino morto. Lorenzo la guardò terrorizzato. Alvise sconcertato. - Sono stati loro. Loro hanno ucciso il mio bambino e mio cognato. Loro hanno azzoppato mio marito. Ridatemi mio figlio, assassini!” Lorenzo abbassò gli occhi. Alvise notò che la donna parlava inglese. Con un forte accento scozzese, ma parlava inglese. Con proprietà di linguaggio. Come un'attrice drammatica nella scena madre. Fuori dalla porta si intravedeva un piccolo pubblico. Probabilmente tutta la popolazione del villaggio. In mezzo doveva esserci il regista. Dal pubblico si staccarono due persone, una puntava uno schioppo da caccia. Di modello antiquato, notò Lorenzo, chiedendosi contemporaneamente se era quello il momento per notare cose del genere. L'uomo disarmato, che tra i due sembrava il più autorevole, si avvicinò al camino. - Sono l'alderman del villaggio. Quella donna vi accusa di avere assalito senza motivo la sua casa, di avere sparato al marito e al cognato, di avere inseguito con scopi turpi il bambino e averlo fatto calpestare dai cavalli. Potete discolparvi? - Noi... - Lorenzo stava per rispondere. Alvise glielo impedì con un cenno della mano. - Certo che possiamo discolparci. Ma lo faremo davanti al giudice. - Jacques fece per avvicinarsi, come per volere spiegare. Alvise lo fermò sfregandosi il naso con l'indice, un vecchio segno convenuto fra di loro fin da quando Lorenzo era bambino e doveva mantenere un segreto. - Sua signoria non potrà tenere il processo prima di domani mattina alle dieci. Nel frattempo sono costretto ad arrestarvi. Da fuori, dal buio una voce maschile urlò: “Impicchiamo gli spagnoli, impicchiamo i papisti”. “Ecco il regista”, pensò Alvise Un'altra voce maschile più acuta ripeté la frase, con le identiche parole. La donna con il figlio in braccio cercò di ripetere, ma sbagliò la parola papisti. Il capannello mormorò, ma non si unì all'iniziativa. Scegliere tra due bei signori stranieri arrivati su una carrozza elegante e quattro straccioni scozzesi arrivati su un carro da fieno trainato da un bue non era facile. L'alderman ordinò di chiudere la porta.
Visto l'insuccesso i promotori del linciaggio desistettero. - Ritengo signori che sia più sicuro per la vostra incolumità e per gli interessi della giustizia che passiate la notte in questa stessa locanda, purché mi consegnate tutte le armi e siate in grado di pagare per il vostro mantenimento e le spese della cena e del pernottamento per me e per due miei aiutanti. Inoltre dovrete versarmi subito cinquanta sterline a fondo perduto, per il nostro disturbo e le spese che abbiamo dovuto affrontare. Chissà quali saranno le spese, si chiese Alvise. Ma non fece obiezioni né domande. Era convinto che i soldi non servissero ad altro che a evitare le seccature. Stupito di non avere incontrato obiezioni, l'alderman precisò: Cinquanta sterline a testa, naturalmente - , poi fece uscire la donna con il macabro fagotto, avvertì che la locanda era sorvegliata e che i signori avrebbero dovuto provvedere a inviare cibo e vino anche a quelli che montavano la guardia di fuori, spiegò che i signori potevano muoversi a loro piacimento all'interno dell'edificio, ma che i suoi uomini avrebbero sparato a vista se avessero solo tentato di uscire. Alvise, come se capisse male l'inglese, si fece ripetere tutto due volte. L'alderman chiese ad Alvise e Lorenzo di condurlo nelle stanze che occupavano. Fece aprire tutti i bagagli, prezzò le valige, la biancheria, i servizi da viaggio, valutando il peso economico dei suoi prigionieri. Si pentì di avere chiesto soltanto cento sterline e si propose di trovare il modo di ottenere altro denaro. Alvise, vecchio banchiere abituato alle miserie, avvertì la cupidigia e si chiese se l'uomo fosse corruttibile. L'alderman sequestrò un fucile, una pistola e la spada a Lorenzo, quattro fucili, due pistole, una spada a Alvise.
Non degnò di attenzione i bastoni. - Come mai tutti questi fucili? - Buona domanda, disse tra sé Alvise.- Mi scusi, signore? - chiese a voce alta. Lorenzo non capiva perché lo zio facesse il mona, facesse finta di non capire l'inglese. - Perché avete tanti fucili? - Ah, i fucili. Andiamo a caccia. -, rispose Alvise. Poi contò fino a cinque e aggiunse - da lord Russel, a Trevor Manor - - Lord Russel? - chiese l'alderman. Alvise colse e apprezzò il sensibile e immediato raffinamento della pronuncia del suo interlocutore. - Conosce Cecil? - chiese con cordialità. - Cecil? - esitò l'alderman, - ah sì, Cecil Russel. E' un lontano parente, da parte di mia moglie. “Eccolo”, pensò Alvise. “Gli piacciono i soldi, gli piacciono i titoli. Vedremo”. Per scendere le scale furono salamelecchi. Primalei. Noprego primalei. Alvise fece in modo che passasse per primo l'alderman. Lasciando per ultimo l'assistente con tutte le armi. Nella sala l'albergatore aveva fatto preparare tre tavoli di due coperti. L'alderman invitò al suo tavolo Alvise e Lorenzo. L'albergatore preparò un tavolo per quattro. La conversazione era difficile. L'alderman faceva l'uomo di mondo. Alvise parlava un inglese sempre più stentato e fingeva di non capire. Lorenzo non interveniva. Quando Alvise si rivolgeva a Lorenzo parlava in italiano. A un certo punto passò al francese. L'alderman e il suo aiutante mangiavano e bevevano tutto quello che una servetta portava in tavola. Alvise parlò in francese a voce più alta. Lorenzo gli disse che non era sordo. I due inglesi mostravano di non capire una parola. Di non essersi accorti che Alvise aveva cambiato lingua.
Fissando Lorenzo Alvise disse, a voce alta: “Jacques, mi senti?” Lorenzo trattenne un moto di sorpresa, Jacques fece un cenno affermativo. “Sta attento, sali in camera mia, prendi la pistola e il pugnale nei bastoni, nascondili bene, non si sa mai. - Lorenzo continuava ad annuire come un ebete. - Torna giù, fingete di bere, fingete soltanto, quando questi due sono ubriachi, uscite tutti e due, andate nella stalla, sellate i cavalli, portateli fuori senza farvi sentire, allontanatevi a piedi dal villaggio, dalla parte opposta da quella da cui siamo arrivati, appena siete sicuri che nessuno vi possa sentire, saltate in groppa e galoppate fino a Trevor Manor, sono una dozzina di miglia, cercate di entrare, tirate giù dal letto quel bacucco di lord Russel, spiegategli la situazione, convincetelo a venire qui, lui, di persona, che non mandi un segretario, avete capito? almeno una volta nella vita non fate monate - Jacques si alzò. (14. continua)
Il Foglio sportivo - in corpore sano