Le farfalle di Sierra Leone/15
Il killer di Smeathman e Mary usa gli scozzesi per incastrare Lorenzo
Nel cortile della locanda, alla luce della luna piena, gli scozzesi sono raccolti in un grappolo di miseria intorno al carro su cui giace il bambino morto. L'uomo indossa un paio di pantaloni da contadino, informi, retti da una corda di canapa, la gamba ferita è tenuta dritta da due stecche di legno legate in qualche modo. Il bambino morto è coperto da un vecchio panno giallastro pieno di buchi, di cui sanno approfittare gli insetti della notte.
Nel cortile della locanda, alla luce della luna piena, gli scozzesi sono raccolti in un grappolo di miseria intorno al carro su cui giace il bambino morto. L'uomo indossa un paio di pantaloni da contadino, informi, retti da una corda di canapa, la gamba ferita è tenuta dritta da due stecche di legno legate in qualche modo. Il bambino morto è coperto da un vecchio panno giallastro pieno di buchi, di cui sanno approfittare gli insetti della notte. La madre ha la testa appoggiata al carro. Istigati dal pessimo gin che secondo i patti qualcuno si è premurato di far loro avere, gli scozzesi cantano una canzone. La melodia è triste, le parole incomprensibili. Forse parlano di nostalgia dei torrenti spumeggianti, dei laghi stretti e profondi, del viola dell'erica sui pascoli delle Terre Alte. Forse di lutto, di rivincita, di vendetta. Forse d'amore e di morte.
Fra non molto saranno tutti addormentati. Nella stalla, su un mucchio di fieno, sono distesi due uomini. Sono in maniche di camicia, hanno arrotolato la giacca sotto la testa come un cuscino. Alla luce di una lanterna cieca è facile verificare che non indossano i panni stracciati dei vagabondi abituati a trascorrere le loro notti migliori sul fieno sotto un tetto e le peggiori sull'erba sotto il cielo. I due uomini sono vestiti con proprietà e con abiti di buona stoffa. Basterebbe frugarli per accertarsi che hanno in borsa molto di più dei soldi necessari per pagarsi un pranzo e un letto alla locanda. Uno dei due estrae l'orologio dal taschino del panciotto. E' semplice, d'argento. Non è l'orologio di un signore. Segna le sette. Il cielo è troppo buio perché siano le sette di sera. Non possono essere le sette del mattino. L'uomo non ha ancora chiuso occhio. La notte non è ancora passata con il suo intreccio di sogni, di speranze, di paure. L'uomo porta l'orologio all'orecchio. E' fermo. Scuote la testa. Lo ripone. “Che ore sono”, chiede all'altro uomo, che sente muoversi. L'altro uomo prende il suo orologio. Solleva la lanterna cieca. Il suo è un orologio più prezioso. D'oro smaltato. La luce della lanterna disegna una signora su un letto sfatto, con la camicia sollevata sulle gambe. Tiene alto, a braccia tese, un cagnolino con una lunga coda. La coda del cagnolino scende a coprirle la ... La luce della lanterna illumina il volto dell'uomo. E' l'uomo che ha salutato con un sorriso azzurro e aperto la povera Mary prima di pugnalarla. - Sono le undici. Mentre l'uomo dal sorriso azzurro rimette a terra la lanterna, la luce cade per un attimo sul volto del compagno. Quanto basta per riconoscere l'espressione amara dell'uomo in grigio che ha pedinato a lungo Lorenzo. - Cerca di dormire. Domani sarà una buona giornata. Il signor Dewey avrà una bella notizia. - Secondo lei li condannano? - Di sicuro, se quegli straccioni di scozzesi fanno la loro parte senza imbrogliarsi. - Ma sono scozzesi. - Sono scozzesi, ma non sono scemi. Hanno iniziativa. E' gente che invece di lavorare nei campi batte la strada. Hanno capito al volo il loro vantaggio. Hai visto la donna, come è entrata sicura nella locanda? Una grande attrice spontanea. - Non volevo dire questo. Volevo dire che sono pur sempre scozzesi. Traditori per natura. Nessuno punterebbe un quattrino sulla parola di uno scozzese. Non so se la testimonianza di due straccioni scozzesi basterà a incastrare due signori.
- Due signori stranieri. Due papisti. Non dimenticare che il vecchio Charlie è in esilio in Italia. Un papista vale uno scozzese. Stessa merda. Un papista straniero è una merda doppia. - Il signor Dewey ha detto di andare cauti con gli italiani. Ha detto che hanno conoscenze, relazioni. Anche a corte. - Chi se ne frega, se la cosa non arriva a Londra. Tanto noi non compariamo. Se e quando la notizia arriverà a Londra gli italiani non penderanno già più dalla forca e qualche strega innaffierà il suolo nella speranza che spunti la mandragola concimata con il loro sperma. - E' vero? - La storia della mandragola? Ma no. Cosa vuoi che sia vera. - No... dicevo... che quando uno è impiccato viene? - Certo che viene. Ho visto più di una volta la macchia formarsi sui pantaloni. Quando c'è un'impiccagione guardo sempre lì. Facci caso la prossima volta. - Ci farò caso. Ho sempre guardato come si stravolge la faccia. Abbiamo avuto fortuna, vero signore?... per come si sono messe le cose. - Non ti salti in mente di dire al signor Dewey che è stato un caso. Dobbiamo dirgli che abbiamo organizzato tutto noi. Passando di qui domani pomeriggio sarà troppo felice di vedere le sue preoccupazioni pendere da una corda. Sarà più rilassante la partita di caccia da lord Russell. Quelle merde di scozzesi non la smettono più di cantare. Spegni la lanterna.
L'uomo in grigio spense la lanterna, prese la giacca arrotolata sotto la testa e se la distese sul petto. Faceva freddo. - Che ore sono, signore? - chiese. - Ancora? Me l'hai appena chiesto. Saranno le undici e un quarto. Buona notte. - Buona notte, signore -, rispose l'uomo in grigio. Stava ancora agitandosi per sistemarsi nella paglia quando una mano gli si posò sul braccio. Udì un - Sssss-. Cercò di ruotare sul fianco senza fare rumore. Il leggero crepitio dei fili di paglia che si spezzavano gli arrivò all'orecchio come una salva di fucileria. Qualcuno tentava di aprire la porta della stalla. Era chiusa dall'interno con il saliscendi. Un cavallo si agitò. Pestò gli zoccoli sulla lettiera. Sommersa dal canto degli scozzesi si udì un'imprecazione. Passò qualche istante. Qualcuno schermava la luce della luna che entrava dalla finestrella sul fondo. All'improvviso ci fu un rumore di vetri infranti. Un'ombra allungò il braccio. Armeggiò con il rampino dell'imposta. La finestra si aprì. L'ombra si introdusse a fatica. Cercò di aiutare un'altra ombra a passare. “Non ce la faccio, non ci passo”, si sentì sussurrare. “Merda, devo fare sempre tutto io” Non c'era bisogno di vedere i due uomini per capire chi fossero. Li tradiva l'accento. Jacques si avvicinò. L'uomo dallo sguardo azzurro estrasse la lama dal bastone. L'uomo in grigio lo imitò. Jacques si fermò alla porta. Alzò il saliscendi. Francis scivolò dentro. “Mangia meno” gli disse Jacques. Francis ridacchiò. I cavalli erano inquieti. Distesi nella paglia, tesi come corde di violino, con i pugnali in mano, i due uomini calcolavano le distanze.
L'uomo dallo sguardo azzurro contò i cavalli. Erano tredici. Sette cavalli di posta, due cavalli loro e quattro cavalli degli italiani. Cosa cercavano i due servi? Volevano rubare i cavalli? Avevano capito che i loro padroni rischiavano la forca e cercavano di svignarsela con la buonuscita? Il francese era capace di tutto. Francis aveva dimostrato di non essere un tipo del genere. Ma la gente ha paura. Quando si tratta di portare a casa la pelle dimentica i santi principi. Quacchero del mio culo. L'uomo in grigio si mosse, facendo un lieve rumore. L'uomo dallo sguardo azzurro gli afferrò il polso e glielo strinse con rabbia. Cosa stavano facendo, chinati? Fasciavano gli zoccoli di due cavalli. I cavalli si lasciavano fare. Li avevano riconosciuti. Sarebbero finiti al macello, poveretti. Nessuno li avrebbe comperati con quei marchi enormi con le iniziali e la corona sull'anca. Nessuno compera da un servo il cavallo con il marchio di un signore. Solo un macellaio. Se fosse stato nei loro panni avrebbe cercato di fregare i servizi da toilette da viaggio. Anche se c'è lo stemma, l'argento si può fondere. Cosa ci mettevano a sellare due cavalli, servi di merda? Finalmente avete finito, stronzi. Andatevene al diavolo. A noi fate un piacere. Così non potrete testimoniare. Per quello che vale la testimonianza di un servo. Jacques e Francis erano usciti.
L'uomo dallo sguardo azzurro e l'uomo in grigio si erano rilassati. Avevano riposto le lame nei bastoni.- A meno che, disse l'uomo dallo sguardo azzurro ad alta voce. - A meno che non... No è impossibile. Ma è meglio non rischiare - continuò rivolto all'uomo in grigio. - Sella il cavallo e vagli dietro. Accertati che non vadano da lord Russell, poi torna indietro”. L'uomo in grigio lo guardò senza entusiasmo, era stata una giornata pesante, ma ubbidì. Quando fu in sella l'uomo dallo sguardo azzurro tirò fuori l'orologio con la signora e il cagnolino. Tenendolo nel palmo rivolto all'uomo in grigio schiacciò un pulsante. L'orologio batté dodici colpi. (15. continua)
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