Due milioni di parole per 72 anni
Sospeso dal Moody Bible Institute per aver fumato un sigaro ed essere stato colto in flagrante mentre assisteva alla proiezione di un film, aveva rigettato quello che considerava il “fondamentalismo presbiteriano e congregazionalista”. Aveva sviluppato una forma di “umanesimo religioso liberale” mutuata dagli Unitariani. Ed era diventato il ministro della Peoples Church di Chicago.
Sospeso dal Moody Bible Institute per aver fumato un sigaro ed essere stato colto in flagrante mentre assisteva alla proiezione di un film, aveva rigettato quello che considerava il “fondamentalismo presbiteriano e congregazionalista”. Aveva sviluppato una forma di “umanesimo religioso liberale” mutuata dagli Unitariani. Ed era diventato il ministro della Peoples Church di Chicago. Lo sarebbe rimasto per oltre cinquant'anni. Marciando con Jane Addams per i diritti delle donne, inneggiando apertamente contro il Ku Klux Klan. Il suo tempio era vasto, caldo e “invitava alla circolazione della brezza delle idee”, dicono gli articoli dell'epoca. Nessun pulpito, ma un semplice leggìo. Da un lato il busto di Abraham Lincoln. Dall'altro quello di Ralph Waldo Emerson. Sopra il coro, le parole dorate di William Ellery Channing: “Vivi una vita di fede e speranza. Credi nella forza onnipotente della verità e dell'amore”. E' così che nascono i grandi telepredicatori. Con quel credo, il reverendo Preston Bradley, il primo a Chicago a trasmettere la messa per radio, uno dei primi in tutti gli Stati Uniti, raggiungeva ogni settimana la quota record di oltre cinque milioni di ascoltatori. Era il 1924.
Quattro anni prima, la diciannovenne Irna Phillips, decima figlia di una famiglia ebrea trasferitasi a Chicago dalla Germania, era rimasta incinta. Il padre del nascituro non volle saperne né di lei né della creatura e alla fine Irna partorì un bambino nato morto.
“Sono di stampo vecchio abbastanza per credere nella virginità e nella castità prima del matrimonio” predicava nei suoi sermoni radiofonici il reverendo Bradley. “E però non credo affatto che contraddire a queste regole conduca alla punizione eterna. Il potere dei sensi e il desiderio sessuale fanno parte della natura”. E' così che nascono le soap. Giovane, disperata e non abbastanza bella da diventare attrice come avrebbe voluto, Irna ebbe la fortuna di trovarsi tra i cinque milioni di ascoltatori di quelle parole. Il suo cuore di teenager peccatrice si scaldò.
Trovò il suo unico conforto nelle prediche on air del servo del Signore venuto dal Michigan, che alla fine fece trionfare la luce sulla tragedia e le diede la forza di ricominciare. In pochi anni Irna si trasformò nella figura leggendaria della storia televisiva americana, creatrice delle prime soap, secondo alcuni addirittura pioniera del genere. Produceva due milioni di parole all'anno, dettava fino a otto ore al giorno, guadagnava 250mila dollari a stagione e per licenziare una star le bastava che versasse il caffé senza stile. Delle sue sceneggiature si arrivò a dire: “Non devono mai toccare terra, come la bandiera americana”.
In qualche modo Preston Bradley e la Peoples Church meritavano da Irna un grazie in stampatello, possibilmente sempiterno. E così diede alla luce il Reverendo John Rutledge, protagonista del programma americano accreditato dal Guinness dei Primati come il più lungo dramma della storia della televisione e della radio. Partì con quindici minuti dal 25 gennaio 1937 al 29 novembre 1946 sulla NBC Radio, poi sulla CBS: dal giugno del 1947 a quello del 1956 sulle frequenze radio e dal giugno del 1952 in tv. Era la regina delle soap, il più grande successo di Irna: “Guiding Light”. In Italia, “Sentieri”.
Il 14 agosto, dopo vari tentativi di rianimazione e restyling, inclusi l'uso della camera a mano, set esotici, montaggi selvaggi e spietati close up che nulla hanno a che fare con ciò che piace al popolo delle soap, “Sentieri” ha abbassato la serranda per sempre, cancellata dal palinsesto. Lo staff ha abbandonato Peapack, la cittadina del New Jersey che ha ospitato gli ultimi due anni di produzione, e i set sono stati smantellati. L'ultima puntata di una saga che nel frattempo è diventata quella della “famiglia americana” e ha cambiato varie location, andrà in onda negli States il 18 settembre. Terminate le ultime riprese, celebrato il party d'addio, il cast e la troupe si sono riunite nella chiesa usata per matrimoni e funerali della soap. Per un'ultima messa. “La nostra chiesa sarà inclusiva e mai esclusiva, una chiesa aperta come il cielo” scriveva Preston Bradley.
Nelle prime registrazioni, il reverendo Rutledge si prendeva cura delle pecorelle di una piccola comunità del Midwestern chiamata Five Points. A notte fonda, la lampada a olio del suo minuscolo ufficio era ancora accesa: sta scrivendo il sermone per l'indomani e non smetterà fino a quando non sarà riuscito a fissare sulla carta quelle che considera le parole capaci di smuovere a speranza, fratellanza e solidarietà il suo amatissimo gregge. Quel lume è il faro del villaggio, il posto aggiunto a tavola per chi cerca un rifugio, il conforto nella solitudine. Difficile cogliere la differenza con quello che una ventina di anni dopo sarebbe diventato il ruolo di interi pomeriggi di soap nella vita dei telespettatori di tutto il mondo.
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