Le farfalle di Sierra Leone/20
Alvise fa la tratta degli schiavi in società con Dewey e Lord Russell
“D'accordo, altre venti ghinee” disse Alvise con un tono un po' seccato. In realtà stava pagando poco un buon servizio. L'alderman acconsentiva ad avallare un breve scritto in italiano, senza fare caso che la data era quella di giovedì 10 agosto. Il documento venne sigillato con due bolli di ceralacca, in uno era impresso il delfino dei Dolfin, nell'altro lo stemma complicato dell'Alderman.
“D'accordo, altre venti ghinee” disse Alvise con un tono un po' seccato. In realtà stava pagando poco un buon servizio. L'alderman acconsentiva ad avallare un breve scritto in italiano, senza fare caso che la data era quella di giovedì 10 agosto. Il documento venne sigillato con due bolli di ceralacca, in uno era impresso il delfino dei Dolfin, nell'altro lo stemma complicato dell'Alderman. “Sai chi ho visto parlare con gli scozzesi, stamattina all'alba”?, disse Lorenzo sedendosi al grande tavolo dove lo zio stava mangiando con l'alderman bue freddo con birra. - Non si dice neanche buongiorno? - lo rimproverò Alvise come quando era un bambino. - Buongiorno, signor zio, come state? Buon giorno signor alderman, avete dormito bene? disse Lorenzo inchinandosi. L'alderman, non capendo gli rispose con un sorriso sciocco.
Fu più luminoso il sorriso di Fanny quando gli chiese cosa voleva mangiare. - Lo stesso - disse Lorenzo facendo cadere con il gomito un cucchiaio di peltro. Fanny si chinò per raccoglierlo. Quando fu sotto il tavolo Lorenzo, con la faccia impassibile, le fece scivolare la sterlina nella schiena. Quando si rialzò Fanny aveva il volto più rosso dei capelli. Posò il cucchiaio con un po' più energia del necessario. - Le serve delle locande non sono più come quelle di una volta - commentò l'alderman. - Sapesse come è vero - disse Lorenzo in italiano. Poi, rivolto allo zio, - Posso conferire con vostra signoria? - So bene chi hai visto, hai visto il segretario di Dewey, l'ho visto anch'io, va in giro come un mona, probabilmente crede di essere invisibile, ma tu invece non sai chi ho visto io ieri sera, indovina. Lorenzo finse di pensarci, poi scosse la testa. - Ho visto un tuo amico. - Un mio amico? - Sì, quel tipetto sempre vestito di grigio che ti seguiva dappertutto, quello che ti ha fatto rotolare nella merda alla taverna, sai dove andava? correva dietro a Jacques e al tuo moro, quindi non so come va a finire, tu intanto continua a fingere di non capire l'inglese, anche con lei. Lei era Fanny, che finalmente era tornata con un piatto di manzo e un bicchiere. Ora con uno straccio strofinava con metodo il tavolo. Quando Lorenzo fece per prendere il coltello si accorse che sotto il manico c'era una moneta. Non ebbe bisogno di guardarla per sapere che era una sterlina. - Nessuna notizia del giudice, di lord Scaffold? - chiese a voce alta l'alderman voltandosi verso l'oste che scribacchiava qualcosa a un tavolo in fondo alla stanza.
Ad Alvise andò di traverso il vino. Lorenzo continuò a mangiare tranquillo. Non si curava di quello che diceva l'alderman e comunque la parola scaffold non apparteneva al suo vocabolario inglese piuttosto limitato. - Batti, disse Alvise con voce strozzata, mostrando la schiena a Lorenzo. Lorenzo, come quando era bambino, ne approfittò mettendoci tutta l'energia. - Cazzo, mi sono versato il vino addosso - disse Alvise quando tornò a respirare. - Sembri un decapitato, disse Lorenzo, sfregando i polpastrelli sulla cravatta bianca dello zio, per inumidirli e passarseli dietro alle orecchie. Lo zio Alvise si toccò i coglioni, non bastava un giudice che si chiamava o che chiamavano patibolo. - Come si chiama il giudice di queste terre? chiese in un inglese così stentato che chiunque meno interessato e avido dell'alderman si sarebbe sentito preso per il culo. Si aprì la porta. Entrò con il suo vecchio schioppo l'assistente dell'alderman. - Lord Eglinton ha mandato a dire che giudicherà alle dieci nella sala delle udienze del castello. - Lord Eglinton, si chiama il giudice - rispose l'alderman alla domanda di Alvise. - Mi sembrava di averlo sentito chiamare in un altro modo. - Ah, il soprannome. Lei sa cosa significa scaffold? - Cosa significa? - chiese Alvise - Vedrà, rispose l'alderman con un sorrisetto. - Stronzo - gli disse Alvise in italiano, con sorriso aperto. - Come? - gli chiese sorridendo l'alderman. - Stronzo. - intervenne Lorenzo con un bel sorriso, anche se non aveva capito di cosa si stesse parlando. - Non capisco - disse l'alderman aprendo le braccia e sorridendo prima a Lorenzo e poi ad Alvise. - Mi spiace. Non so come si dice in inglese. Mi scuso - aggiunse alzandosi - devo cambiare la cravatta. Lorenzo mi accompagni di sopra?
Lorenzo guardò con rincrescimento il manzo che aveva ancora nel piatto. Si alzò e seguì lo zio. Ai piedi della scala Fanny lavava in ginocchio il pavimento. Lorenzo si tolse un anello con un rubino che portava al mignolo e glielo infilò sotto treccia raccolta intorno alla nuca, poi scappò su per la scala. Lo zio lo guardò un po' seccato. Lorenzo non ci fece caso. In cima alla scala si voltò a guardare Fanny mentre lo zio lo superava. Fanny aveva trovato l'anello tra i capelli e lo teneva in mano come se dicesse “E questo perché?”. Lorenzo con il palmo della mano fece segno di aspettare, con le dita frugò sotto la cravatta, ne tirò fuori la medaglietta con la Madonna e la fece oscillare. Poi allargò le braccia per dire tutto a posto, siamo pari, e con una piroetta seguì lo zio. Alvise si stava togliendo la cravatta. Sulla spalliera della sedia la macchia non faceva impressione, il vino non aveva il colore del sangue e in Inghilterra non si decapitava la gente. La si impiccava. - Lorenzo, se hai un po' di tempo anche per me ti vorrei parlare - dal tono Lorenzo capì che lo zio era preoccupato. Rinunciò a rispondere con una battuta. Alvise gli tendeva un plico. Lo prese. - Stanotte sono stato in piedi a scriverti questo, sono due cose, una, quella grossa, spiega un aspetto della mia attività, non so cosa ne pensi tu, ma come leggerai ho guadagnato dei bei quattrini operando nel commercio triangolare...- Annodare la cravatta e parlare nello stesso tempo non gli riusciva bene. Si sedette su una sedia di legno un po' zoppa.
Cercò un equilibrio. - ...Non sai neanche cosa sia, vero? Oggi la chiamano tratta degli schiavi, molti qui in Inghilterra sono contrari, per i diritti dell'uomo, dicono, alcuni sono sinceri, credo. Altri meno, non so cosa ne pensi tu, non ne abbiamo mai parlato, io credo che dietro ci siano motivi di interesse, per me non è una questione di principio, a me non frega un'ostia cambiare la destinazione del Nautilus, ma nel consiglio dei soci, con le carature che ho, il mio voto è determinante, credo che questa sia la ragione di tutti i pasticci in cui ci siamo trovati, in fondo il responsabile sono io. John Dewey e Cecil Russell sono le due persone che mi avevano chiesto di te, sono tutte e due soci nel Nautilus, con carature diverse, e sono tutti e due favorevoli a utilizzare la nave per il progetto della Sierra Leone, io non so cosa dire, mi sembra una monata, a me importa che i miei soldi rendano, ma ho paura che la cosa sia più spessa di quello che riesco a vedere, m'hai detto che Smeathmann ha fatto la fine che ha fatto, non so perché hanno coperto la sua morte, a incastrarci in questa storia degli scozzesi sono stati loro, se no il segretario di Dewey e l'ometto in grigio non erano in giro di nascosto, non so come c'entra lord Russell, vedremo, non so come ne usciremo, vedremo... Come spesso gli capitava quando parlava di cose serie, Lorenzo non riusciva a formulare le domande che avrebbe voluto fare allo zio. - E la lettera coi sigilli? - si limitò a chiedere. - La lettera coi sigilli devi aprirla davanti a un notaio solo se le cose si mettono male, se no me la dai indietro così com'è, intanto nascondila... (20. continua)
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