Short geopolitik

Stefano Di Michele

In agosto, anche la sorte delle Grandi Firme si fa perigliosa. Uno parte, per dire, dall'acutissima disamina de “Le paure dell'America” magari per ritrovarsi non meno dottamente a indagare su un paio di short della stessa. Come ieri è accaduto, e nientemeno sulla prima pagina di Repubblica, a Federico Rampini.

    In agosto, anche la sorte delle Grandi Firme si fa perigliosa. Uno parte, per dire, dall'acutissima disamina de “Le paure dell'America” magari per ritrovarsi non meno dottamente a indagare su un paio di short della stessa. Come ieri è accaduto, e nientemeno sulla prima pagina di Repubblica, a Federico Rampini. Ora, Rampini è il giornalista più planetario che abbiamo – dalla Cina all'India (intesa Cindia) dalla new economy a Mao, da San Francisco all'Ingegnere – e senza nemmeno parlare con l'accento di Alan Friedman. E' colto, è dotto e non si veste come i comuni giornalisti quando vanno a “Porta a Porta” per il politico di turno, che sembrano un po', con rispetto parlando, “l'agrario quando ha a cena il vescovo”. Se vuoi sapere dove vanno i continenti, devi chiamare Rampini. O cosa pensa De Benedetti. O tenerti aggiornato sulla “sloweconomy”, per dire. Scrittore di profondità e di vastità – e non a caso D'Alema, che di molti cronisti annota la simultanea stiticità di pensiero e staticità di scrittura, lo ha saggiamente in grande considerazione. Ma ieri, tanta dottrina e tanta capacità sono state impegnate per un'intera paginata di analisi sugli shorts della signora Obama. “Una donna coraggiosa”, titola Repubblica – a motivo del ridotto vestimento sulla scalinata dell'aereo presidenziale: se mai sarà immortalata mentre prende il sole in bikini sul giardino della Casa Bianca, verrà quasi certamente il momento di “una donna valorosa”. Rampini, con scienza e in coscienza, analizza il fatto al meglio – pur se le prime righe dello scritto contengono ben tre domande (altrui: Rampini non ha curiosità in merito, avendo del resto già dovuto fronteggiare diecimila punture di spillo con l'Ingegnere): un niente, e si arrivava a dieci.

    Ma ad agosto, non c'è pace per nessuna Grande Firma: silenziata la riforma sanitaria, accantonato l'Afghanistan, tralasciato l'Iraq, pure a Maurizio Molinari, sulla Stampa, tocca avventurarsi sul lungocoscia della First Lady, per inciso “cosce muscolose evidente risultato di ginnastica in abbondanza”. Pure Paolo Valentino, sul Corriere (ma a pagina 23), conferma che trattasi di “bellissime gambe” e che siamo nel campo del “fashion risk taking”, con un inquietante titolo a sormontare il tutto: “Se la First Lady scende in shorts” – che uno rimane così, col fiato sospeso: che succede? Non si sa bene, ma è evidente che abbiamo di fronte “una donna rilassata, normale” – ma dai. Risparmia sulla Grande Firma il Messaggero, ma con annuncio da Grande Causa: “Michelle in short abbatte un altro tabù”, dato che “non era mai successo prima che una First Lady venisse fotografata in pantaloncini corti”. Sul Giornale, Maria Giovanna Maglie della faccenda rudemente si occupa per dire che non è il caso di occuparsene, e così viene titolata: “Ma chi se ne frega degli shorts di Michelle Obama”. E allora? Intanto, se la signora ha rimesso la gonna, qualcuno per piacere vuole restituire l'India e la Cina a Rampini?