Money League/4
A Manchester c'è qualcuno che il tetto agli stipendi non sa nemmeno cosa sia
Il monte stipendi del Milan ammonta a un totale lordo di 148 milioni di euro, secondo solo a quello dell'Inter, 155. Sarà per questo che Silvio Berlusconi ha criticato gli ingaggi dei calciatori, definendoli fuori dalla realtà anche se fossero tagliati del 50%, una critica al fenomeno più che ai club spendaccioni e ai singoli giocatori per i quali, però, invoca l'oblio perché a questi livelli non possono esistere santi ed eroi da glorificare.
Il monte stipendi del Milan ammonta a un totale lordo di 148 milioni di euro, secondo solo a quello dell'Inter, 155. Sarà per questo che Silvio Berlusconi ha criticato gli ingaggi dei calciatori, definendoli fuori dalla realtà anche se fossero tagliati del 50 per cento, una critica al fenomeno più che ai club spendaccioni e ai singoli giocatori per i quali, però, invoca l'oblio perché a questi livelli non possono esistere santi ed eroi da glorificare. Citando Gullit, quanto è stato pagato, 10 miliardi, e quanto ha reso in termini di pubblicità, 15, Berlusconi dimentica che il potere contrattuale dei calciatori in questi ultimi vent'anni è notevolmente cambiato e lo sfruttamento della propria immagine ritorna al club solo in minima parte, così le società spendono e le stelle si arricchiscono a dismisura. Anche se nella classifica annuale degli sportivi più ricchi, stilata da Sport Illustrated compaiono solamente due calciatori: David Beckham, terzo, con 45 milioni di dollari, e Lionel Messi, settimo, con 39 milioni, dove più che l'ingaggio poterono i contratti pubblicitari.
La battaglia è appena iniziata e Berlusconi plaude al lavoro di Platini in questo senso invocando il salary cap come negli Stati Uniti dove, però, esistono franchigie e non società, senza retrocessioni e con un sistema di business e di draft che tende a ripartire ricchezza e forza sportiva. Un sistema difficile da importare in Europa, dove se le cose restassero così come sono solo i grandi club potrebbero continuare a competere per la Champions League, non è un caso che alcuni auspichino la Super Lega, e agli altri resterebbero solo le briciole.
La pensano così anche a Manchester sponda City, da sempre quella sportivamente ed economicamente più povera, che non vuole restare a guardare le stelle United senza tentare il tutto per tutto pur di ribaltare un gap quasi secolare. In un primo momento affidandosi all'UK Sport Investments, controllata dall'ex primo ministro tailandese Thaksin Shinawatra, poi, dopo che questi è stato messo sotto processo per corruzione, all'Abu Dhabi United Group for Development and Investment. Sigle lunghissime dietro le quali si nascondono milioni di sterline al cambio dei petrodollari che gli arabi si possono permettere d'investire senza ritegno nel gioco del pallone. Perché per adesso di questo si è trattato, anche se dal 2008 sulla panchina dei Citizens siede Mark Hughes uno dei calciatori e degli allenatori più stimati del Regno Unito, che non ha badato a spese, visto il budget illimitato (?) a disposizione, per costruire una squadra competitiva, all'altezza delle migliori della Premier League: 25 milioni di euro per l'ex Arsenal Adebayor, altrettanti per l'ex United Carlos Tevez (6 milioni di euro l'anno per un quinquennio), 10 per Roque Santa Cruz, ex Blackburn Rovers, 18,5 per l'ex Aston Villa Gareth Barry e 21 per Kolo Touré, anche lui ex Arsenal. Al carrello della spesa è mancato uno dei pezzi più pregiati e ricercati, il difensore del Chelsea John Terry che ha rifiutato un ingaggio di oltre 10 milioni di euro l'anno.
Secondo il sito tedesco transfermarkt.de, una specie di Bibbia dell'argomento, il Manchester City questa estate ha speso 111.800.000 milioni di euro dietro il Real Madrid, 257.400.000, e davanti al Barcellona, 86.500.000, che è a pari merito con l'Inter e davanti all'Olympique Lione, 72.500.000. La Premier League (fonte transfermarkt.de) ha registrato uscite per 422.040.000 milioni di euro ed entrate per 362.490.000 con un segno meno vicino ai 60.000.000. Senza dimenticare che lo United ha ancora una zavorra di 650 milioni di debiti. Difficile davvero parlare di salary cap di fronte a cifre così esorbitanti e attenzione a paragonare il Manchester City degli arabi al Chelsea di Abramovich. E' vero che il magnate russo ha speso in questi anni centinaia di milioni di euro, ma ha investito molto nel settore giovanile e ha costruito un centro sportivo di assoluta avanguardia, senza dimenticare che alcuni pezzi pregiati sono frutto del vivaio. Ai Citizens manca ancora tutto questo, così come 2 campionati, 2 FA Cup, 2 coppe di Lega e 2 Community Shield.
Il Foglio sportivo - in corpore sano