Alghe che uccidono? Le mie mi nutrono di dolci malinconie

Giuliano Ferrara

Mi capita ormai ogni anno, ogni estate. Vado da qualche parte e mi raggiunge una notizia sensibilmente, empiricamente falsificata dalla realtà in cui mi trovo ad abitare. Una volta fu per la grande ondata di calore globale a giugno, che mi prese a Parigi dove faceva fresco, e m'indusse a domandarmi: ma se il surriscaldamento è globale, perché io sto in maglione?

    Mi capita ormai ogni anno, ogni estate. Vado da qualche parte e mi raggiunge una notizia sensibilmente, empiricamente falsificata dalla realtà in cui mi trovo ad abitare. Una volta fu per la grande ondata di calore globale a giugno, che mi prese a Parigi dove faceva fresco, e m'indusse a domandarmi: ma se il surriscaldamento è globale, perché io sto in maglione?
    Poi venne il tempo dell'allarme per le meduse che si moltiplicavano per milioni in tutto il Mediterraneo e sulle coste italiane, ma io avevo portato la mia barchetta di mare in mare tra Sardegna e Corsica e non c'era in giro una sola medusa. Come mai? Ora sto in Bretagna, in riva all'oceano, e la mattina presto, quando in giro non c'è che una dozzina di pescatori e una o due coppie di amanti, passeggio per un'ora e mezza con la mia cagnetta sulle spiagge rese immense e immensamente imbellite dalla marea che si è ritirata. Ghiaia, qualche polipone arenato con un occhio tenebroso, sabbia bagnata e battuta, conchiglie, qualche cacca di cane trattata dagli indigeni con alta considerazione e simpatia ecologica, ma soprattutto tante alghe capaci di ogni forma e di centomila variazioni di verde. Respiro con rara intensità in quest'aria profumata di paradiso, tra gabbiani rauchi e altri uccelli impazziti di gioia perché il mare ritirandosi sotto la luna lascia vita e cibo per loro.

    E che cosa mi dicono? Che nel nord della Bretagna, io sono a sud, un veterinario è svenuto e un cavallo è morto per colpa delle alghe, il primo ministro deve interrompere le vacanze in Toscana per provvedere risorse e mezzi antialghe, i sindaci sono in rivolta, le associazioni denunciano, il solito tran tran dell'allarmismo naturista contemporaneo. Non posso escludere nulla, ma le mie alghe bretoni mi nutrono di buon umore, di passione per l'esistenza, di dolce malinconia, e mi piace respirare quel gas prodotto dalle alghe, che le cronache dicono mortale, senza svenire come il veterinario e senza morire (per adesso, almeno) come quel cavallo. Perché  amo lo scrittore e statistico Roberto Volpi, e pubblico ogni volta che posso un suo articolo? Per questo. Perché sono poche le anime gemelle che con me e con altri amici detestano la pomposa esibizione di costanti scientifiche prive di senso per l'esperienza, siamo in pochi a  considerare disonorevole l'uso allarmistico delle statistiche, in pochi a pensare che la base della scienza moderna è l'esperienza e ormai i guru ai quali è attribuito il patentino di scienziati dell'esperienza se ne fregano, la mettono di lato come non contasse nulla, e ci ammanniscono numeri sempre diversi, sempre molto poco suffragati da riscontri ex post, con i quali sono capaci di far sciogliere i ghiacciai e di far ammalare il mondo di malattie previste e mai viste. I ghiacciai, le meduse, il freddo, il caldo e le alghe se ne stanno per quanto mi riguarda al loro posto, e sono felice di avere un giornale per poter dire che la manipolazione dei numeri serialmente organizzati, delle statistiche, è un male peggiore dell'invasione delle meduse e del gas venefico delle alghe bretoni.
     

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.