Chi cazzeggia sui risultati di Mou se li merita tutti i postpartita di Ciro Ferrara
Mettersi d'accordo con se stessi, che è solo alla prima di campionato e serve decidere che cosa si vuole diventare, da grandi. Maria José Lopez, la neosciantosa di “Controcampo” che al confronto la Chiabotto era una cazzuta intellettuale da cultura della differenza, ieri ha detto “Mourinho mi sta sulle palle”.
Mettersi d'accordo con se stessi, che è solo alla prima di campionato e serve decidere che cosa si vuole diventare, da grandi. Maria José Lopez, la neosciantosa di “Controcampo” che al confronto la Chiabotto era una cazzuta intellettuale da cultura della differenza, ieri ha detto “Mourinho mi sta sulle palle”. Perché Mou ha cacciato dall'Inter il di lei marito (in gergo tecnico una sòla) Luis Jimenez e poi si è messa a dimenarsi con la tetta in favore di telecamera. Alberto Brandi è rimasto basito come un seminarista, per un attimo si è svegliato anche Mughini, memore di essere autore di tomi sulla sex revolution. Non così il Filosofo di Setúbal, quando lo scorso anno da Chiambretti fu avvolto da una dea danzante e discinta. Non mosse ciglio, anaffettivo come quando parla di Lippi, l'espressione come se stesse pensando a cosa scrivere in una pagina di “Che c'è dentro di me”.
José Mourinho, anche se pareggia in casa, è fenomeno coscienziale imparagonabile alla bassa sbracatura pallonara. Non direbbe mai “Lippi mi sta sulle palle”, lascia che l'evidenza penetri le altrui menti come un ectoplasma. Lui “sente rumore di nemici”, delizioso anche quando cita per assonanza la Punzella d'Orleans. E' la percezione di un occhio e di un orecchio assoluti, come Zeffirelli immagina gli elefanti dell'Aida. E' per questo Bisogna mettersi d'accordo con se stessi. O interessa Mou, o si cazzeggia per un anno intero di risultati. O il Filosofo e il suo sublime “pensar d'altro” – ermeneutica diversa dal comune “parlar d'altro”, o dallo spallettiano confondere le idee – o tenersi, per le rimamenti trentasette giornate, il ciarpame senza pudore deldel chiacchiericcio di sempre.
Un pareggio rachitico, raffazzonato e abborracciato. Con la matricola Bari. Robaccia da alimentare la risata grassa del tifoso crasso; o da creare pruriginosi dubbi nella zucca assolata del tifoso beota. Balsamo per la micragnosa malinconia dei debosciati dell'Interclub Von Sacher-Masoch: che bello, finalmente possiamo tornare al pensiero negativo della squadra, a distillare veleno per il filosofo che aveva interrotto la nostra malinconia. Invece no. Un pareggio rachitico rimane un pareggio rachitico, ma si tratta di decidere se sia preferibile Ciro Ferrara: “Nel primo tempo abbiamo fatto un'ottima partita, nel secondo, invece è subentrata anche un po' di stanchezza”. Una noia, sembrava un'intervista ci Franco Frattini, tanto era il protocollo, il modulo prestampato. Mourinho non l'avrebbe mai detto. Ieri ad esempio, invece che con la stanchezza se l'è presa con il Ramadan, come un profeta venuto da un altro pianeta. Diventerà un tormentone, come lo è già diventato il “ruomore dei nemici”: altra perfetta sintesi dell'agone calcistico-mediatico, come fu “zeru tituli”. La sintesi di quello che gli altri pensano, ma non trovano mai le parole per dirlo e allora, per disperazione, leggono Severgnini. E poi, il pronostico: “Direte che il Milan è favorito. Lo accetto”. Per una settimana si parlerà solo di questo, e lui zitto a ridere. Altrimenti, tenetevi quel che c'era già.
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