Trent'anni di Meeting

Lo spirito social-liberista di Rimini contagia gli illustri ospiti di Cl

Piero Vietti

L'intervista del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, al Corriere della Sera di ieri, con la richiesta di attuazione dell'accordo sui contratti tra imprese e sindacati e con l'avvertimento che senza salari differenziati “salteranno gli sgravi alle retribuzioni variabili”, ha fatto da sfondo a un dibattito di ieri al meeting di Comunione e Liberazione.

    L'intervista del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, al Corriere della Sera di ieri, con la richiesta di attuazione dell'accordo sui contratti tra imprese e sindacati e con l'avvertimento che senza salari differenziati “salteranno gli sgravi alle retribuzioni variabili”, ha fatto da sfondo a un dibattito di ieri al meeting di Comunione e Liberazione. Protagonisti sono stati il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera e il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini. Chiamati a discutere su come superare la crisi e far ripartire l'Italia, Passera e Bonanni si sono detti d'accordo con quanto affermato da Sacconi: la sua idea di detassare del 10 per cento i salari di produttività è per Passera “molto corretta: giusto che siano premiate le aziende che investono e che hanno produttività”, mentre Bonanni ha rilanciato: “Perché non tagliamo del tutto le tasse?”. “Per andare verso quello che dice Sacconi – ha aggiunto il numero uno della confederazione di via Po – bisogna ridurre ancora di più le tasse eliminandole sulla contrattazione di secondo livello, così i contratti territoriali inizieranno a correre”.


    Come quasi solo al Meeting succede, i tre ospiti hanno dialogato trovandosi d'accordo su diversi punti (eccezion fatta per una velata critica alla “tremontiana” Banca del Sud, citata da Guerrini, che per Passera è “benvenuta, anche se non se ne sentiva un gran bisogno”). La denuncia del numero uno del gruppo bancario (tra l'altro uno dei quattro principali sponsor del meeting), sull'assenza di un piano italiano per uscire dalla crisi economica, ha trovato eco in Bonanni e Guerrini. “Serve uno choc positivo – ha affermato Passera – e questo non può che arrivare dalle infrastrutture, rispetto a cui abbiamo accumulato ritardi importantissimi: è necessario investire su di esse al più presto, utilizzando i capitoli di spesa già assegnati”. Per assurdo, ha sottolineato Corrado Passera, l'Italia è entrata in recessione con un certo “vantaggio”, dovuto al fatto che “da noi il credito ha tenuto grazie alla tradizionale saggezza degli italiani e alle regole e controlli previsti dalla nostra legge”. Adesso però sono quegli stessi “vantaggi” a impedire una ripresa rapida: “Con l'arrivo dei bilanci 2008-2009, dare credito seguendo le regole e i codici sarà ancora più difficile”.

    Competitività delle imprese, efficienza del sistema paese, coesione sociale e dinamismo, queste, secondo Passera, le “quattro ruote” senza le quali lo sviluppo non può essere costruito: “Servono investimenti pubblici, welfare, mobilità sociale, merito e velocità di decisione”, ha scandito. Soprattutto, “responsabilità”. Questo concetto, la responsabilità, e quello della “partecipazione”, tornano più volte nel corso dell'incontro. Per Bonanni quella della partecipazione è “la vera risorsa da cui si può ripartire”. Il presidente della Compagnia delle Opere, Bernard Scholz, moderatore dell'incontro, non ha nemmeno bisogno di imbeccare i relatori: la parola “sussidiarietà” è tra le più citate, insieme alla Lettera enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate” e alla locuzione “bene comune”. Locuzione che per non rimanere vuota come spesso accade, ha concluso Scholz, deve nascere da “un'assunzione di responsabilità da parte di tutti: basta con gli appelli all'etica che sento fare sempre più spesso – ha detto – essere responsabili significa essere fedeli al desiderio che tutti hanno di potere contribuire con la propria vita e il proprio lavoro al bene di tutti. I tentativi etici non portano da nessuna parte, assumersi responsabilità è più soddisfacente, contribuire al bene comune, se non comodo, certamente è più vero”.

    Misurandolo in metri quadri, è un Meeting di Rimini un po' più piccolo rispetto a quelli degli ultimi anni. Anche le mostre (uno dei punti di giudizio più forti storicamente nella manifestazione nata trent'anni fa dal movimento di Comunione e Liberazione) sono di meno, ma non è detto che questo sia un difetto. Quello che non sembra diminuire (oltre al numero dei volontari che ci lavorano, ogni anno di più) è la capacità di dibattere senza steccati politici tematiche al centro del dibattito pubblico o di sollevarne altre che per diversi motivi sono relegate ai margini dello stesso. E' quello che ad esempio è successo il primo giorno della settimana di incontri, l'altro ieri, quando in contemporanea in sale diverse il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, parlava di lavoro; il dissidente cinese, Harry Wu, raccontava la sua drammatica esperienza di prigioniero in un laogai, un campo di concentramento cinese; e il missionario, Aldo Trento, insieme al vicepresidente del Paraguay, raccontava l'origine delle “riduzioni” con cui i gesuiti convertirono il sudamerica quattrocento anni fa. Ieri poi, poco prima che il filosofo Carmine Di Martino affrontasse in una lezione il tema del Meeting (“La conoscenza è sempre un avvenimento”), Roberto Calderoli e Roberto Formigoni discutevano di federalismo fiscale (articolo sotto, ndr). Ma è sempre più evidente come, mentre un tempo il Meeting di Rimini era per antonomasia il momento che apriva la stagione politica italiana dopo la pausa ferragostana, nelle ultime edizioni è l'aspetto sociale a essere quello più dibattuto, raccontato e sviscerato. Un aspetto che fa dire a qualche osservatore che l'evento, da liberista, è divenuto social-liberista. In verità il movimento di don Luigi Giussani ha sempre avuto un'attenzione particolare a questo aspetto, e le dimensioni mastodontiche dello stand del ministero del Welfare nella fiera di Rimini svelano un occhio di riguardo per l'opera che nel governo svolge proprio il ministro Maurizio Sacconi. Che, in attesa di essere presente a due incontri nei prossimi giorni, non a caso è già al centro delle attenzioni.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.