Le farfalle di Sierra Leone/21
Un giudice chiamato “patibolo” apre il processo, ma arriva Lord Russell
Cecil Russell sapeva come prendere Alexander Eglington. Prima di tutto non doveva chiamarlo Rospo, come facevano tutti al college. Quando lo chiamavano rospo Alexander non si arrabbiava, ma si intestardiva. Poi doveva suggerirgli le cose come se fosse lui a pensarle. La situazione era più grave di quello che Jacques e Francis gli avevano illustrato in viaggio.
Cecil Russell sapeva come prendere Alexander Eglington. Prima di tutto non doveva chiamarlo Rospo, come facevano tutti al college. Quando lo chiamavano rospo Alexander non si arrabbiava, ma si intestardiva. Poi doveva suggerirgli le cose come se fosse lui a pensarle. La situazione era più grave di quello che Jacques e Francis gli avevano illustrato in viaggio. Quando era arrivato Russell si era reso conto che le stampe satiriche sui giudici che faceva circolare un giovanotto che si chiamava Rowlandson non erano che un rappresentazione addolcita della realtà. La sala delle udienze era gremita. Tutti gli abitanti del villaggio che potevano permettersi di perdere la mattinata non avevano voluto mancare allo spettacolo.
Lo spiazzo antistante all'ingresso della vecchia casa degli Eglington era pieno di carrette, c'era persino un carro trainato da un bue con sopra un fagotto che doveva essere particolarmente attraente per le mosche. I cani chiusi nel canile latravano come se avessero fiutato un cervo. Alla porta un maggiordomo aveva fatto un debole tentativo per impedire che altre tre persone contribuissero a rendere irrespirabile l'aria della sala. Quando riconobbe Lord Russell li lasciò passare. Dalla sala delle udienze usciva uno strepito generale sovrastato da una voce stridula che strillava “Non voglio vedere il bambino, non voglio vedere il bambino”. Russell sorrise riconoscendo la voce del vecchio Rospo. Per entrare Russell dovette chiedere permesso a un giovanotto alto vestito di nero. Il giovanotto si voltò con un sorriso luminoso. Russell fu sorpreso di riconoscere quel simpatico giovanotto del segretario di John Dewey. Anche il simpatico giovanotto era sorpreso. Di vedere lord Russell, per il quale nutriva stima e rispetto. Di vedere Jacques e Francis, verso i quali non aveva alcuna animosità, ma per i quali aveva prospettato un altro futuro. Di non vedere Willy (anche l'uomo in grigio aveva un nome), al quale e alla moglie e ai bambini del quale era affezionato.
Tanta sorpresa non trasparì nella sua risposta. - Ho appuntamento qui con il signor Dewey che ha passato la notte ospite di un amico. Anzi, se Mylord consente, penso che gli andrò incontro. Milord acconsentì con un cenno della testa e una stretta amichevole al braccio. Il giovanotto uscì, Jacques e Francis, che non lo conoscevano, non si chiesero chi fosse. Se il giovanotto dallo sguardo azzurro era stato pronto a cedere il passo al rango, non lo erano altrettanto gli altri componenti del pubblico. Jacques osservò un paio di volte che la democrazia in Inghilterra era arrivata a livelli insopportabili. Con qualche permesso, con qualche spintone di Jacques e di Francis, Cecil Russell riuscì ad arrivare alla transenna che divideva gli attori e i convenuti dal pubblico. L'ostacolo più duro fu una ragazzina con i capelli rossi che si stringeva all'unico braccio di un giovane contadino dalle spalle larghe. Rospo stava ancora strillando che non voleva assolutamente vedere il bambino quando vide il vecchio Cecil. La consolazione fu tale che non si chiese come mai lord Russell fosse lì.
La cosa non lo sorprendeva perché dei vecchi amici di gioventù Cecil, che era l'unico a non essersi sposato come lui, continuava a mantenere i contatti, nonostante l'intensa attività politica in cui era assorbito. - Cecil, per l'amor del cielo, vieni qui. Pubblico, scozzesi, Lorenzo e Alvise si voltarono tutti verso il nuovo venuto. Alvise si sentì sollevato. Lord Russell gli passò accanto senza salutarlo, senza mostrare di conoscerlo. Eglington fece alzare l'alderman che sedeva accanto a lui per fare posto a Cecil. Appena Cecil si fu seduto, cominciò a spiegargli il groviglio giudiziario in cui si trovava avvoltolato. Cecil gli suggerì che era forse meglio parlarne in privato. Alexander annuì e saltò giù dalla sedia. Per quello al college lo chiamavano rospo, perché aveva una grossa testa su un grande busto retto da due gambe cortissime e storte. Prese sottobraccio Cecil e si incamminò verso una porta che si apriva dietro la sua sedia. Cecil gli disse qualcosa nell'orecchio, Rospo tornò indietro, prese il martelletto, lo batté sulla scrivania e strillò: - L'udienza è sospesa - Come per miracolo nella sala si fece silenzio, come se tutti approfittassero della sospensione per riprendere fiato, perfino un paio di bambini, che poco coinvolti dal processo correvano tra le gambe della gente, si fermarono perplessi. Cecil Russell sapeva cosa ci voleva con Rospo Eglington.
Ci voleva il metodo maieutico. Glielo avevano insegnato le lunghe discussioni al tempo del college. Rospo non era cattivo, ma era testardo. Se gli si proponeva una soluzione non l'accettava per partito preso. Bisognava che fosse convinto che le soluzioni le avesse trovate lui. Cecil si fece spiegare i termini della questione, per costringere Rospo a chiarirli a se stesso. La faccenda era complessa perché ciascuna delle parti accusava l'altra. Gli italiani accusavano gli scozzesi di avere rubato la carrozza. Gli scozzesi accusavano gli italiani di essere piombati in casa loro e di avere ucciso un bambino e un uomo e di avere ferito un altro uomo, che poi era quello con la stampella e la gamba steccata dentro la transenna. - Il vero problema è che i testimoni sono scomparsi tutti. Gli scozzesi hanno dato il nome di un certo William Crow, che però non si è presentato, gli italiani hanno dato il nome dei loro due servi, un francese e un negro, che sono scomparsi anche loro. Quelli almeno l'alderman li ha visti. Ma il fatto che siano scomparsi con i cavalli dei padroni mi sembra decisivo. - Non sono scomparsi. Erano spaventati e sono scappati, ma per un caso li ho incontrati venendo da te e li ho convinti a tornare. Rospo non si chiese quale fosse l'insolito caso che aveva indotto due servi a trattenersi per la strada con un gentiluomo sconosciuto che viaggiava in direzione contraria. - Ah, bene. E cosa ti hanno detto? - Che avevano paura che i padroni pensassero che, d'accordo con gli scozzesi, avevano simulato la rapina. - E invece? - Loro almeno affermano di no. Dicono di essere stati rapinati. Ma è meglio che li senti tu che sei più bravo a interrogare i testimoni. Rospo annuì. - Tu pensi che dicano la verità?- chiese - Io sì e tu? - Anch'io, se no perché sarebbero tornati? - E già - disse Cecil - hai ragione, se no perché sarebbero tornati? - Quindi se i servi riconoscono lo scozzese, vuole dire che è colpevole di rapina. Ma gli italiani? Come sai anch'io sono di origine scozzese, quindi un po' di gaelico lo capisco, ma gli italiani, uno non parla, non capisce una parola, sorride solo, l'altro parla un inglese stentato, devo ripetergli due volte tutte le domande, capisco a mala pena le risposte. - Quale, il vecchio o il giovane? - Il vecchio, il vecchio. Il giovane dice solo “Mi spiace non capisco”.
L'idea che Alvise Dolfin di San Benito non capisse anche solo una parola fece sorridere Russell. - Perché sorridi? - Perché mi è venuta in mente una volta che a Bologna mi sono trovato io in un pasticcio e non capivo una parola, anche se l'italiano è una lingua più importante dell'inglese. - Se ho capito bene, il vecchio dice che il giovane non c'entra niente, non ha neanche sparato, che lui ha sparato per difendersi, solo a quello con la gamba rotta, che l'altro è morto perché è scoppiato il fucile con cui stava sparando e che il bambino, quel maledetto bambino che vogliono farmi vedere a tutti i costi, è morto per un calcio di un cavallo che avevano portato in casa. - Tu cosa ne pensi? - Mah, può essere. Gli scozzesi sostengono che i due italiani sono entrati in casa sparando. - Ti sembra probabile? - Non tanto. Oltre tutto so dove abitano gli scozzesi, lontano dalla strada maestra. - E allora? - Allora cosa ti sembra? Lo scozzese lo impicchiamo di sicuro - Così il soprannome di Patibolo era salvo - l'italiano giovane lo assolviamo, cosa ne dici? - Mi sembra una buona idea. E l'altro?- - L'altro io lo impiccherei, ma è facile che salti furori qualche bega, che il ministro del suo paese si lamenti con il Guardasigilli, non ti pare? - E' possibile. Allora? - Allora glielo mando a Londra, con una bella sentenza di morte in sospeso, così ci pensano loro. (21. continua)
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