'Cosa c'è dentro di me?' Rispondono i bloggers/ 9
La coscienza è individuale e il suo contrario è la mancanza di responsabilità
La coscienza è individuale. E' la cosa più semplice e, assieme, profonda che si possa dire. Nel senso che la coscienza è quel “come si dice” che, in modo imperfetto e fallibile, indirizza le azioni di ciascuno e consente di esprimere un giudizio – non una mera opinione, non un pour parler – su quel che facciamo noi e fanno gli altri.
Abbiamo girato la domanda di Giuliano Ferrara: 'Cosa c'è dentro di me?' ai bloggers più influenti. Sulla carta si stanno esercitando sul tema della coscienza i filosofi, i docenti e gli scrittori con pagine bianche a disposizione. Sul sito osiamo di più: condensare la risposta nel post di un blog. Lo abbiamo chiesto a chi i post li fa quasi di mestiere. Oggi è la volta di Carlo Stagnaro. Che ha un blog.
La coscienza è individuale. E' la cosa più semplice e, assieme, profonda che si possa dire. Nel senso che la coscienza è quel “come si dice” che, in modo imperfetto e fallibile, indirizza le azioni di ciascuno e consente di esprimere un giudizio – non una mera opinione, non un pour parler – su quel che facciamo noi e fanno gli altri. Dunque la coscienza è quella parte del nostro organismo che, così come il fegato e la milza svolgono le loro funzioni vitali, è deputata a farci agire in modo responsabile. Ora, se la coscienza valuta il nostro comportamento alla luce dei nostri valori – valori che derivano dalla nostra storia e dalla nostra civiltà, ma in senso più ampio dal fatto che siamo esseri umani e non babbuini o cavallette – è chiaro che all'opposto della coscienza non c'è l'irresponsabilità o l'incoscienza. L'irresponsabilità e l'incoscienza sono la mancanza di coscienza, il suo momentaneo silenzio o la nostra transitoria cocciutaggine. All'opposto della coscienza c'è l'assenza assoluta di coscienza, cioè la deresponsabilizzazione che, nel nostro mondo e nel nostro tempo, passa per il più fondamentalista tra tutti i fenomeni religiosi: lo Stato. Etico o sociale, non tollera la libertà di pensiero: per questo la scuola pubblica, per questo il politicamente corretto, per questo i mille tentativi di sottrarre al privato per dare al pubblico, di sacrificare l'individuo per celebrare la comunità. Lo Stato seduce i singoli con la tentazione che, mettendo in piazza i problemi di ciascuno, il gruppo se ne farà carico. Ma in questo modo lo Stato si porta via un pezzetto di noi. Togliendoci la responsabilità, ci priva della libertà, e alla fine la nostra coscienza diventa inutile: cediamo, con Giovannino Guareschi, “al dio crudele della gente che non crede in Dio perché, se vi credesse, potrebbe vivere felice all'ombra delle sue eterne leggi”. Che, va da sé, sono inscritte appunto nella coscienza: e il cerchio si chiude.
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