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Stefano Di Michele

Beh, non è un addio alle armi (piuttosto all'armeria), ma comunque una certa solennità è richiesta. Richiesta e, nel caso, replicata. Marco Travaglio – a maggior tormento dei lettori tutti dell'Unità – il suo lo ha dato due volte: prima del grande esodo estivo, e adesso a esodo estivo concluso. Un addio, come si conviene, da bollino rosso.

    Beh, non è un addio alle armi (piuttosto all'armeria), ma comunque una certa solennità è richiesta. Richiesta e, nel caso, replicata. Marco Travaglio – a maggior tormento dei lettori tutti dell'Unità – il suo lo ha dato due volte: prima del grande esodo estivo, e adesso a esodo estivo concluso. Un addio, come si conviene, da bollino rosso. A fine giugno, sotto il maestoso titolo “Commiato” salutava tutti, amici e parenti e lettori “dopo circa 2 mila articoli”: “Domani 30 giugno uscirà la mia ultima rubrica quotidiana su questo giornale…” – un bacio ai pupi e via verso il manufatto padellariano. Ma come si verifica sempre il controesodo, ecco il controaddio. Ieri, pagina 14 dell'Unità, rispunta Travaglio (“ancora tu, ma non dovevamo vederci più?”). Titolo: “La vergogna di non vergognarsi” – così si capisce subito dove si va a parare – e un p.s. a fine pezzo: “Questa è la mia ultima rubrica su l'Unità… Ancora grazie di cuore a tutti i colleghi e i lettori” – e si ricomincia con baci e abbracci e un divertito clima da “arrivedorci, arrivedorci”, e c'è da vedere chi mette le pizzette e il prosecco per il secondo rinfresco. Forse la ragione del mistero del corso e ricorso (e chissà, Concita avrà tentato di trattenere il partente: Marco, ne me quitte pas…) sta in quella definizione di “rubrica quotidiana” nell'addio di inizio estate e di semplice “rubrica” in quello del dopo Ferragosto – ci fosse vagante ancora una più indefinita “rubr…”, potrebbe giungere un terzo saluto verso Ognissanti.

    Ma mica c'è solo Travaglio. Qui è tutto un salutare di direttori e di Illustri Firme, tutta una transumanza redazionale che non poco ha contribuito all'intasamento che ha condotto dall'allarme col bollino rosso a quello col bollino nero. A parte l'addio di Furio Colombo, sempre sull'Unità (uno spopolamento), ancora ieri si registrava quello di Lanfranco Vaccari dal Secolo XIX, “questo è l'ultimo numero…”, e poche settimane fa Mario Orfeo aveva riverito i lettori del Mattino, “non è facile salutare sette anni pieni di avvenimenti e di emozioni” (chiamale se vuoi). Poi, un vero e proprio ingolfamento, la Salerno-Reggio Calabria del transito direttoriale. Vittorio Feltri ha dato l'addio ai lettori di Libero, “vado, non scappo, sia chiaro”, così Mario Giordano ha dovuto dare, più nolente che volente, l'addio ai suoi di lettori, quelli del Giornale, per fargli spazio: “Mi dispiace… Avrei voluto restarci ancora un po', un bel po'…” – ma almeno ha avuto la consolazione di farlo sulla stessa pagina insieme a Filippo Facci. Intanto Maurizio Belpietro, più volente che nolente, prendeva congedo dai lettori di Panorama diretto a Libero: “Arrivederci”. Arrivedorci. Ma solo Travaglio ha generosamente regalato un doppio addio e, a parecchi del Pd, una doppia festa.