Le farfalle di Sierra Leone/24
Johnson, un libraio che sa molte cose del morto e della tratta dei neri
La libreria di Johnson era un buco e Johnson lo riempiva tutto. Sembrava un feto gigantesco. Nella faccia c'era qualcosa di non finito, di incongruo. Il grande naso carnoso, la labbra molli, il mento minuscolo e la guance flaccide sembravano voler cooperare solo per togliere ogni espressione agli occhi liquidi, incorniciati da palpebre cadenti e da occhiaie nere.
La libreria di Johnson era un buco e Johnson lo riempiva tutto. Sembrava un feto gigantesco. Nella faccia c'era qualcosa di non finito, di incongruo. Il grande naso carnoso, la labbra molli, il mento minuscolo e la guance flaccide sembravano voler cooperare solo per togliere ogni espressione agli occhi liquidi, incorniciati da palpebre cadenti e da occhiaie nere. L'abito sembrava tagliato per qualcuno che avesse una figura del tutto diversa dalla sua, mentre il profumo con cui si era inondato non armonizzava con l'odore naturale della sua pelle. La voce era invece limpida, melodiosa. Lorenzo si sorprese di capire fino dalla prima parola. - Posso esserle utile signore? - Vorrei un libro di un africano, un certo Gustavus Vassa. Purtroppo non conosco il titolo. - Vedo che il signore è molto informato. Credo che si riferisca all'Interessante racconto della vita di Olaudah Equiano, conosciuto con il nome di Gustavus Vassa l'africano. Purtroppo il libro non è ancora stampato. Stiamo raccogliendo le sottoscrizioni. Se il signore è interessato... - Sono interessato, ma vorrei documentarmi sul problema abbastanza rapidamente. Non ci sono altri libri? - Certo, mi sono arrivate le prime copie di un libro che farà scalpore. Lei ha sentito parlare di Newton? - Beh, Newton, sì... - Lei è straniero... non Isaac, John Newton. - No, allora credo di no. - E' molto interessante - continuò Johnson prendendo il libro dallo scaffale e porgendolo a Lorenzo.
Lorenzo lesse il titolo “Pensieri sul commercio degli schiavi africani”. - E' un abolizionista?- chiese. - E' un abolizionista, ma non abbia paura, non è filosofo. Newton ha lavorato come mercante di schiavi sull'isola di Sherbro, poi è diventato capitano di una nave negriera, perché era un lavoro molto più redditizio. Negli anni che ha esercitato questa attività ha assistito a molte miserie, a molti drammi familiari. Ha finito per convertirsi. Ha preso gli ordini nella Chiesa di Inghilterra, ma non ha voluto che la sua esperienza andasse perduta. Ha pensato di scrivere questo libro che denuncia gli orrori della tratta. Lo prenda, le assicuro che è impressionante. - Va bene. - Vuole che glielo faccia rilegare? - No, non ho tempo. Non ha altro sull'argomento? - Di questo valore no. Quando uscirà, il libro di Equiano farà epoca. E' la prima volta che l'esperienza della tratta e della schiavitù viene raccontata da un africano. Equiano ha avuto la fortuna di capitare con un padrone quacchero. “La stessa storia di Francis”, pensò Lorenzo. - Ma, mi perdoni, lei come fa a conoscere l'esistenza del libro? - Me ne ha parlato un nero che distribuiva volantini contro la tratta per la strada - mentì Lorenzo - avevo capito che era già stato pubblicato. - Purtroppo no, come le ho detto stiamo ancora raccogliendo le sottoscrizioni... - Quanto le devo per il libro? - Per la sottoscrizione? - No, per questo- precisò Lorenzo mostrando il libro di Newton. - Due scellini e sei pence... Lorenzo pagò. - Senta, se lei è davvero interessato all'argomento questa sera Equiano illustrerà le sue teorie a casa mia per un gruppo di amici.
L'occhio di Lorenzo cadde su un libro di Swedenborg, “La vera religione cristiana”. - Prendo anche questo - disse. - Sono quattro scellini. Le interessa Swedenborg? Ho altri titoli. - No è una curiosità, qualche giorno fa ho incontrato uno svedese che me ne ha parlato. Non sapevo neanche chi fosse. - Che combinazione! Questa sera deve venire assolutamente a casa mia. Ci sarà anche il dottor Afzelius, il più autorevole degli swedemborghiani in questo momento a Londra, parlerà anche lui. - Di cosa? - Di un argomento straordinario. Di una convinzione di Swedemborg, alla quale sono portato a credere anch'io, anche se in genere sono scettico in materia di religione. Parlerà dell'esistenza in Africa di una chiesa cristiana primitiva. L'argomento non appassionava eccessivamente Lorenzo. Lo divertivano di più le storie degli insetti. - Non ci sono libri di Afzelius? - No che io sappia. E' possibile che abbia scritto delle opere scientifiche. Ma è un genere che io non tengo. - E di Smeathmann? - Di Samuel Smeathmann, intende? Che io sappia non scriveva. Almeno per il pubblico. Non era il suo mestiere.
- Ho sentito che ha presentato una relazione su Sierra Leone. Pensavo che fosse stata stampata. - Non ne so davvero niente. Una relazione ufficiale deve averla scritta per forza. Era l'anima della Commissione per Sierra Leone. Un uomo molto attivo, molto generoso. Peccato che ci abbia lasciato. - E' tornato in Africa? chiese con aria ingenua Lorenzo - No se ne è andato, come dire... è morto. - Poveraccio. Era vecchio? - No, anzi. Aveva una quarantina di anni. Era un uomo vigoroso. - Una disgrazia? insistette Lorenzo, con ansia malcelata. Johnson non rispose. Si tolse un fazzoletto di tasca e si asciugò la fronte. - E' tornato il caldo, disse. Quella che io chiamo la brutta stagione. Anche se qui da noi è breve, non vedo l'ora che finisca. Lorenzo non sapeva come riprendere l'argomento di Smeathmann. - Lei da dove viene, chiese all'improvviso il libraio. - Dall'Italia, rispose genericamente Lorenzo. - Sono stato in Italia diversi anni fa. Lì sì che fa caldo. Sono stato fino a Capo Palinuro. Lei di dov'è? - Di Milano, rispose Lorenzo. - Fa caldo a Milano? - D'estate. C'è molto umido. Per le marcite. - Non è il mio posto, purtroppo. Lei di cosa si occupa a Londra, signor..? è vero non ci siamo presentati, Jonathan Johnson, come vede - aggiunse con un aborto di sorriso - di professione libraio. Lorenzo non potè esimersi dal presentarsi. - Lorenzo Bravo, disse inchinandosi - Marchese di Biandronno - aggiunse senza sapere bene il perché.
Come riprendere il discorso su Smeathmann? Il libraio gli pareva bene informato. Fu Johnson a offrirgli l'occasione. - Il suo interesse per l'Africa la costringe questa sera a essere mio ospite. Mi creda il mio invito è assolutamente disinteressato, anche se non mi spiacerebbe che sua signoria diventasse un sostenitore di un'iniziativa che ci sta a cuore. - Quale iniziativa? - Lo scoprirà questa sera, signor marchese. Vedrà, ci sarà gente molto, molto interessante. E' un'iniziativa per la quale il povero Smeathmann ha dato molto. Vuol prendere l'indirizzo, signor marchese? Lorenzo scrisse l'indirizzo. Johnson lo accompagnò alla porta senza che Lorenzo riuscisse a ritornare sulla morte di Smeathmann. - Alle sei, signor marchese. Non manchi. Lorenzo uscì dalla bottega con sollievo. Il libraio Johnson era molto gentile, ma troppo brutto. E portava un profumo repellente. Lo trovava repellente anche il ragazzotto sbrindellato che stazionava fuori dalla porta e al quale qualche minuto dopo Johnson consegnò un biglietto da portare di corsa in una casa vicino al Covent Garden. (24. continua)
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