Così Forte riscrive per il Cav. il liberismo dell'Agenda Giavazzi bis

Francesco Forte

La tesi  del professor Francesco Giavazzi che riducendo le imposte si genera la crescita del prodotto interno lordo è vera, in linea di principio, ma con alcuni distinguo. E la sua ricetta per il premier Silvio Berlusconi – salvo io l'abbia capita male – mi pare errata. Infatti non mi pare verosimile che riprendendo il programma elettorale del Popolo della libertà che prevedeva un'imposta personale con due aliquote del 23 e del 33 per cento, si generi automaticamente la crescita economica di cui l'Italia ha bisogno.

    La tesi  del professor Francesco Giavazzi che riducendo le imposte si genera la crescita del prodotto interno lordo è vera, in linea di principio, ma con alcuni distinguo. E la sua ricetta per il premier Silvio Berlusconi – salvo io l'abbia capita male – mi pare errata. Infatti non mi pare verosimile che riprendendo il programma elettorale del Popolo della libertà che prevedeva un'imposta personale con due aliquote del 23 e del 33 per cento, si generi automaticamente la crescita economica di cui l'Italia ha bisogno. E anche se nel medio termine ciò accadesse, in misura tale da far recuperare il gettito tributario perduto, rimarrebbero alcuni anni di deficit, dovuti al mancato introito, che genererebbero un debito pubblico insostenibile.
    Infatti il teorema che va sotto il nome di Laffer, secondo il quale riducendo le aliquote si genera un gettito pari o superiore a quello precedente – cui io ho offerto assieme a Silvia Fedeli verifiche empiriche per l'Italia con riferimento ai contributi sociali, in regime di deregolamentazione parziale del mercato del lavoro – al di fuori di questa ipotesi (di una deregolamentazione che suscita una elasticità immediata dell'offerta) non risulta dimostrata.

    Dal punto di vista teorico, prevale la tesi che l'effetto teorizzato da Arthur Laffer si sviluppa pienamente soltanto nel tempo, salvo in casi particolari. Ma avendo partecipato alla elaborazione dei programmi di Silvio Berlusconi posso affermare che essi non contenevano affatto la tesi semplicistica che con l'imposta personale sul reddito con aliquota massima del 33 per cento si genera la crescita di cui l'Italia ha bisogno. La crescita, nei programmi del premier Berlusconi, dipende da una strategia più complessa di riduzione delle imposte, da ampie liberalizzazioni e
    deregolamentazioni con particolare riguardo ai contratti di lavoro (legge Biagi e contrattazione flessibile e decentrata) e all'edilizia; dalla politica di infrastrutture alla riduzione della spesa pubblica corrente per finanziare quella in conto capitale e ridurre il debito, dal project financing e dalla privatizzazione dell'investimento pubblico; da una politica estera favorevole alla nostra economia. Tornando alla riduzione delle imposte, va chiarito che la riduzione di aliquote, la sostituzione di imposte sbagliate come l'Irap con altre, l'adattamento degli imponibili alla realtà economica, che determinano una riduzione del carico fiscale ex ante, non comportano necessariamente una riduzione della pressione fiscale, cioè del rapporto fra gettito fiscale e prodotto interno lordo. Anzi è spesso vero l'opposto.

    Quindi la tesi di Giavazzi secondo cui se la  pressione fiscale è aumentata, o non è diminuita, da ciò si desume che le imposte non sono state ridotte, è semplicistica. Ezio Vanoni riducendo le aliquote delle imposte sul reddito di imprese e di lavoro autonomo ottenne lo stesso gettito in
    rapporto al pil dalle imposte dirette e un aumento del rapporto fra gettito e pil per le imposte indirette, a causa della minore evasione e del maggior volume di scambi in rapporto al pil. E, ad esempio, se si sostituisse l'Iva detraibile al tributo di registro indetraibile nel settore immobiliare, il mercato degli immobili si incrementerebbe, potremmo avere più scambi e forse un maggiore gettito in rapporto al pil. La priorità nella riduzione delle imposte per la crescita economica non riguarda le aliquote del 42 per cento di Irpef, ma la mitigazione ulteriore della tassazione delle imprese, la riduzione dei carichi sul costo del lavoro, mediante detrazione totale dell'Irap sul lavoro dal reddito dell'impresa, la riduzione delle imposte sui trasferimenti di immobili e qualche altra operazione mirata, accompagnata da deregolamentazioni. E penso che su ciò Giavazzi sia d'accordo con me.