Il posto che avrei voluto vedere/ 9
Le estati lunghissime in Liguria
Dopo i sedici anni sono sempre andata dove volevo andare – luoghi molto lontani, molto extracontinentali, ultimamente molto presi in giro dai miei amici (“ma 'ndo vai tu in quelle giungle? E poi dove lo prendi l'aperitivo?”).
Dopo i sedici anni sono sempre andata dove volevo andare – luoghi molto lontani, molto extracontinentali, ultimamente molto presi in giro dai miei amici (“ma 'ndo vai tu in quelle giungle? E poi dove lo prendi l'aperitivo?”). Prima, però, durante le estati lunghissime in Liguria, aspettavo tutto luglio che arrivasse agosto e con agosto papà da Roma, per farmi portare nei posti dove i nonni non potevano spingersi e io da sola figuriamoci. L'ultima estate che ho passato in Liguria da bambina, prima che l'adolescenza mi facesse desiderare soltanto i tavolini del bar e il ragazzetto carino della prima cotta, io e papà avevamo fatto un piano: prendere un giorno il canotto a remi, caricarlo di focaccine, pinne e maschera e spingerci oltre la punta della spiaggia, e poi ancora oltre, dietro la seconda roccia, fino a quella che avevamo chiamato “la piscinetta”, una baia di acqua celeste intravista un giorno da un barcone turistico. Mi pareva un viaggio avventurosissimo e non vedevo l'ora di andarci. Il giorno stabilito, però, il mare era troppo increspato. L'estate stava finendo e papà mi ha detto: “Non fare i capricci, torniamo l'anno prossimo”. Ma l'anno dopo io ero già adolescente. L'anno scorso, dal nulla, poco prima di ammalarsi, papà mi aveva riparlato della “piscinetta”, dicendo che aveva pensato di tornarci, così, per gioco e per tenere fede alla promessa, a distanza di vent'anni e più. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo, ma mi piace pensare che c'è ancora un luogo che conserva qualcosa del piano “non compiuto” dalla Marianna bambina e dal suo papà.
Il Foglio sportivo - in corpore sano