E' ora di finirla con questi proibizionisti

Langone lancia la tolleranza zero verso gli astemi, aridi tarli della civiltà

Camillo Langone

E' ora di farla finita con questi astemi, astenici dell'anima, nemici della vera religione, disfattisti, anti italiani, distruttori del paesaggio, con questi puritani, proibizionisti, igienisti, con questi collaborazionisti della Mecca. Emanuele Scafato, che si vanta di essere direttore dell'Osservatorio Alcol, insomma uno che passa il tempo a sentirci l'alito, dice che “l'unica sicurezza è non bere”.

    E' ora di farla finita con questi astemi, astenici dell'anima, nemici della vera religione, disfattisti, anti italiani, distruttori del paesaggio, con questi puritani, proibizionisti, igienisti, con questi collaborazionisti della Mecca. Emanuele Scafato, che si vanta di essere direttore dell'Osservatorio Alcol, insomma uno che passa il tempo a sentirci l'alito, dice che “l'unica sicurezza è non bere”. Scafato è un signore coerente infatti prende soldi dall'Oms, la famigerata organizzazione abortista per la quale l'unica sicurezza è non nascere. Certo: chi non nasce non rischia di morire e chi non rischia di morire non rischia nemmeno di bere, sai con la pillola Ru486 quanti alcolisti in meno. Ho scoperto che Scafato è nato a Taranto come don Giuseppe Russo, il prete nemico dell'Incarnazione, il committente di Fuksas. Non sarà un caso che ascoltando entrambi si percepisce lo stesso retrogusto nichilista, il profumo di astrazione, l'odio astringente per la bellezza.

    Secondo me è colpa della cattiva qualità del Primitivo che negli anni Settanta-Ottanta veniva chiamato “mier tuost” (vino tosto, duro, pesante, una martellata alle ginocchia). In seguito il rosso tarantino, sottratto ai contadini e affidato agli enologi, migliorò nettamente ma ormai Scafato e Russo erano lontani, il momento magico dell'educazione al bere passato per sempre. Impossibile diventare proibizionisti a Ischia o a Siena o ad Alba: invece a Taranto poteva sembrare allora perfino necessario, addirittura giusto. Un astemio trentenne, cresciuto nel pieno del rinascimento che nei Novanta ha risollevato il vino italiano non ha scuse, è un mostro, mentre Scafato che di anni ne ha cinquanta può darsi che sia semplicemente un uomo poco aggiornato, come capita a molti suoi coetanei troppo legati alla realtà ormai obsoleta della propria giovinezza.

    Adesso devo motivare, pur non avendo nessuna voglia di farlo: mi piacerebbe che con me bastasse l'ipse dixit, come con Aristotele, e invece mi tocca spiegare perché gli astemi e ancor più gli astemisti (coloro che non si limitano a non bere ma vorrebbero pure che nessuno bevesse) sono nemici della vera religione. Immagino che Scafato, con la compagnia maltusiana che si ritrova, ignori i sacramenti a cominciare dalla comunione, la cui forma originale e splendida è nelle due specie: pane e vino. In Italia centinaia di migliaia di cattolici appartenenti al Cammino Neocatecumenale si comunicano ogni domenica in questo modo e rischiano di venire discriminati in blocco: ciò che per loro, e per me, è il Sangue di Cristo, per le leggi che incombono è veleno che impedisce la guida. Quindi visto lo stato pietoso dei trasporti pubblici si potrebbe comunicare apostolicamente solo chi abita in zona pedonale o possa permettersi di andare a messa in taxi.
    “L'alcol è di per sé una sostanza tossica e dannosa” proclama Scafato. Di per sé ovvero in qualsivoglia quantità.

    Prima cercavo di giustificare quest'uomo ma adesso non ci riesco più, qui non c'entra il Primitivo cattivo, costui è un empio, un anticristiano, avrà letto il Corano al posto del Vangelo: il primo miracolo di Gesù è la moltiplicazione del vino, non del crodino, e secondo la logica perversa di cui sopra il Figlio di Dio è un avvelenatore. Ogni Santo, si sa, è bevitore, da Joseph Roth a Ignazio di Loyola (“Sanguis Christi, inebria me”) e i Papi non sono da meno. L'amato Ratzinger ha detto in una bella omelia: “Il vino esprime la squisitezza della creazione, ci dona la festa nella quale oltrepassiamo i limiti del quotidiano. Così il vino è diventato immagine del dono dell'amore, nel quale possiamo fare esperienza del sapore del Divino”.

    E non mi vengano a dire che la faccenda potrebbe essere risolta cenando francescanamente con Sorella Acqua, “utile et umile”. San Francesco era un digiunatore non un buongustaio, l'acqua è utilissima durante il giorno, lontano dai pasti, e non fa danni se assunta mentre si mangia lattuga, cetriolo, pomodoro crudo, ma col formaggio e la carne è pericolosa, ti si pianta tutto sullo stomaco. In particolare il maiale esige il vino e il proibizionismo insieme ai vignaioli metterà in crisi allevatori e salumieri, favorendo viceversa la nota multinazionale di Atlanta e gli imam, il puritanesimo americano e l'espansionismo arabo uniti nella lotta contro l'Europa e le sue radici. La vittoria dei nemici dell'alcol favorirebbe infine i palazzinari: se le colline di Valdobbiadene e di Montalcino sono ancora meravigliose lo si deve alla vite, unico argine al cemento e al niente. Perciò da oggi tolleranza zero verso gli astemi, aridi tarli della nostra civiltà.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).