Girotondo /1

Bush non riesce a imporre il formidabile aut aut: con noi o contro di noi. Qui è debole

Carlo Panella

Dal Foglio del 11 settembre 2003

E' possibile che Enduring Freedom perda gli artigli e che la guerra al terrorismo si attesti su posizioni difensive? E' possibile un ritorno alla dottrina del containment che per 50 anni, fino all'11 settembre 2001, ha guidato la strategia americana nei confronti delle tensioni mediorientali?

    Dal Foglio del 11 settembre 2003

    E' possibile che Enduring Freedom perda gli artigli e che la guerra al terrorismo si attesti su posizioni difensive? E' possibile un ritorno alla dottrina del containment che per 50 anni, fino all'11 settembre 2001, ha guidato la strategia americana nei confronti delle tensioni mediorientali? Le pressioni in questa direzione si stanno facendo pesanti e non è escluso che si ricrei una meccanica non dissimile da quella che portò nel 1972 alla “vietnamizzazione” della guerra indocinese: lo sconcerto dell'opinione pubblica americana – per di più in fibrillazione elettorale – e l'isolamento dagli alleati europei, inducono a una de-escalation dell'impegno militare degli Usa, che innesca una deflagrazione perdente del conflitto. Il punto debole della strategia di Bush non è là dove i suoi critici lo denunciano (unilateralismo, militarismo, sottovalutazione dell'Onu), ma nell'incapacità di attuare la minaccia che accompagnò la sfida di Enduring Freedom: “Tutti gli Stati dovranno scegliere se stare a fianco degli Stati Uniti o dei terroristi”.

    Aut aut formidabile, perfettamente enucleato da Bush, ma che è restato lettera morta là dove Washington meno se l'aspettava: tra i suoi più stretti alleati in terra d'Islam. L'Arabia Saudita non ha affatto scelto, ha traccheggiato, ha continuato a finanziare i terroristi palestinesi di Hamas e di Arafat, poi, nel momento stesso in cui ha subito il formidabile assalto terrorista del 12 maggio a Riad ha risposto… scacciando le basi militari americane dal suo territorio. Il Pakistan non è stato da meno. Ha favorito la campagna in Afghanistan, ma non è un mistero che la latitanza di bin Laden ha una sola spiegazione: Islamabad non vuole o non sa troncare l'appoggio che al Qaida e i talebani continuano a riscontrare nei suoi territori tribali, grazie all'attiva partecipazione di settori dei servizi segreti e di generali che Pervez Musharraf defenestrò – ma non ebbe la forza di disarmare – all'indomani dell'11 settembre. Il punto dolente è che è in atto oggi, non un contrasto al terrorismo, ma al fondamentalismo islamico che lo produce, gli garantisce consenso, che fonde nel “nuovo Jihad” ideologia sovversiva con un antico ceppo religioso. Il reggente saudita Abdullah non è in grado di contrastare i terroristi, non tanto perché non voglia, ma perché al Qaida è una filiazione della crisi dinastica che sconquassa la dinastia al Saud: l'ideologia di bin Laden è il logico sviluppo del wahabismo, che è ideologia di Stato a Riad. Perché Abdulaziz Ibn Saud vinse la sua guerra contro gli hascemiti nel 1924, solo grazie al fondamentalismo dei suoi Ikhwan, Fratelli, che subito sterminò, ma che sono risorti, in un fantastico Macbeth del deserto, nelle file di al Qaida.

    Non firma la Carta dei diritti dell'Onu Washington ha sempre giudicato una innocua bizzarria il rifiuto dell'Arabia Saudita di sottoscrivere la Carta dei diritti dell'uomo dell'Onu e il suo impegno per fare sottoscrivere ai paesi islamici, il 5 luglio del '90, una Carta islamica dei diritti dell'uomo. Ma in questa scelta sta una delle origini del terrorismo islamico: i sauditi si rifiutano di considerare un diritto dell'uomo l'abbandono della fede islamica. Considerano l'abbandono della fede musulmana un'apostasia, da punire con la morte, perché è equiparato al tradimento della comunità, dello Stato, della missione finalistica dell'uomo nella vita terrena. E' ben più che il rifiuto della libertà di coscienza, è la riproposizione di una “fede armata” che tratta da disertore in tempo di guerra – di Jihad – il convertito ad altra fede. Un fenomeno terrorista – basti l'esempio irlandese o quello basco – si può contenere. Una sfida armata “di sistema”, che combatte per una divaricata concezione dei diritti dell'uomo, in cui il terrorista altri non è che il braccio armato di uno scisma religioso marciante, non è contenibile. Soprattutto quando questo scisma islamico è in grado di sanare divisioni millenarie tra sciiti e sunniti.

    Quando la piattaforma di Hamas è straordinariamente simile a quella di al Qaida, e l'una e l'altra si fondono nel massacro quotidiano di musulmani a opera di musulmani dell'Algeria e, là dove lo scisma ha vinto una rivoluzione e si è fatto Stato, in Iran, si dota della bomba atomica per regolare i suoi conti con la storia, e non solo verso Israele.