Ciao Mike
In un'intervista non molto lontana Mike Bongiorno raccontò che la mattina non usciva di casa prima di essere ritornato Mike. Cioè con i capelli a posto, pettinati all'indietro, leggermente phonati, la faccia bella, sorridente e abbronzata, di uno che sulle piste da sci, a spasso con la moglie per Milano o in tivù il sabato sera è sempre identico. “Nemmeno io mi sveglio sembrando Cindy Crawford”, dice Cindy Crawford per consolare i mortali.
In un'intervista non molto lontana Mike Bongiorno raccontò che la mattina non usciva di casa prima di essere ritornato Mike. Cioè con i capelli a posto, pettinati all'indietro, leggermente phonati, la faccia bella, sorridente e abbronzata, di uno che sulle piste da sci, a spasso con la moglie per Milano o in tivù il sabato sera è sempre identico. “Nemmeno io mi sveglio sembrando Cindy Crawford”, dice Cindy Crawford per consolare i mortali e chiedere scusa degli enormi occhiali scuri, delle tute informi e dei lunghi periodi di nulla dedicati al restauro. Mike invece si svegliava ed era già Mike, o comunque lo diventava ogni mattina presto. Per buonumore e per rispetto della sua vita, trascorsa tutta nella televisione: gli occhi azzurri e la testa dondolante, la voce su cui si sono esercitati tutti gli imitatori del mondo, forse la più facile da fare, e il corpo che nei decenni è sempre entrato nella stessa taglia 48. Tutto in regalo al pubblico.
Ci sono quelli che si sentono importanti almeno quanto Mike (difficile), ma poi si indignano, invocano riservatezza, denunciano intrusioni nella vita privata, si nascondono: lui si indignava solo, e pubblicamente, se non andava in onda, se non gli facevano domande, se non aveva una cartelletta in mano, se non poteva raccontare a qualcuno, con una camera in faccia, almeno ottocento aneddoti della sua vita avventurosa (talmente avventurosa, talmente magnifica e piena di colpi di teatro, campi di concentramento, prigioni, fucili puntati, idee geniali e invenzioni che resta un mistero quanto scrisse di lui, però ormai quasi un secolo fa, Umberto Eco, “esempio vivente e trionfante del potere della mediocrità”. Forse perché era gentile), e si arrabbiava moltissimo se non gli rispondevano al telefono quando aveva un programma da proporre o pretendeva spiegazioni (e quando chiamò Berlusconi per gli auguri di Natale e la segretaria gli disse che però c'era la lista d'attesa. “A meee?” .
Poi fecero affettuosamente pace ma Mike si vendicò con perfidia e carineria, nell'ultima intervista in assoluto, all'Era Glaciale, dicendo che aveva trovato il Cavaliere molto stanco, troppe cose da fare, ma che per fortuna col trucco in televisione sembrava sempre un giovanotto). Mike Bongiorno stava per cambiare ancora tutto, nella tivù (ma senza mai cambiare se stesso di una virgola o di una cravatta), ritornando indietro nel tempo: non c'era più molto da fare se non ricominciare da capo, con le domande e le risposte e qualche gaffe inventata all'istante, ringiovanire ancora lavorando in un posto giovane, mostrarsi al mondo come il più moderno degli antichi, il più moderno dei moderni, l'unico in grado di duettare alla pari con Fiorello, l'unico che accettasse di buon grado, per il nobile scopo dell'intrattenimento, di recitare la parte di quello anziano.
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