Il regimetto tv e la tosta controprogrammazione a Vespa

Stefano Di Michele

Non ci fosse Bruno Vespa a mantenere saldo il senso delle istituzioni a viale Mazzini, chi ci dovrebbe pensare, quelli di X Factor (a parte che pure là, a quei canterini rimediati strada facendo, con una cantata di Trenet il Cav. li atterra tutti)? Sono polemiche ingiuste e ingenerose, quelle intorno alla sua serale distribuzione in diretta televisiva di casette, tanto più che come ha ricordato Vespa mai al premier è passato per la testa di autoinvitarsi, e anzi per averlo molto si è dovuto insistere e supplicare.

    Non ci fosse Bruno Vespa a mantenere saldo il senso delle istituzioni a viale Mazzini, chi ci dovrebbe pensare, quelli di X Factor (a parte che pure là, a quei canterini rimediati strada facendo, con una cantata di Trenet il Cav. li atterra tutti)? Sono polemiche ingiuste e ingenerose, quelle intorno alla sua serale distribuzione in diretta televisiva di casette, tanto più che come ha ricordato Vespa mai al premier è passato per la testa di autoinvitarsi, e anzi per averlo molto si è dovuto insistere e supplicare, ché di suo il Cav. avrebbe voluto una cosa breve e silente, genere Paris Hilton a Miss Italia (“grazie… amo l'Italia…”, e stop), giusto per dovuto atto di presenza governativa, e un posizionamento nel palinsesto che tutt'al più poteva costringere a rinviare una puntata di Rai Educational sulla costruzione del canale di Suez. Ma si sa come vanno queste cose: Minzolini sta al Tg1, Orfeo sta al Tg2, così a Vespa a momenti, terremotati e maggiordomo a parte, si spopolava lo studio e s'inabissava l'auditel. E così il Cav. ha deciso e, liberale e urbanista, ha tenuto banco sulla faccenda per l'intera serata – non potendo, del resto, neanche delegare Gianni Letta, che nello stesso giorno  presentava un libro con mezzo collegio cardinalizio. E dunque, nel solito edificante perfetto spirito collaborativo, uno consegnava case e l'altro praticava canoniche.

    E' stata perciò solo la cordiale insistenza di Vespa a convincere il Cav., che personalmente si era già ritagliato una serata di tutto relax davanti al video con Paperissima sprint, insieme a Paolino Bonaiuti. Così non si capisce né il senso né l'ardore di tante proteste. Si fa presto a fare le vittime. Francamente, poteva un momento così elevato di concordia nazionale (il senso di responsabilità e il galateo devono prevalere comunque: ieri pure sulla prima pagina del Giornale di Feltri c'era un articolo che invocava il ritorno al lei anziché del solito tu), ritrovarsi faccia a faccia con il mercato palermitano di Ballarò di Giovanni Floris? Non tanto per problemi di ascolto o per l'irrompere di possibili screanzati in diretta, ma vi pare bello confondere un evento tanto atteso con l'apertura annuale delle solite bancarelle dei soliti disfattisti professionisti? Apriranno di giovedì, che per inciso è pure la giornata di riposo dei filippini e delle colf tutte, perciò tanto di possibile clientela guadagnata. E poi, è forse colpa del governo se di botto si sono fulminate tutte le lampadine e schiodate le poltroncine nello studio di Matrix (“problemi per allestire lo studio”, si capisce) e perciò è stato rinviato pure Alessio Vinci, che sulla Stampa è fotografato che pare già un eroe risorgimentale da busto al Pincio, e con virile spirito americano mica ha attaccato con la solita lagnetta? Ognuno animato non da pregiudizio ma da buona volontà, dovrebbe capire che quando qualcosa di più impellente preme qualcos'altro si sposta. Non è forse successo lo stesso al Tg1 di Minzolini (che, onestamente, qualcuno potrebbe pensare che poteva fare un danno al Cav?), che ha ceduto di suo il passo a Miss Italia? E allora che vogliamo fare: la miss sì, e Berlusconi, ideale Mister Italia di ogni immaginario di retto sentire liberale, no? E così, uno è il miglior capo del governo da Cavour in qua (Cavour incluso) e gli stanno a contare le ore che passa con Vespa?

    E' la faziosità, è il mito del regime o del regimetto – si parla di casette, mica della bonifica della paludi pontine – che sempre finisce col prevalere. Che dovrebbe mai fare, il Cav., secondo costoro? A villa Certosa non si può, a Palazzo Grazioli Dio ci scampi, a palazzo Chigi non lo vogliono, neanche alle casette dell'Aquilano si può avvicinare, dove dovrebbe andare, sotto i ponti? Del resto, se non c'è Ballarò e non c'è Matrix, guardate che razza di controprogrammazione hanno messo in campo contro Silvio e le sue casette: su Raitre nientemeno che il film “La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler” – e qui si spera, qui s'insinua; su Canale 5 la fiction “L'onore e il rispetto” – e poi ha voglia uno a incazzarsi per le battute finiane. E' un servizio al paese, mica al Cav. (e pur s'intende che una cosa non esclude l'altra, anzi una cosa benissimo l'altra integra), quello che ieri ha reso Vespa insieme a tanto illustre quanto refrattario ospite (che in ogni modo, dopo aver ceduto alla ripetuta insistenza, si è fatto scontare un paio di presentazioni invernali del suo prossimo libro dallo stesso Vespa). L'esposizione perfetta di ciò che possono insieme forza di volontà e donazione di ogni intenzione verso il bene del paese. Fosse stata presente la ministra Brambilla avrebbe opportunamente parlato di “Magic Italy”, fosse stato in studio qualche vagante monsignore avrebbe non meno opportunamente potuto citare, a proposito di rapide edificazioni, il miracoloso evento della Santa Casa. Non si è celebrato il regime, solo si è posato l'occhio – a rosicare sono rimasti Cavour e Rizzo Nervo – sul felice attivismo berlusconiano. A sorpresa, alla fine a un tinello estratto a sorte è stato assegnato anche il mitico tavolo del contratto con gli italiani.