Il segreto dell'immodestia
Di dove viene questa sfolgorante capacità di autoglorificazione dei nostri tempi? Secondo David Brooks, geniale columnist del New York Times, nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale si è fatto largo un ethos di nuovissimo conio, che i sociologi chiamano “individualismo espressivo”. Così, “invece di essere umili di fronte a Dio e alla storia, per noi la ricerca della salvezza comincia a passare attraverso un contatto intimo con il proprio sé, esponendo la bellezza, il potere e il tratto divino che il proprio sé contiene”.
Di dove viene questa sfolgorante capacità di autoglorificazione dei nostri tempi? Secondo David Brooks, geniale columnist del New York Times, nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale si è fatto largo un ethos di nuovissimo conio, che i sociologi chiamano “individualismo espressivo”. Così, “invece di essere umili di fronte a Dio e alla storia, per noi la ricerca della salvezza comincia a passare attraverso un contatto intimo con il proprio sé, esponendo la bellezza, il potere e il tratto divino che il proprio sé contiene”. Non sembra un ritratto vivente, sociologicamente parlando, del nostro Cav., che ormai si proclama senza tentennamenti “il migliore presidente del Consiglio” di tutti i tempi italiani, e certo, documenti alla mano, anche superiore ad Alcide De Gasperi, che in più di lui ebbe solo il ruolino di marcia di padre della patria? Non è perfetto, l'individualismo espressivo, per definire un leader carismatico come lui, da sempre pensieroso del proprio aspetto e curato nei minimi dettagli dell'immagine, che esibisce e legge in tv la consacrazione della sua cultura del fare e della sua impronta benefica nella storia firmata dal vescovo dell'Aquila?
Berlusconi è certamente un individualista espressivo. In questa formula è riassumibile, sociologicamente straparlando, la sua unzione democratica, il suo sultanismo, l'autoincensamento spinto e il senso permanente di un destino che si compie, sta per compiersi, deve compiersi con tutta la forza dell'energia provvidenziale incarnata nella storia. Il Cav. civetta con la storia modesta della zia Marina, che si diceva “quanto sei bella” allo specchio perché sennò “non me lo dice nessuno”. Ma non inganna nessuno, con vaghi accenni autoironici. De Gasperi in fondo è solo l'ultimo termine di paragone tratto dall'immensa immodestia, dal formidabile egocentrismo e dalla gigantesca vanità del nostro presidente del Consiglio: prima di lui erano venuti Giustiniano con i suoi codici, Napoleone per le sue campagne fulminee, il re Sole per la sua esposizione sacrale e corporale al continuo sguardo della corte e del pubblico.
Brooks ha recentemente riascoltato, raccontava ieri sul NYT, “Command Performance”, uno show radiofonico mandato in onda in America nel giorno della vittoria alleata su Hitler, il V-J Day che concluse la seconda guerra mondiale. Partecipavano Frank Sinatra, Marlene Dietrich, Jimmy Durante, Dinah Shore, Bette Davis, Lionel Barrymore, Cary Grant e altri ancora. Nessuno di loro, osserva Brooks, eresse archi trionfali, al posto dell'orgoglio per la vittoria l'anchor Bill Cosby mise il sentimento di sollievo e di gratitudine perché era finita (“thank God it's over”): avevano da celebrare roba forte, fortissima, forse perfino superiore alla raccolta della spazzatura a Napoli o alla consegna delle case all'Aquila, ma in quei tempi l'idea della vittoria, anche la più alata, si collegava non all'orgoglio, al senso del destino personale, ma all'umiltà, alla dispersione dell'io nella vicenda umana comune (“self effacement”).
Se Berlusconi ha talvolta un Ego da manicomio, non è che sia pazzo, è solo moderno. La rivoluzione culturale dell'individualismo espressivo, di cui è il più grande e clamoroso campione in Europa, e ormai forse nel mondo, è la stessa che portava Cassius Clay alias Muhammad Ali a “dire alle telecamere che era il pugile più grande di tutti i tempi” o induceva lo scrittore e performer Norman Mailer a pubblicare un libro intitolato “Pubblicità a me stesso”. Ecco, la pubblicità, il marketing secondo le regole. L'immodestia è oggi dovunque, dice Brooks, come la pubblicità, e per le stesse ragioni. E' vero che colpisce il divario bestiale tra la grandezza della storia e la modestia d'un tempo, come oggi il suo rovescio egomaniaco ed egocentrato, ma il columnist americano, al contrario dei nostri apocalittici esagerazionisti, che sfileranno sabato contro la vanità dominante dell'Alpha-Cav., conclude le sue note brillanti senza enfasi: “Non è la morte della civiltà. E' solo la cultura nella quale ci capita di vivere”.
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