Addio a Kristol, padre dei neocon e nostro maestro inconsapevole

Giuliano Ferrara

Irving Kristol (1920-2009) era il nostro maestro segreto, inconsapevole, e noi suoi allievi, sempre senza saperlo. La filiera dei neoconservative, di cui Kristol fu capostipite e suo figlio Bill è erede naturale e legittimo, ha alcuni tratti storici che, senza chiusure militanti e senza chiasso intellettuale, stabiliscono un perimetro delle affinità con il nostro lavoro e la nostra formazione di gente di sinistra rinnegata, e con alcune caratteristiche tipiche del Foglio fin dalla sua fondazione come strano giornale radicale e conservatore.

Leggi l'articolo del New York Times - Leggi l'editoriale del Wall Street Journal

Leggi anche I neoconservatori spiegati dal loro padrino e "La nostra rivista univa le consuetudini del cuore e della mente d'America"

    Irving Kristol (1920-2009) era il nostro maestro segreto, inconsapevole, e noi suoi allievi, sempre senza saperlo. La filiera dei neoconservative, di cui Kristol fu capostipite e suo figlio Bill è erede naturale e legittimo, ha alcuni tratti storici che, senza chiusure militanti e senza chiasso intellettuale, stabiliscono un perimetro delle affinità con il nostro lavoro e la nostra formazione di gente di sinistra rinnegata, e con alcune caratteristiche tipiche del Foglio fin dalla sua fondazione come strano giornale radicale e conservatore.

    Martedì Christian Rocca racconterà per filo e per segno l'avventura civile, culturale e politica di questo liberal scettico e appassionato, morto venerdì a Washington, che a un certo punto votò per Nixon e collaborò con Reagan, scomunicandosi come progressista militante, senza perdere un filo del suo scetticismo e della sua passione; ma già alla lettura dei pezzi che ripubblichiamo oggi nel Foglio rosa, e di altri materiali che trovate nel web vi accorgerete che le sue idee e le nostre sono, da un certo punto in poi, parallele, e parallele le sue rotture e ricomposizioni, simmetriche le galoppate nella vittoria politica e civile delle buone guerre culturali, e anche le cadute da cavallo nelle sconfitte. A dirla tutta, era anche un ateo devoto. Uno che diceva di credere, ma in che cosa non lo sapeva bene, e che parlava, contro “il secolarismo aggressivo”, di un “benevolo interesse laico per la religione come forza non solo spirituale ma anche sociale”. Per quanto mi riguarda, abbiamo avuto, per giunta, uno stesso imprinting filosofico nel lavoro di un grandissimo filosofo politico del Novecento che si chiama Leo Strauss (1899-1973).

    I neocon presero da Kristol un tratto realista. Il realismo non è solo la testa sulle spalle, è anche il rifiuto consapevole dell'utopismo, il sollevarsi come nani sulle spalle dei giganti del passato senza pretendere troppo dal futuro. Era sempre di buonumore, almeno in pubblico, e diceva di considerarsi fortunato. Spese in un atteggiamento non tetro le sue immense energie di polemista e saggista, che si è sempre rifiutato di scrivere o almeno di pubblicare libri, preferendo un attivismo saggistico capace di sconvolgere con la sola forza delle idee il tran tran dei New York intellectuals, dal cui circolo uscì per abbracciare o elaborare ipotesi nuove e rivoluzionarie sulla sostanza di ciò che chiamiamo occidente, economia e società. Ipotesi che cambiarono sia il mondo liberal, come diceva lui “aggredito dalla realtà”, sia quello conservatore, rinnovato da una fonte culturale non nostalgica, non ostile alle conquiste sociali del secolo, non ripiegata sul passatismo di genere.

    In economia parteggiò per la supply side economics, l'idea che il keynesismo fosse da superare insieme con un ruolo sempre più oppressivo e invadente dello stato, ma non fu mai un economista o un sociologo libertario alla Hayek. Da Tocqueville prese quel pertinente atteggiamento aristocratico che sa guardare dentro il popolo, dentro la gente ordinaria, comune, per individuare quelle “consuetudini della mente e del cuore” assolutamente da salvare. L'alleanza con il tradizionalismo religioso aveva solide fondamenta, sebbene non fosse la saldatura di un credo personale, tantomeno di un fanatismo ideologico. Non ebbe paura di spingersi oltre la linea rossa delle guerre culturali, nei campi devastati della vita umana, della famiglia e della moral anarchy o anarchia etica, insomma ebbe la forza di non limitarsi ai progetti e agli scavi di politica estera, di definizione del campo politico dell'inimicizia (Freund-Feind, amico nemico, Kristol fu un generoso cold war warrior). Scrisse: “Il fatto che il conservatorismo negli Stati Uniti sia in una posizione molto migliore che in Europa, e molto più efficace dal punto di vista politico, ha senz'altro qualcosa a che fare con l'esistenza del neoconservatorismo. Ma gli europei, i quali ritengono assurdo rivolgersi agli Stati Uniti al fine di trarne ispirazione per l'innovazione politica, si rifiutano con tutte le forze di considerare questa possibilità”. Se, invece di perdere tempo con certe belinate populiste e con il culto della personalità, la destra italiana avesse cercato di capire qualcosa del fenomeno neoconservatore, forse le sue spalle oggi sarebbero più solide.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.