Che ne dice, monsignor Marchetto, dei modi spicci di Sarkozy?
L'immunità o inviolabilità di cui gode il presidente francese, frammista al conflitto di interessi tra il suo status di parte civile nel processo contro il rivale de Villepin e al tempo stesso capo di un esecutivo in molti modi influente sull'azione giudiziaria, è solo una parte del problema.
Al direttore - Se a Parigi Sarkozy, che gode di immunità costituzionale e che sulla magistratura ha il potere che gli deriva dalla presidenza del Consiglio superiore, può essere parte civile nel processo contro de Villepin, a Roma non possono che venir meno quei luoghi comuni tanto amati dai collaboratori del quotidiano di Largo Fochetti. A Villepin, magari antipatico ma pur sempre “citoyen”, tocca subire un processo nel quale accusa e difesa non hanno le stesse armi e nel quale la terzietà del giudice tende a scomparire. Che cosa resta della mitica “égalité”, in nome della quale Berlusconi dovrebbe essere “citoyen” e basta? E qualora Villepin venisse assolto, come e perché negargli poi il diritto di ritorcere l'accusa di calunnia e falso contro chi lo aveva denunciato? Sono argomenti sui quali senso dello stato e senso della libertà dovrebbero suggerire comparazioni meno affrettate. Se avvenisse anche su “Repubblica”, chapeau!
Luigi Compagna, senatore Pdl
L'immunità o inviolabilità di cui gode il presidente francese, frammista al conflitto di interessi tra il suo status di parte civile nel processo contro il rivale de Villepin e al tempo stesso capo di un esecutivo in molti modi influente sull'azione giudiziaria, è solo una parte del problema; che dire, monsignor Marchetto, della energica azione di respingimento dell'immigrazione clandestina, arresti e deportazione di centinaia di persone in luogo ignoto?
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