Delirando - di Lodovico Festa
Il complotto anti Cav. non esiste, ma è meglio colpire per primi
Se continuassi a delirare, riterrei che se quella di questi giorni non è l'espressione dei colpi di mano di qualche estremista in toga ma una strategia minimamente pensata come unitaria, sarebbe difficile sconfiggere un'azione di questo tipo senza coordinare una reazione. Sia ben chiaro, anche da delirante, non credo a complotti tipo Protocolli di Sion, Spectre o a quello sfessato di Licio Gelli; ritengo, però, che non manchino forze interessate a condizionare la politica.
Naturalmente confido nella magistratura. E se una persona così perbene come Carlo De Benedetti dice che è un atto di giustizia far pagare alla Fininvest 750 milioni di euro come compensazione del suo mancato dominio su Mondadori, ne prendo atto. Non è credibile, poi, che nel nostro paese sin dal 1992 ampi settori del potere giudiziario, di concerto con solidi ambienti dell'establishment, lavorino per difendere, consolidare ed espandere un sistema d'influenza oligarchico sovrapposto alla sovranità popolare come fonte del potere democratico. Così leggo “naturalmente” la sentenza del tribunale di Milano sul caso Mondadori.
Contro natura penserei cose diverse. Per esempio, come sia terribile per uno stato di diritto che l'attività giudiziaria sia condizionata dalla politica. Ma come sia peggio, oltre al limite dell'impazzimento del sistema e delle singole persone, che un potere giudiziario, senza pesi e contrappesi, decida come si svolge la vita di un paese: chi vince le elezioni, chi possiede giornali, chi conta nella finanza. Come in Iran. Come nel “Tallone di ferro” di Jack London quando viene liquidato il capitalista John Cunningham, a cui viene tolta l'azienda, la casa, il conto in banca perché seguendo la figlia Avis si è legato alla lotta di Ernest Everhard.
Se invece di ragionare “naturalmente”, delirassi, magari mi verrebbe in mente che certe analisi sul disarmo unilaterale del centrodestra erano eccessivamente ottimistiche. E' evidente che dall'8 settembre permanente seguito al '92-'93 si esce con dialogo, confronto, esame dei problemi e non solo con la contrapposizione. Ma forse è ingenuo ritenere che – prima della soluzione di questioni di fondo del sistema istituzionale (per esempio la divisione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri), prima di garantire l'autonomia delle istituzioni elettive da qualsiasi potere improprio – sia auspicabile uno sfarinamento del centrodestra, una divisione tra chi difende le condizioni per far politica e chi cerca riconoscimenti politico-corretti.
Se continuassi a delirare, riterrei che se quella di questi giorni non è l'espressione dei colpi di mano di qualche estremista in toga ma una strategia minimamente pensata come unitaria, sarebbe difficile sconfiggere un'azione di questo tipo senza coordinare una reazione. Sia ben chiaro, anche da delirante, non credo a complotti tipo Protocolli di Sion, Spectre o a quello sfessato di Licio Gelli; ritengo, però, che non manchino forze interessate a condizionare la politica – si pensi allo strapotere di certi banchieri – e che a questo fine si possano mettere in movimento e trovare le necessarie convergenze ad esempio con certe toghe. Un vecchio notaio fiorentino ricordava che nel successo o nella sconfitta di una coniuratione elemento fondamentale è il tempo. Tra chi tenta di sovvertire una Repubblica e chi la difende, lo scontro è innanzi tutto su chi ha l'iniziativa e ruba il tempo all'altro. Delirando e machiavelleggiando mi verrebbe da suggerire i mezzi legislativi (da leggi che specifichino meglio i margini dei rimborsi per danno al ripristino di amnistie che attenuino gli effetti del summum jus-summa iniura) da impostare a tambur battente per fronteggiare un “attacco” che “naturalmente” esiste solo nei miei incubi.
Sempre delirando, suggerirei che, se la portata dell'attacco continuasse in modo articolato (per esempio abolendo il lodo Alfano, e accumulando nuove vicende graziosamente coordinate dal circuito mediatico-giudiziario), diverrebbe indispensabile un passaggio elettorale. La sovranità popolare è l'energia fondamentale di una democrazia, va esercitata nei modi definiti dalla Costituzione e dalle leggi, ma va anche riattivata ogni volta che si tenta di delegittimarla. Come diceva Aldo Moro: non ci si fa processare nelle piazze. Nella Costituzione, ma vivificati dalla sovranità popolare, si può resistere a qualsiasi tentativo di sabotare le istituzioni.
Sempre in mezzo ai deliri, mi pare di sentire qualcuno che mi dice che non sarà possibile votare, che come nel 2005 ci fu un governo Dini, oggi ce ne sarà uno Fini. Anche da delirante non mi pare proprio che questa sia la situazione. Comunque, sempre ispirandomi al notaio fiorentino, è meglio vedere subito le carte dei coniuratores, piuttosto che lasciare che si dipani una trama capace di acquisire forza nel suo svolgersi. Ma potrebbe finire male? Bè, certo. E allora? Allora mi metterei a dire scemenze alla Umberto Eco. Quel che dovremmo aspettarci non sarà certamente un regime totalitario classico, ma un grande pantano peggio di quello visto con Romano Prodi: magistratura così centrale da cannibalizzare anche i suoi sostenitori, strapoteri delle due o tre grandi banche autorizzate a non occuparsi della produzione ma solo dei loro pasticci immobiliaristici e a truffare le vecchiette, dittatura del pensiero unico di Repubblica (quei poveretti della Cei si accorgeranno che cosa gli succederà senza il circo berlusconiano che consente una libera dialettica) accompagnata dall'imperversare di un Carlo De Benedetti sempre più scoppiato come imprenditore e persino come speculatore finanziario. Forse avremmo più telefilm grazie all'avanzare di Rupert Murdoch. Alla fine l'unica (improbabile) alternativa – qui al nord – sarà la secessione per mettersi sotto l'ala di una Germania dove almeno non c'è la dittatura di banche e pm… Quasi in pensione, sono spinto da affetti famigliari a guardare con interesse alla penisola calcidica, terra dove greci, armeni ed ebrei scapparono quando ufficiali e magistrati turchi si misero a massacrarli. Potrei aspettarvi lì. Per delirare insieme.
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