La controversia in chiesa su Obama

Paolo Rodari

Creato cardinale da Wojtyla, messo alla guida dell'episcopato americano da Ratzinger, il quasi 73enne arcivescovo di Chicago Francis George spiega al Foglio di portare nel magistero di tutti i giorni “un po' di entrambi i Pontefici”.

    Creato cardinale da Wojtyla, messo alla guida dell'episcopato americano da Ratzinger, il quasi 73enne arcivescovo di Chicago Francis George spiega al Foglio di portare nel magistero di tutti i giorni “un po' di entrambi i Pontefici”. E il suo ultimo lavoro, in effetti, – si chiama “The difference God makes: a catholic vision of faith, communion, and culture” e viene presentato domani alle 18 alla Lateranense – deve molto sia al pensiero filosofico e antropologico di Giovanni Paolo II, sia “alla lotta contro l'individualismo e il relativismo propria di Benedetto XVI”. “Tutto il libro – spiega il porporato – è contro l'individualismo e a favore di una visione dell'uomo relazionale. L'uomo è relazione anche se la società di oggi vuole dimenticarsene. La prima relazione dell'uomo è quella con Dio, poi viene quella con gli altri. Grazie al riconoscimento di chi sia Dio, l'uomo può relazionarsi con gli altri, con i fratelli nella chiesa e con gli individui nella società. Una concezione dell'uomo che, invece, non tiene conto del suo essere con Dio e con gli altri è falsa”.

    Se l'essere è relazione, tutta la realtà va vista nel suo insieme, fuggendo dall'individualismo. “Anche la politica – spiega George – dovrebbe abituarsi a guardare la realtà fuggendo da una frammentazione figlia d'una visione per scomparti delle cose. Alla politica occorre una visione unitaria dell'uomo. Oggi la maggiore difficoltà che abbiamo come chiesa è quella di comunicare alla società che esiste una gerarchia di valori che tiene conto del tutto e non soltanto del particolare. Prendiamo la questione dell'aborto o della vita in generale. La voce della chiesa è ascoltata negli Stati Uniti, ma è anche molto osteggiata. E le critiche hanno luogo per un motivo: perché la nostra società ritiene che l'individualismo e la libertà di scelta siano il valore più importante da tutelare. Certo, alla base c'è un concetto parziale di libertà, ma il problema valoriale resta. Il libero arbitrio oggi vale di più della vita. La difesa della vita è ritenuta anch'essa un valore, ma la libertà di scelta è considerata un valore più importante. E la cosa è evidente anche quando si parla della guerra: si va alla guerra per proteggere la libertà ma spesso, in nome della libertà, la vita viene sacrificata. E' per questo che l'aborto viene messo in secondo piano: perché c'è un concetto riduttivo di libertà. In fondo è un concetto di libertà che non tiene conto di Dio, che l'uomo è relazione con Dio, non è solo”.

    George spiega che con l'Amministrazione Obama la sua chiesa, anche e soprattutto sulle questioni etiche, ha sempre voluto il confronto: “Il confronto anche tra visioni contrapposte, il confronto che a volte diventa lotta, ma un confronto leale”. Cioè? “La morale della chiesa su certe tematiche non è mai cambiata. Non vedo difformità di pensiero nella chiesa. L'Osservatore Romano – è vero – può aver scritto dieci righe favorevoli a Obama, qualche altro cardinale può aver parlato in termini entusiastici dell'attuale Amministrazione americana, ma al di là delle trovate giornalistiche il punto resta uno: la chiesa non può tradire se stessa. Prendiamo la guerra in Iraq: abbiamo fatto una dichiarazione contro la guerra all'inizio. Ora siamo per un ritiro responsabile, che venga portato avanti con cautela. Ma la nostra morale è sempre la stessa. Sono i politici e le politiche che cambiano. Talvolta può capitare che ci identifichiamo di più con un partito, a volte con un altro. Ma la sostanza non cambia. Quarant'anni fa l'aborto in America era illegale e non c'erano connotati politici. E la chiesa, oggi come quarant'anni fa, ancora oggi che l'aborto da questione morale è divenuta questione politica, difende la vita e condanna ogni interruzione volontaria di gravidanza”. Obama quando è stato ricevuto dal Papa se ne è andato con la Dignitas personae, l'istruzione vaticana dedicata alle questioni bioetiche. Un'apertura la sua? “Non voglio mettere in dubbio la sua sincerità. Noi, per ora, non possiamo fare altro che sperare”.