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L'offensiva leghista all'Unità d'Italia è Dante in dialetto

Cristina Giudici

Il comitato dei garanti per il progetto governativo dei 150 anni dell'Unità d'Italia presieduto da Ciampi chiede più attenzione alla lingua italiana diffidando di ogni iniziativa mirata a valorizzare i dialetti. Da parte sua, dopo che con il film Barbarossa Bossi ha portato sugli schermi quello che lui ha definito “il risorgimento padano”, Telepadania lancia una nuova offensiva politico-linguistica. Ricorrendo al Sommo Poeta, propone una miniserie televisiva dedicata a cinque canti dell'Inferno tradotti in dialetto cremonese.

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    Il comitato dei garanti per il progetto governativo dei 150 anni dell'Unità d'Italia presieduto da Carlo Azeglio Ciampi chiede più attenzione alla lingua italiana (considerata fondamentale per l'unità culturale) diffidando di ogni iniziativa mirata a valorizzare i dialetti. Da parte sua, dopo che con il film Barbarossa Bossi ha portato sugli schermi quello che lui ha definito “il risorgimento padano”, Telepadania lancia una nuova offensiva politico-linguistica. Ricorrendo al Sommo Poeta, propone una miniserie televisiva dedicata a cinque canti dell'Inferno tradotti in dialetto cremonese. Venerdì sera alle 21 la televisione del Carroccio manderà in onda la prima puntata di un programma che si intitola “L'inferno a la me manéra”, in cui verranno riassunti e poi recitati alcuni dei canti più noti della Divina Commedia. “Un'operazione culturale” così la definisce il direttore di Telepadania Roberto Fiorentini, che ha già mandato in onda vari telegiornali regionali in dialetto.

    “L'inferno a la me manéra” è il titolo di un libro scritto da un cremonese, Sergio Marelli, un ex ristoratore scomparso nel 1994 che non avrebbe nulla da invidiare a Roberto Benigni. Se Benigni infatti va raccontando da tempo con ostentata fierezza dei macellai toscani che recitavano a memoria i versi della Divina commedia, l'ideologo della divina commedia in dialetto, scoperto e lanciato dal Carroccio, aveva addirittura un ristorante, “Il Centrale”, che si trovava nel cuore del centro storico di Cremona, dove nel tempo libero riuniva gli appassionati della cultura locale e traduceva la Divina Commedia. Una passione e un'ossessione, pare, al punto che quando è morto, dicono oggi i suoi amici e familiari, teneva stretta fra le mani la sua edizione della Divina Commedia. Per la nuova offensiva culturale del direttore di Telepadania, Roberto Fiorentini, è riuscito anche a trovare un volto e una voce: Agostino Melega, che è nato a Sant'Agata Bolognese e si definisce uno studioso dell'antropologia padana e delle tradizioni locali. E' lui che venerdì reciterà i primi versi della Divina Commedia che tradotti in dialetto diventano così: “In s'ì trentacìinch àn de la me vìta, sùn' rivàat sota na buscàja scuura. La stràda ò pèers, la stòorta e pò la drìta!”.

    Agostino Melega ha scritto sei commedie teatrali in cremonese, di cui una dedicata alla vita del condominio messa in scena in un'osteria “con attori e comparse comuniste”, ha detto al Foglio. “Il dialetto cremonese è adatto alla Divina Commedia perché è uno dei dialetti più musicali della Lombardia”, ci ha spiegato. “La premessa è questa: alla fine del 1° libro del De Vulgari Eloquentia Dante traccia una specie di canone ascendente della realtà linguistica italiana. Volendo indicare i vari livelli di tale progressione, si riferisce a singoli casi e, allargando man mano l'area considerata, colloca alla base di tale canone il dialetto cremonese. Infatti Dante ha scritto: “Affermiamo dunque che questo volgare, che abbiamo dimostrato essere illustre cardinale, aulico e curiale, è quello stesso che si chiama volgare italiano. Infatti, come è possibile trovare un volgare proprio di Cremona, così è possibile trovarne uno proprio della Lombardia, così è possibile trovare tutti i tali volgari, così è possibile trovarne uno proprio di tutta l'Italia. E come il primo si chiama cremonese e il secondo lombardo e il terzo semi-italiano, così il volgare proprio di tutta l'Italia si chiama italiano”.

    La premessa pare un po' forzata, ammettiamolo, ma sufficiente a portare avanti l'offensiva sui dialetti lombardi. Fra i canti scelti dall'inferno e tradotti in cremonese ci sarà anche il canto XXVIII in cui si trova ovviamente Maometto. (“Or vedi com'io mi dilacco! vedi come storpiato è Maometto! Dinanzi a me sen va piangendo Alì, fesso nel volto dal mento al ciuffetto”) tanto per non dimenticare i temi cari alla Lega sulle guerre di religione. Non sappiamo come la prenderanno i dantologi, ma Telepadania, forte dei suoi 600 mila telespettatori non arretra: “Abbiamo iniziato con gli spettacoli in milanese, abbiamo proseguito con le poesie dialettali e con i telegiornali e ora abbiamo puntato sulla Divina Commedia tradotta da esperti che da anni studiano il valore letterario delle lingue locali”, osserva il direttore di Telepadania. E con un discreto successo, visto che alla vigilia della messa in onda è già arrivata, pare, una telefonata quantomeno incuriosita di un dirigente Rai.

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