L'aula sorda e grassa - lo strano caso del New Jersey

Perché il razzismo politically correct non ha pietà di sovrappeso e bassi

Maurizio Crippa

Nel New Jersey può succedere di tutto, come diceva Woody Allen. Ma non era ancora accaduto che l'ideologia politicamente corretta scegliesse proprio il piccolo stato per gettare la maschera, e mostrare il suo volto discriminatorio e tutt'altro che benevolo. Succede che si va alle elezioni.

    Nel New Jersey può succedere di tutto, come diceva Woody Allen. Ma non era ancora accaduto che l'ideologia politicamente corretta scegliesse proprio il piccolo stato per gettare la maschera, e mostrare il suo volto discriminatorio e tutt'altro che benevolo. Succede che si va alle elezioni. E che il governatore uscente e ri-candidato democratico alla poltrona di governatore, John Corzine, sta muovendo una campagna denigratoria al limite dell'insulto contro il suo sfidante repubblicano, l'ex procuratore dalla mano pesante Chris Christie, per via dei suoi chiletti di troppo e pesantemente portati. In uno spot televisivo del “fitness buff” Corzine, uno che si fa i suoi 10-15 chilometri di corsa a settimana, si vede il suo pacioso avversario che esce faticosamente col suo panzone da un suv, lento lento, impacciato. E antiestetico, si presume, soprattutto inquadrato di spalle. Almeno sulla scorta di quell'estetica “fit” che il progresso vorrebbe imporre come nuova dittatura a un renitente proletariato. E nel caso che i telespettatori non avessero capito, una voce fuoricampo ricama doppisensi.

    Pure i media nazionali hanno notato l'inedita e inaudita iniziativa.
    Chris Christie assomiglia a Fred Flintstone-John Goodman, il tipico “white fat man” popolare che si incontra ovunque, solo con un'aria un po' più carogna (si sa, è di destra). Ma il poveretto ha dovuto ammettere di aver lottato con la sua taglia fin da ragazzo, e ha definito “stupida e ridicola” la mostrificazione della sua ciccia. Bill Baroni, senatore repubblicano del New Jersey, ha detto che Corzine rischia il “backlash” delle decine di migliaia di cittadini in quotidiana lotta con il loro peso: “E diventa dura, quando gente che tu ti aspetteresti migliore si prende gioco di te”.

    Ma la questione è meno semplice.
    Nel paese che si è inventato la correttezza politica, la ripulitura del linguaggio e tutti quegli ipocriti lacciuoli alla libertà di pensiero che Robert Hughes aveva già sepolto vent'anni fa sotto la “cultura del piagnisteo”, l'unica cosa che non viene perdonata è il sovrappeso. Il grasso è una colpa sociale. Si può avere qualsiasi imperfezione fisica e persino morale, e ognuno la tollererà. Ma il peso – chissà perché – è peso di una colpa: e dunque si può additare chi ne porta a spasso la carne al pubblico scherno. Non che Corzine sia fuori di testa, infatti. Ha fatto svolgere un'indagine dalla Monmouth University sulla prima cosa che agli elettori viene in mente quando pensano a Christie. “Fat”, è stata la risposta più frequente. E “fat” allora sia. E che sia un democratico ad accanirsi sulla vittima di un male sociale è paradossale, ma forse neanche tanto. Solo ai sordi, forse, non si perdona altrettanto: la gente solitamente s'incazza, con chi chiede di ripetere due volte un nome, alza il volume della tv, strilla nel telefonino. Lo scorretto scrittore inglese David Lodge ci ha scritto sopra un libro esilarante, “Il prof è sordo”, in cui il peggioramento dell'udito è la misura di un ridicolo ridimensionamento sociale.

    Ma ci sono anche altri tipi di imperfetta fisicità che,
    misteriosamente, sfuggono al manto uniforme della correttezza. E anzi, al rovescio, squarciano il velo dell'ipocrisia. Prendete lo strano caso dell'energumeno tascabile. La battuta è abrasiva e scorretta, non per niente l'ha sibilata Massimo D'Alema: “Brunetta? Un energumeno tascabile”. Al ministro Renato Brunetta non perdonano niente. Ma l'ultima volta che si è maramaldeggiato sulla statura, al governo ci stava Fanfani. In quell'evo antico i ciechi erano ancora ciechi, e si facevano battute sui governi di “Piccoli, Storti e Malfatti”. Oggi chiamerebbero la Digos. Per non dire di Gad Lerner. Il profeta del bastardato, nel senso del diritto universale a essere imperfetti e diversi, su Vanity Fair ha infarcito un pezzo contro Brunetta di ammiccamenti altimetrici: “Il ministro s'è voluto ritagliare su misura”, “tarpato la carriera”, “Brunetta ingigantisce”. Fino al raccapricciante: “Perché dovremmo assumere come questione politica quello che è soprattutto un complesso d'inferiorità mal risolto?”. Ma anche la gauche, da anni impiccata ai suoi rituali di correttezza ideologica, in Francia malmena di gusto il brevilineo Sarkozy, e le battute sui tacchi vietati di Cécilia e Carlà ingrassano i giornali. Mentre la perfida stampa inglese non perde occasione di scrivere che nelle “photo opportunity” Sarko si mette sempre sul predellino. La cultura dei diritti, dell'uguaglianza e della cittadinanza, a volte sbanda per le vecchie vie. Un fascismo corretto, “l'aula sorda e grassa”.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"