"Io non voglio il posto fisso", dice Falasca

Marianna Venturini

Se il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha riscoperto il valore del posto fisso e sostiene che la stabilità delle famiglie si fondi sull'impiego stabile, esistono giovani (e meno giovani) che la pensano al contrario. Lo dimostra il gruppo su Facebook dall'esplicativo nome “Io non voglio il posto fisso, io voglio lavorare” che ha quasi 4mila iscritti ed è diventato una proposta di legge avanzata da diversi deputati del Pdl (Della Vedova, Cazzola, Martino, Moles, Golfo e Raisi).

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    Se il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha riscoperto il valore del posto fisso e sostiene che la stabilità delle famiglie si fondi sull'impiego stabile, esistono giovani (e meno giovani) che la pensano al contrario. Lo dimostra il gruppo su Facebook dall'esplicativo nome “Io non voglio il posto fisso, io voglio lavorare” che ha quasi 4mila iscritti ed è diventato una proposta di legge avanzata da diversi deputati del Pdl (Della Vedova, Cazzola, Martino, Moles, Golfo e Raisi). “Quelli che il posto fisso non ce l'hanno e non lo vogliono, quelli che il posto fisso ce l'hanno ma sognano di lasciarlo”. In pratica l'opposto di quanto sostenuto da Tremonti.

    Piercamillo Falasca, laureato in Economia alla Bocconi, è vicepresidente dell'associazione Libertiamo, nonché il fondatore del gruppo e dissente dalle parole del ministro: “Sbaglia, dovrebbe spingere verso un'innovazione culturale invece di tornare indietro, verso il mito del posto fisso”. L'idea di Falasca è che la mobilità sia un valore “perché aumenta le competenze, costringe a una continua specializzazione e migliora le prospettive future”. Il gruppo su Facebook è stato ha creato un anno fa “dopo una puntata di Annozero in cui la retorica delle garanzie lavorative per tutti” lo avevano spinto a fare qualcosa che andasse nella direzione contraria. 

    Bisogna quindi “capovolgere l'idea che il precariato sia solo un problema e trarne lo spunto migliore per le nuove generazioni. Falasca crede che i giovani debbano “chiedere una diminuzione delle garanzie a chi ne ha troppe” e allo stesso tempo prepararsi a “un futuro lavorativo meno lineare, che non significa meno soddisfacente”, perché non può continuare ad esistere un mercato spaccato in due in cui i giovani dipendono dal patrimonio accumulato dai genitori”.

    Falasca propone quindi un “patto intergenerazionale, un nuovo '68, questa volta della libertà” perché si creino le opportunità di cui il mercato e i giovani hanno bisogno. Insomma, “Tremonti dovrebbe avere a cuore il bene del paese”. Che per il giovane economista significa proporre altro.
    “Un governo che si ponesse davvero il problema del futuro dei giovani, - conclude Falasca – dovrebbe fare questo tipo di riforma: aumentare l'età pensionabile e irrobustire gli ammortizzatori sociali”.

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