Tutto ma non i calzini turchesi, per favore

Annalena Benini

Dario Franceschini ha lanciato un appello molto serio, l'ha fatto mostrando un polpaccio vestito con una calza un po' scesa, che faceva le pieghe: calzini turchesi per tutti. Ecco, oltre alle cravatte larghe come borse dell'acqua calda, oltre ai colli ortopedici delle camicie, oltre ai pantaloni senza pinces, pure i calzini turchesi per coltivare meglio l'orrore umano. I calzini (ma la parola già da sola dà i brividi, viene in mente un uomo senza vestiti e con l'aggravante, appunto, dei calzini dimenticati addosso, magari a righe) sono solo blu.

Leggi La passeggiata del giudice in “calze turchesi” e i linciaggi d'antan di Giuliano Ferrara

    Dario Franceschini ha lanciato un appello molto serio, l'ha fatto mostrando un polpaccio vestito con una calza un po' scesa, che faceva le pieghe: calzini turchesi per tutti. Ecco, oltre alle cravatte larghe come borse dell'acqua calda, oltre ai colli ortopedici delle camicie, oltre ai pantaloni senza pinces, pure i calzini turchesi per coltivare meglio l'orrore umano. I calzini (ma la parola già da sola dà i brividi, viene in mente un uomo senza vestiti e con l'aggravante, appunto, dei calzini dimenticati addosso, magari a righe) sono solo blu. Anche neri, dicono, però fanno un po' prete.  Blu, lunghi (gambe accavallate, pantalone che sale e polpaccio livido è una visione infernale che non merita nessuno) e mai mai mai trasparenti, di quelli un po' eleganti che fanno intravedere la pelle sotto, velati come le calze delle donne. Perfetti per scarpe a punta e affusolate da ballerino di tip tap. Perfino Massimo D'Alema, pur spendendo molto in scarpe come da leggenda, sbaglia le calze e le indossa grigio topo. David Letterman è un artista, e indossa calze bianche, che Anna Wintour durante l'intervista definì ironicamente “molto interessanti”, per significargli un distaccato, civile disprezzo.

    I vezzi di un uomo dovrebbero stare lontani dalla scelta dei calzini, anche perché un uomo, impegnato a salvare il mondo, guidare nazioni, portare a termine guerre, non può avere il tempo di pensare alle calze, che in lavatrice si spaiano sempre e allora è molto meglio che siano tutte uguali, tutte blu, così si risparmiano preziosi minuti spesi in ineleganti imprecazioni (un vero uomo non dovrebbe mai urlare: dov'è il mio calzinooo, quello a pallini?, è una drammatica perdita di credibilità). Da parecchi anni c'è poi la moda delle calze di lana a righe colorate, colorate come certe cravatte “divertenti”, così non si capisce più se uno al collo ha una calza e ai piedi una cravatta, insomma perché gli uomini devono complicarsi inutilmente la vita, hanno per caso voglia di provare a camminare anche sui tacchi a spillo?, probabilmente sì, ma non è ancora il momento di confessarlo.

    L'appello di Franceschini naturalmente prescinde dall'estetica
    , è una cosa politica, profonda: vuole mostrare che “il Pd ha mantenuto la capacità di indignarsi” nei confronti di uno stupido servizio televisivo, una pseudo assassination senza nemmeno il character, nei confronti di un giudice che aspettava l'apertura del barbiere: e allora si potrebbe optare per una spilletta, una penna da lasciar spuntare dal taschino, o magari una maglietta con su scritto: not in my name o anche non sono una calza a sua disposizione. I calzini turchesi no, c'è già tanta sofferenza in giro, non facciamoci dell'altro male.

    Leggi La passeggiata del giudice in “calze turchesi” e i linciaggi d'antan di Giuliano Ferrara

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.