Ecce homo

Annalena Benini

Va bene il corpo delle donne, gli appelli, le firme, l'indignazione, ma al corpo degli uomini chi ci pensa? Chi li difenderà da loro stessi, chi si scaglierà contro lo sfruttamento dell'avvenenza, chi protesterà contro l'uso velinizzante dell'autobiografia? “Sono consapevole di essere in qualche modo definito una persona di successo”, scrive Matteo Marzotto nelle prime due righe di “Volare alto, quel che ho imparato fin qui dalla vita”.

    Va bene il corpo delle donne, gli appelli, le firme, l'indignazione, ma al corpo degli uomini chi ci pensa? Chi li difenderà da loro stessi, chi si scaglierà contro lo sfruttamento dell'avvenenza, chi protesterà contro l'uso velinizzante dell'autobiografia? “Sono consapevole di essere in qualche modo definito una persona di successo”, scrive Matteo Marzotto nelle prime due righe di “Volare alto, quel che ho imparato fin qui dalla vita”. Marzotto, figlio di Marta, presidente dell'Agenzia Nazionale del Turismo, ha imparato moltissime cose nei suoi primi quarant'anni, ma ancora non ha sciolto i dubbi, scrive, fra: “Bici/moto, bionde/more, doppiopetto/gilè, sci di fondo/motociclismo da corsa, mediazione/attacco, Rachmaninov/Pausini, scarpe su misura/sneakers”.

    L'uso oggettistico e inaccettabile del corpo degli uomini ha fatto sì che questo rampollo dell'imprenditoria italiana venisse spesso picchiato da Naomi Campbell e si trovasse costretto a dirlo nelle interviste, invece di custodire dignitosamente il segreto. Nell'autobiografia racconta di quando lei, furiosa perché aveva incontrato su una barca una ex amica, gli tirò “un pesante accendino e se mi avesse colpito in testa sarei rimasto tramortito al suolo”. Ma un uomo che vola alto e che è stato presidente della maison Valentino (anche se nel film “Valentino, the last emperor”, Valentino Garavani non gli presta grande attenzione), sa come trarsi d'impaccio di fronte ai momenti cruciali dell'esistenza: “A quel punto avevamo due possibilità: andare a Cortina o a Capalbio”.

    Sono decisioni difficili, ma con piglio da grande condottiero Matteo Marzotto optò infine per Capalbio: Naomi però aveva duecentosette chili di valigie Louis Vuitton, così ci volle tutto l'uso di mondo tramandato nei secoli per convincere la signora del check-in a farli partire da Palermo, con la geniale idea di regalarle “due fotografie bellissime con dedica” di Naomi. Ci sono anche le foto, di questo bel rampollo in cerca di moglie (dice che la sua donna ideale deve essere in grado di viaggiare con un piccolo trolley ed essere comunque naturalmente elegante e cosmopolita, “trovarsi a proprio agio anche in situazioni formali”), c'è lui travestito da Donatella Versace, per esempio, con parrucca bionda per sdrammatizzare, ma c'è anche lui molto serio che spiega quali sono i problemi dell'Italia, loda Confindustria e dice che aspirerebbe a un dibattito politico più elevato. “Ahimé, si vola basso. Forse, se diventassi anch'io un politico, incorrerei negli stessi errori”. Caro Matteo Marzotto, resista alla tentazione: il mondo è cattivo ed è molto meglio, in certi casi, puntare sul corpo.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.