Money League/7

Perché la Champions sta diventando un incubo per Real e Barcellona

Francesco Caremani

A Madrid più che un sogno è diventato un incubo dopo gli anni felici a cavallo del secolo, nei quali il Real sembrava vicinissimo alla storica conquista, quando ancora nel calcio tutto pareva possibile e nessuno si era messo a fare i conti in tasca alle società, almeno non pubblicamente. La decima coppa, se le Merengues dovessero conquistarla in questa stagione, più che un traguardo sportivo rappresenterà un traguardo economico fondamentale, senza il quale rischiano un disastro finanziario senza precedenti.

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    A Madrid più che un sogno è diventato un incubo dopo gli anni felici a cavallo del secolo, nei quali il Real sembrava vicinissimo alla storica conquista, quando ancora nel calcio tutto pareva possibile e nessuno si era messo a fare i conti in tasca alle società, almeno non pubblicamente. La decima coppa, se le Merengues dovessero conquistarla in questa stagione, più che un traguardo sportivo rappresenterà un traguardo economico fondamentale, senza il quale rischiano un disastro finanziario senza precedenti. Pochi sanno, infatti, che l'indebitamento dei club spagnoli è arrivato a livelli di guardia e che questa estate la preoccupazione era forte, col rischio che importanti società non potessero iscriversi al campionato.

    José Maria Gay de Liébana, titolare della cattedra di Economia finanziaria e contabilità presso l'Università di Barcellona, ha infatti presentato uno studio (fonte Don Balon) dal quale risulta che i debiti delle squadre della Liga sono saliti, dal 2007 al 2008, da 2,78 miliardi di euro a 3,44 e i costi di gestione da 1,38 a 1,62 miliardi. Debiti coperti in gran parte dal patrimonio immobiliare che corrisponde a 3,79 miliardi. Una situazione che rischia di esplodere e che vede Real Madrid e Barcellona, le due grandi del calcio spagnolo, in prima fila. I bianchi di Madrid hanno 562,78 milioni di debiti contro i 437,79 dei blaugrana, ma sono primi anche in fatturato: 365,8 milioni di euro nel 2007-08 (ultima stagione disponibile), contro i 308,8 del Barça, terzo è il Siviglia con 84,6.

    Un duopolio che Gay de Liébana ha sottolineato con le cifre dell'ultimo decennio, mettendo in evidenza entrate e uscite delle due società che rappresentano una fetta fondamentale della storia e del presente del calcio mondiale. Dal 2000 al 2009 il Real Madrid ha speso 3.097 milioni di euro e ne ha incassati 2.538, cifre da capogiro. A niente, sottolinea lo studio catalano, è servita la speculazione della Ciudad Deportiva durante il primo mandato di Florentino Perez, poiché la società ha continuato a spendere senza sosta: nel 2002 ci sono 471 milioni di uscite e solo 152 di entrate, l'anno prima 224 contro 138, quello dopo 290 e 193. Ma quel Real vinceva, soprattutto in Champions League, e allora tutto sembrava possibile e i soldi solo un mezzo per arrivare sul tetto del mondo.

    Tanto che anche il Barcellona si era fatto prendere la mano spendendo più di quanto riusciva a incassare, ma dal 2004 in Catalogna c'è stata una retromarcia importante: maggiore attenzione al bilancio e al settore giovanile. Anche perché il club catalano aveva tentato un'operazione simile a quella della Ciudad Deportiva madridista ma senza lo stesso successo. Gay de Liébana, però, numeri alla mano ha distrutto in un attimo l'alone di magia che circonda le vestigia del Nou Camp, affermando che "'Mes que un club' non significa niente". Imputando a Joan Laporta un atteggiamento e una politica stoltamente nazionalisti che non permette ai blaugrana di sfondare nel mercato mondiale col proprio merchandising, mentre il Real Madrid spopola con i suoi gadget e le sue magliette, Kakà e Cristiano Ronaldo in testa.

    C'è, però, un aspetto non trascurabile nella gestione della propria immagine finanziaria. Mentre, infatti, i bilanci del Barcellona si trovano nel sito del club, quelli del Real Madrid non sono pubblicamente disponibili, mettendo in evidenza una differenza di trasparenza amministrativa di non poco conto, dato che entrambe le società hanno un sistema di soci unico al mondo.

    Barcellona e Real Madrid sono le più belle, hanno comprato i giocatori più forti e sono in procinto di vincere tutto quello che si para sulla loro strada, con una possibile finale di Champions, il 22 maggio prossimo al Santiago Bernabeu, tutta spagnola.
    Ma che sia la decima di Raul o la terza di Xavi, il calcio spagnolo, nonostante la Liga sia seconda per introiti solo alla Premier League, rischia il tracollo finanziario anche per colpa degli assetti societari. Gay de Liébana, infatti, giudica ormai superato e deficitario il modello delle Sociedades Anonimas Deportivas, lanciando un monito: "Non tarderemo a vedere magnati russi acquistare i club spagnoli". Una volta si diceva “franza o spagna purché se magna”, traducendo: “rusos o americanos, sempre que ganar”.

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