Arcore non si comanda

Il Cav. vince offrendo a Tremonti una cabina di regia

Salvatore Merlo

Dopo una visita di Umberto Bossi, Silvio Berlusconi ha avuto un secondo incontro con Giulio Tremonti ad Arcore. Il risultato sembra essere una vittoria di Berlusconi e del Pdl, che hanno ribaltato le richieste del ministro dell'Economia.Tremonti riceve garanzie, la guida di un Comitato economico creato ad hoc interno al Pdl, ma dovrà accettare maggiore collegialità nelle scelte di politica economica.

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    Dopo una visita di Umberto Bossi, Silvio Berlusconi ha avuto un secondo incontro con Giulio Tremonti ad Arcore. Il risultato sembra essere una vittoria di Berlusconi e del Pdl, che hanno ribaltato le richieste del ministro dell'Economia. Tremonti riceve garanzie, la guida di un Comitato economico creato ad hoc interno al Pdl, ma dovrà accettare maggiore collegialità nelle scelte di politica economica: sarà il timoniere di una cabina di regia. Non è un pareggio, ma un passo indietro del ministro, che salva le apparenze e conserva il suo posto in Cdm.

    La strategia è stata concertata dal Cav. col triumvirato dei coordinatori, l'appoggio dei capigruppo e il benestare del presidente della Camera Gianfranco Fini. Il partito aveva infatti fissato e confermato per il 5 novembre una seduta dell'ufficio di presidenza con all'ordine del giorno un documento economico di proposte alternative alla linea del ministro Tremonti. Un commissariamento di fatto con il superministro contumace. Il presidente del Consiglio – spiegano nel Pdl – ha voluto rovesciare i termini della questione: non è Tremonti a porre il premier di fronte a un aut aut ma è il capo del governo, primus super pares, a dettare le condizioni al suo ministro.

    D'altra parte le velate minacce di Bossi, che aveva formalmente avanzato la proposta di promuovere Tremonti al rango di vicepremier, erano state quasi subito largamente ridimensionate dai suoi interlocutori interni all'entourage berlusconiano: “Srumentali alle trattative per le regionali. Non ci siamo caduti”. Tanto che, lunedì sera, alla cena di compleanno del capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, un ministro di rango interpretava come un segno di debolezza tremontiana la presenza di Bossi al precedente appuntamento di Arcore: “L'essersi fatto accompagnare dallo zio non è stato un segno di grande forza politica”. Ma ora il caso sembra chiuso. O almeno questa è la linea che ieri sera Palazzo Chigi ha dettato prescrittivamente a tutti i ministri: “Basta liti pubbliche, basta polemiche”. Per ora. Perché, ammesso che il vertice si concluda con un'inequivocabile dichiarazione di pace, Tremonti si è inimicato ampi settori del suo stesso partito che non gli perdonano l'intesa troppo forte con la Lega.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.