Il focolare di Marrazzo

Annalena Benini

Ora che a tutti dispiace sinceramente per Marrazzo, un uomo distrutto, e lui in effetti va in ospedale a farsi certificare lo stress da caso trans, ora che ogni trans che passa per strada sorride e afferma che sì, certo, Marrazzo lo conosceva benissimo, anni e anni di frequentazione e soddisfazione reciproca, ora che davvero sarebbe il caso di finirla con le foto di Natalia e della Brendona, casa Marrazzo si chiude con lui che va in convento.

    Ora che a tutti dispiace sinceramente per Marrazzo, un uomo distrutto, e lui in effetti va in ospedale a farsi certificare lo stress da caso trans, ora che ogni trans che passa per strada sorride e afferma che sì, certo, Marrazzo lo conosceva benissimo, anni e anni di frequentazione e soddisfazione reciproca, ora che davvero sarebbe il caso di finirla con le foto di Natalia e della Brendona, casa Marrazzo si chiude con lui che va in convento (ma il convento nega) per ritrovare se stesso e lei che lo perdona e dice: “La mia famiglia comunque rimane unita”, oltre all'immagine di un lettone in ferro battuto “che Roberta si porta dietro da sempre come un nido, un estremo rifugio” (secondo un lacrimevole racconto del Corriere della Sera), da condividere ancora, come prima. Lei è la miglior terapeuta che possa esistere, “con la sua capacità di parlare, di ridere, di riflettere”. Anzi forse stanno per partire per una piccola vacanza (“per stare vicini, per ritrovarsi”). Lei lo perdona, ma prima dovrebbe fargli un occhio nero, usando magari il ferro battuto del lettone. Anzi due occhi, uno per Natalia e uno per la Brendona. Due occhi neri simbolici, almeno, per non offendere oltre la dignità delle donne, il club delle mogli, per svegliare Piero Marrazzo dall'incubo. Due occhi neri che virano al giallo per questo marito tramortito dai ricatti e dalle debolezze, un paio di pugni salutari per farlo riprendere. Lei, la moglie, l'unica autorizzata a incazzarsi. Tutto il resto non conta, tutto il resto non c'entra, la regione, la televisione, le dimissioni, il complotto, il magistrato, il Partito democratico, il video, la disperazione, il maglione al posto della cravatta, le gallerie fotografiche transessuali di Repubblica e Giuseppe D'Avanzo che dà la colpa dei trans a Berlusconi.

    Ognuno fa quel che gli pare, sappia però che risponderà alla funesta ira di una moglie cornificata da omaccioni strapagati. Una moglie arrabbiata, tradita, umiliata, può mettere ko la Brendona con un dito, figuriamoci un marito confuso. Una psicologa ieri sulla Stampa teorizzava che questi corazzieri con i tacchi, “tendono a creare un focolare alternativo: invitano a cena, magari cucinano le torte”. La cena? Le torte? Quindi è pure colpa delle mogli che non fanno le torte, adesso. Quindi è perché siamo diventate tanto cattive e poco comprensive. La moglie di Silvio Sircana scrisse, ai tempi, una lettera pubblica per dire quanta fiducia avesse in Silvio nonostante la foto in macchina sulla strada dei trans, ora la moglie di Marrazzo viene descritta come la migliore amica del marito. Sono delle eroine, sono delle sante, sono l'unico possibile rifugio dell'uomo che sbaglia, alla faccia del focolare alternativo trans, ma a quel convento di Montecassino, se davvero Marrazzo è andato lì, la moglie doveva accompagnarlo a calci.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.