Questa sera Juve-Samp all'Olimpico
Perché la Sampdoria è là davanti non per caso
Riccardo Garrone conosce già il sottile piacere di trovarsi là in alto. Lui c'era, in altro ruolo, quando la Sampdoria vinceva il suo primo e ultimo scudetto il 26 maggio 1991. Lui c'è oggi, quando i blucerchiati sono in testa alla serie A dopo un'eternità. Diciott'anni abbondanti, per l'appunto. Allora era lo sponsor, con il marchio Erg. Oggi è il proprietario.
Riccardo Garrone conosce già il sottile piacere di trovarsi là in alto. Lui c'era, in altro ruolo, quando la Sampdoria vinceva il suo primo e ultimo scudetto il 26 maggio 1991. Lui c'è oggi, quando i blucerchiati sono in testa alla serie A dopo un'eternità. Diciott'anni abbondanti, per l'appunto. Allora era lo sponsor, con il marchio Erg. Oggi è il proprietario di una squadra che ha saputo costruire l'attuale – e inattesa – supremazia facendo del low cost una filosofia di vita professionale. Questione di mentalità perché, se volesse, il petroliere Garrone potrebbe concorrere ad armi pari con il raffinatore Massimo Moratti. Ma non vuole, perché ha seguito da vicino quanto accaduto alla Sampdoria del suo amico (e petroliere) Paolo Mantovani: dal tetto di'Italia, nel segno di Gianluca Vialli&Roberto Mancini, al declino progressivo fino alla retrocessione.
Serie B in cui Garrone, nel 2002, raccoglie dagli eredi Mantovani una società senza prospettive risollevandola in quell'anno – e solo in quell'anno – con una campagna investimenti sontuosa per ottenere la promozione immediata. Ma, al momento stesso del ritorno in A, l'allora direttore generale (e oggi amministratore delegato) Giuseppe Marotta sa che dovrà fare i conti con un bilancio che non ammette deroghe, come pretende il presidente. E agisce di conseguenza, forte dei rapporti con i grandi club e della propria abilità a individuare opportunità. Dalle prime arrivano giocatori in sovrannumero che fanno al caso blucerchiato, la seconda consente di giungere per primi su elementi sottovalutati oppure considerati finiti. Si comincia con Angelo Palombo, preso a costo zero dal fallimento della Fiorentina, e si finisce con il caso più clamoroso, quello di Antonio Cassano. La Samp, per averlo, non ha tirato fuori un euro. Darà 5 milioni e mezzo al Real Madrid in caso di cessione: i soldi che gli spagnoli avevano elargito alla Roma. Come Marotta farà con l'Empoli per Nicola Pozzi, preso senza pagarlo e con un riscatto fissato a 5 milioni se l'ex attaccante prodigio tornerà se stesso.
Mosse e ragionamenti che, quest'anno, hanno portato a un secondo posto in classifica costato appena 300 mila euro. E' la differenza tra quanto speso in estate al mercato (11 milioni e 300 mila euro) e quanto ricavato (11 milioni). Non solo, perché il low cost vale anche per gli stipendi, il cui totale parla di 24 milioni lordi: si va dai 3 milioni e 200 mila euro di Cassano (meno di quanto prendano Quaresma, Mancini e Suazo all'Inter…) ai 100 mila euro dei ragazzi più giovani. Una cifra complessiva che pone la Sampdoria all'undicesimo posto in serie A, tra Parma e Bari: due neopromosse.
Numeri che danno una dimensione del primato blucerchiato. L'altra è rappresentata dalla squadra, costruita sulle indicazioni di Gigi Del Neri. Uno che ha smussato gli angoli del suo carattere per ritrovare un rapporto produttivo con un Cassano mai “complice” nei suoi confronti. Uno che sa offrire il meglio di sé quando incontra l'ambiente dove poter lavorare in tutta serenità, mettendo l'elemento giusto nel posto giusto, fino a far funzionare perfettamente il motore di una squadra. Era stato così con il Chievo, lo è stato con l'Atalanta, lo è con la Sampdoria, dove l'artigianato povero (come ama ripetere Marotta) è di casa. E la nuova frontiera è già individuata. Ha i nomi di Vincenzo Fiorillo, Andrea Poli, Guido Marilungo, Mattia Mustacchio, Roberto Soriano. Sono i cinque ragazzi cresciuti in casa che Pierluigi Casiraghi ha chiamato nella nuova Under 21. La Nazionale da cui decollò la storia di Vialli&Mancini.
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