Parla l'uomo della bozza

"Ecco come pacificare la legislatura", parla Violante

Salvatore Merlo

Spacchettare le riforme, cominciando da quelle già largamente condivise. Luciano Violante recupera e precisa la proposta che sta maturando negli ambienti del Pdl vicini al presidente della Camera, Gianfranco Fini, in accordo col segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Un impulso all'apertura di una legislatura costituente ribadito, venerdì, anche dal Quirinale.

    Spacchettare le riforme, cominciando da quelle già largamente condivise. Luciano Violante recupera e precisa la proposta che sta maturando negli ambienti del Pdl vicini al presidente della Camera, Gianfranco Fini, in accordo col segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Un impulso all'apertura di una legislatura costituente ribadito, venerdì, anche dal Quirinale. Perché, ha detto Giorgio Napolitano, “anche le prospettive di ripresa economica sono legate alla capacità delle istituzioni di avviare riforme condivise”.

    Spiega Luciano Violante al Foglio: “Ci vuole un'opera di giardinaggio istituzionale. Bisogna mettere da parte l'estro creativo e porsi una domanda riformista: cosa è davvero necessario togliere, cosa cambiare, cosa aggiungere per migliorare il sistema? Per migliorarlo, non per cambiarlo”. Cosa è davvero necessario? “Pochi e profondi interventi. Trasformare il Senato in una Camera delle regioni, lasciare a Montecitorio la legislazione ordinaria e il potere di dare e togliere la fiducia, ridurre il numero dei parlamentari e rafforzare i poteri del presidente del Consiglio”. Come sostiene anche il presidente della Camera, e cofondatore del Pdl, Fini. “Sì. Il lavoro della fondazione di Fini, FareFuturo, e di quella di Massimo D'Alema, ItalianiEuropei, è prezioso. Adesso il contributo culturale e tecnico delle fondazioni deve trovare uno sbocco in Parlamento. Ma la madre di tutte le riforme è una nuova legge elettorale; un serio processo riformatore presuppone che il Parlamento sia una forza rappresentativa della società e non un consesso di nominati dalle segreterie”.

    Niente riforma dell'ordinamento giudiziario? “Se riformiamo tutte le altre istituzioni, è impossibile non rivedere l'assetto della Giustizia. La legge non è più idonea a legittimare il ruolo dei magistrati. Bisogna costruire un nuovo sistema di legittimazione: il Csm va rivisto e bisogna estrapolarne le funzioni disciplinari. Ma non è dalla Giustizia che bisogna cominciare”. Forse perché il tema è particolarmente divisivo visto il singolare e burrascoso rapporto tra la magistratura e Silvio Berlusconi? “Mi permetto di dare un suggerimento al centrodestra: la riforma dell'ordinamento non può avanzare se la magistratura è costretta dagli insulti e dalle intimidazioni ad arroccarsi in una posizione difensiva. Oggi le toghe rifiutano di discutere la riforma perché si sentono aggredite. Il potere politico non può pensare di risolvere con la forza un problema così delicato per la democrazia.  Non si può chiedere ragionevolezza se non si è ragionevoli”.

    E' davvero possibile l'accordo di centrodestra e centrosinistra, come sostengono Fini e Bersani, su alcuni – pochi – grandi temi? “Rilevo le recenti e significative dichiarazioni del presidente del Senato, Renato Schifani, a favore di una riforma del bicameralismo perfetto che trasformi il Senato nel luogo di incontro tra lo stato e le regioni. La condivisione è un fatto, bisogna tradurla in azione parlamentare. Credo ci sia accordo sulla necessità di confermare la semplificazione del sistema politico attraverso la riduzione del numero dei parlamentari. E credo sia opinione condivisa che i poteri del premier vadano rivisti: attribuendogli la facoltà di chiedere al capo dello stato, oltre alla nomina anche la revoca dei ministri. Al premier bisogna permettere di chiedere per i provvedimenti del governo un voto a data fissa, compatibile con la complessità della materia”.

    Al Senato sono incardinate alcune proposte di riforma costituzionale ma il dibattito non si è mai acceso. Al contrario è fuori dall'Aula e fuori dai partiti, ovvero nelle fondazioni, che sembra essersi depositato il ruolo dell'iniziativa politica. “Si è rotto, credo negli anni del terrorismo, il rapporto tra partiti e cultura. E' saltato il legame tra il partito e l'intellettuale che fornisce materiale critico ed elaborazione politica; una funzione ora svolta dalle fondazioni. Queste hanno un ruolo virtuoso e insostituibile, ma bisogna che anche i partiti facciano la loro parte e mi sembra che esistano le condizioni per mettere il Parlamento a lavoro”.

    Una nuova Bicamerale? “No. Non funziona, i luoghi di emergenza non funzionano, il Parlamento tende a rifiutarli. Non è un caso se tutte le riforme che sono state approvate fino a oggi hanno marciato attraverso la procedura ordinaria”. Violante ha battezzato una fondazione bipartisan che si chiama Italiadecide, ne fanno parte tra gli altri Giuliano Amato, Gianni Letta, Carlo Azeglio Ciampi e Giulio Tremonti. Un ottimo rapporto con Gianfranco Fini. Sembra il luogo deputato a fare sintesi. “Non è la nostra mission. Ma se ci venisse chiesto potremmo rifletterci”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.