Breve storia di una rivoluzione quasi fatta

La vita infernale dell'assenteista cronico al tempo di Brunetta

Annalena Benini

Il campanello era guasto, mia moglie mi aveva chiuso in cantina, ero in soffitta a cercare il termometro, ero morto e non potevo aprire la porta al medico fiscale. Un tizio ha fatto ricorso al Tar perché, assente dal lavoro per malattia, stava facendo la doccia e non ha sentito il medico suonare. Un altro perché ha avuto una colica proprio mentre quell'inopportuno del dottore arrivava con la valigetta. Sono gli assenti dal lavoro per malattia, popolo di bronchitici, tonsillitici, asmatici, gente veramente giù di forma, dipendenti pubblici vessati da Renato Brunetta, ragazzi svaporati a cui succedono cose pazzesche.

    Il campanello era guasto, mia moglie mi aveva chiuso in cantina, ero in soffitta a cercare il termometro, ero morto e non potevo aprire la porta al medico fiscale. Un tizio ha fatto ricorso al Tar perché, assente dal lavoro per malattia, stava facendo la doccia e non ha sentito il medico suonare. Un altro perché ha avuto una colica proprio mentre quell'inopportuno del dottore arrivava con la valigetta. Uno perché ha dovuto accompagnare la moglie senza patente a fare la spesa, sennò morivano tutti di fame (purtroppo il ricorso è stato respinto). Molti hanno dichiarato che si trovavano nel box auto. Sono gli assenti dal lavoro per malattia, popolo di bronchitici, tonsillitici, asmatici, gente veramente giù di forma, dipendenti pubblici vessati da Renato Brunetta, ragazzi svaporati a cui succedono cose pazzesche: non andare a lavorare per una forte forma influenzale che costringe a letto e, in stato di trance dovuta al delirio febbrile, ritrovarsi dal parrucchiere nell'orario di visita del medico fiscale, oppure in montagna su una pista da sci.
    Il ministro aveva dichiarato guerra a questo “popolo di fannulloni” più di un anno fa, creando scandalo, e non si era limitato a sbraitare.

    Misure restrittive. Decurtazioni dello stipendio nei primi dieci giorni di malattia (“Così se dopo una settimana che hai faticosamente ripreso il lavoro hai una ricaduta e stai ancora a casa, la trattenuta ricomincia e succede che alla fine del mese devi pagare tu lo stato e ringraziarlo di averti almeno tenuto il posto dopo trent'anni che ti occupi delle nuove generazioni e ti fai attaccare mostruose influenze da loro”, dice un insegnante che è andato in classe con il colpo della strega per non sottoporsi all'estenuante trafila della comunicazione, del certificato medico con raccomandata e dell'attesa del medico asl, figura a volte sadica di dottore che si presenta all'ultima ora dell'ultimo giorno di permesso per malattia, suona alla porta una sola volta, aspetta otto secondi e poi sgattaiola via velocissimo appiattendosi sui muri per evitare di essere inseguito e raggiunto). E soprattutto la rivoluzione, ansiogena e decisiva, dell'allargamento dell'orario di reperibilità in caso di visita del medico: il dipendente pubblico single, asociale e senza parenti né amici, che deve uscire per comprare la tachipirina, aveva solo un'ora a disposizione durante la giornata per andare in farmacia, dall'una alle due del pomeriggio, durante la chiusura per turno. Il resto del tempo bisognava stare a letto, aria viziata e termometro in bocca. La cosa pazzesca è che il solo annuncio delle misure aveva fatto ritornare la salute a un sacco di gente, riducendo le assenze del quindici per cento.

    Poi, quando il decreto legge è entrato in vigore, il cinquanta per cento dei dipendenti solitamente ammalati in quegli stessi mesi era impovvisamente sanissimo e sul luogo di lavoro, infelice, lamentoso e grugnante ma presente. “Nel mio piccolo sto cambiando l'Italia”, proclamava autoironico Brunetta, si paragonava a Padre Pio per il miracolo guaritorio di aver fatto precipitare i giorni di malattia dei Vigili del fuoco, ad esempio, di una buona metà. Non pago, urlava che le signore non devono andare a fare shopping durante l'orario di lavoro. Le signore indignate pronunciarono cose irripetibili contro Brunetta, ma è un fatto che parecchi impiegati statali (la discriminazione sessuale nell'assenteismo non è ammessa) adorano timbrare il cartellino, che adesso si chiama badge, oppure farselo timbrare dai colleghi con promessa di ricambiare il favore al più presto, e andare a giocare a calcio, al bar, al circolo del golf, a casa dell'amante o a fare la spesa. Beccati dalle telecamere (i video, si è visto, sono la dannazione dell'uomo moderno) a correre felici verso la libertà regolarmente stipendiata, mentre maturano ferie e anzi segnano ore di straordinario dal bagno turco in cui possono esprimere segreti slanci amorosi. Dipendenti della Croce Rossa che si assentavano per cinque o sei ore e invece di salvare il mondo salvavano se stessi dalle fatiche della giornata. Un tizio, beccato durante l'operazione Stakanov, che in un tranquillo giorno di malattia aveva stabilito un ottimo record di nuoto. E impiegati per nulla fannulloni che, per arrotondare, abbandonano il posto di lavoro e vanno a svolgerne un altro (skipper su una barca, personal trainer, cuoco, gigolò).

    Il Financial Times si occupò di Brunetta lo scorso dicembre, definendolo “il dottore italiano di maggiore successo, visto che sessantamila impiegati statali non hanno più usufruito del congedo per malattia dopo che i salari sono stati tagliati”. Un rivoluzionario per molti, ma anche un insensibile lesionatore dei diritti inalienabili dell'umanità, cioè stare a casa quando non ci si sente tanto bene e quindi non si può lavorare ma bisogna andare fuori a prendere un po' d'aria, magari fissare l'appuntamento per una manicure e andare a noleggiare qualche dvd per la convalescenza. La malattia, a volte, è anche questo, e Brunetta ha bruciato tutto in un attimo, incassando cifre di successo. “Sto cambiando culturalmente il paese, ora grazie a me i bravissimi medici stanno più attenti nel certificare le malattie”. “Io ho tanto successo perché ho scoperto l'acqua calda”, “I risultati si vedono: sulla scuola si risparmieranno tra metà 2008 e 2009 quasi trecento milioni di euro in minori supplenze perché il tasso di assenteismo dei signori insegnanti è diminuito del 35-40 per cento. Questo rende gli studenti più felici”. Felici anche perché gli insegnanti di scuola media o superiore (una delle categorie meno assenteiste in assoluto, secondo le statistiche), pur di non stare a casa scelgono spesso di morire in cattedra, fra gli applausi dei ragazzi.

    La rivoluzione era quasi fatta, Brunetta fierissimo distribuiva complimenti a tutti, ad esempio a Piero Marrazzo che aveva pubblicato sul sito della regione Lazio i tassi di assenteismo di ogni singolo settore amministrativo. “Chapeau!”, gridava allegro il ministro, e i sindacati soffrivano, i medici fiscali vivevano il loro momento di gloria, cinquanta euro circa a scampanellata furtiva: una volta verificato che il paziente è davvero murato vivo dentro casa non serve nemmeno visitarlo, basta un'occhiata a quella faccia sofferente, basta una firma sul certificato per confermare il referto del medico di famiglia (ci sono i medici fiscali zelanti, però, che ribaltano la prognosi e mandano l'ammalato vero nel panico più assoluto). Con l'effetto Brunetta i medici fiscali vengono chiamati anche per un solo giorno di malattia. La rivoluzione era quasi fatta ma poi si è deciso di dare fiducia ai lavoratori: lo scorso luglio le ore di reperibilità di un ammalato al proprio domicilio sono tornate a essere quattro (dalle dieci alle dodici e dalle cinque alle sette). Per non spendere troppo in visite, per permettere agli zitelli con la bronchite di andarsi a comprare l'antibiotico e un litro di latte.

    Immediatamente la salute dei dipendenti pubblici è peggiorata e l'influenza A ha cominciato ad insinuarsi negli uffici: ad agosto gli assenti sono aumentati del sedici per cento, a settembre del ventiquattro. A ottobre ancora peggio e, secondo il ministro, “non c'è nessuna epidemia o pandemia di influenza”, ma solo fancazzismo. “Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”, e subito le ore di reperibilità sono state aumentate a sette. Alla faccia della dignità e dei diritti dell'uomo. Come a scuola, quando il maestro esce dall'aula e serve un bambino antipatico che alla lavagna segni i buoni e i cattivi, sennò ci si lanciano i banchi, il popolo adulto, consapevole e indignato della Pubblica Amministrazione ha un immenso bisogno dello spauracchio del medico fiscale per presentarsi la mattina al lavoro (presentarsi tra l'altro non significa lavorare, ma questa è un'altra storia) invece di andare a fare surf in California per un inizio di polmonite.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.