Veltroni ha un nuovo obiettivo: non è l'Africa né il Pd, ma lo Strega

Annalena Benini

Walter Veltroni ha spostato l'orizzonte della propria personale utopia (topos veltroniano, una citazione naturalmente sudamericana sull'utopia che non si lascia raggiungere: tu cammini dieci passi e lei si sposta dieci passi più in là, ma a questo serve, a camminare). L'utopia diventa raggiungibile perché non è più la salvezza del mondo o il governo del paese, ma assai concretamente il Premio Strega. Veltroni tiene moltissimo alla vittoria, questa volta. Alle elezioni era diverso.

    Walter Veltroni ha spostato l'orizzonte della propria personale utopia (topos veltroniano, una citazione naturalmente sudamericana sull'utopia che non si lascia raggiungere: tu cammini dieci passi e lei si sposta dieci passi più in là, ma a questo serve, a camminare). L'utopia diventa raggiungibile perché non è più la salvezza del mondo o il governo del paese, ma assai concretamente il Premio Strega. Veltroni tiene moltissimo alla vittoria, questa volta. Alle elezioni era diverso, Walter il 30 aprile disse che comunque Ian Mc Ewan l'aveva citato in un romanzo (“Sabato”) e quindi: “Basta, alla vita non ho più da chiedere nulla”. Ora invece Veltroni desidera un premio letterario per “la cosa più bella che io abbia mai scritto in tutta la mia vita”. Si tratta di “Noi”, il romanzo Rizzoli con sei pagine fitte di ringraziamenti finali, una citazione iniziale di Hannah Arendt accanto a un proverbio arabo sull'aratro da puntare verso la stella, libro dedicato a Vittorio Foa e ambientato nel 1943, nel 1963, nel 1980 e nel 2025. Veltroni l'ha scritto dopo le dimissioni da segretario del Pd, in uno stato d'animo ideale, di “malinconia e serenità”.

    Invidiatissimo tra l'altro da Dario Franceschini, che aveva quasi finito il terzo romanzo quando ha dovuto temporaneamente prendere le redini del Partito democratico e interrompere la scrittura, facendosi quindi battere ancora una volta sul tempo da Walter (ma Franceschini si ritiene un romanziere migliore). Per una fortunata coincidenza adesso anche Franceschini ha molto tempo a disposizione, quindi si potrebbe, con un po' di audacia, anticipare il vincitore del Premio Strega 2011. Walter ultimamente è abbastanza disgustato dal mondo: “Che io ricordi, nella storia di questo paese non si è mai avvertita tanta preoccupazione, tanta paura, tanto odio”, ha detto pochi giorni fa parlando di “emergenza agghiacciante”, dicendo che saremmo un bellissimo paese se non avessimo preso la metropolitana sbagliata e che stiamo vivendo i momenti peggiori della nostra storia.

    Così, per non guardare l'orrore senza poter fare nulla, si è gettato nell'arte e nell'autopromozione anima e corpo, sempre a partire da “Noi” (Noi come Io, Io come Walter): un disco tratto dal romanzo, un film tratto dal romanzo. Idee sue, regia sua. Gli avevano fatto molti complimenti non per la bella scrittura ma per la perfetta sceneggiatura, così ecco il film, prodotto da Cattleya e girato da Walter. Ha messo nel romanzo anche molta musica, e allora uscirà presto una colonna sonora, il cd diviso per epoche come il libro e ovviamente jazzato (da Danilo Rea, Stefano Di Battista, Roberto Gatto). Romanzo, disco e film, Walter ha curato la propria raggiungibile, sostenibile utopia nei dettagli, lo Strega è già suo, Bruno Vespa è un disorganizzato bluff a confronto, “Il piccolo principe” è stato citato anche stavolta, Gianni Rodari è stato ringraziato, il plurale è grandiosamente maiestatis e l'Africa è lontana.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.