Salvacondotto o urne

Il Cav. prepara il gran consiglio di maggioranza sulla Giustizia. Fini nero

Salvatore Merlo

Silvio Berlusconi è disposto perfino a rischiare la crisi di governo e ad azzardare nei rapporti con Gianfranco Fini e la presidenza della Repubblica. E' determinato a porre la propria messa in sicurezza dal Tribunale di Milano come primo punto nell'agenda del Pdl e della maggioranza.

    Silvio Berlusconi è disposto perfino a rischiare la crisi di governo e ad azzardare nei rapporti con Gianfranco Fini e la presidenza della Repubblica. E' determinato a porre la propria messa in sicurezza dal Tribunale di Milano come primo punto nell'agenda del Pdl e della maggioranza. Il suo partito produrrà un documento formale e vincolante che, oltre a certificare la “ventennale persecuzione giudiziaria”, impegnerà i parlamentari e i dirigenti tutti a sottoscrivere un disegno di legge esplicitamente formulato per i guai giudiziari del premier. “Dobbiamo andare a volto scoperto, politicizzare il tema. Senza interventi surrettizi”, dicono i vertici del Pdl al Foglio.

    La norma sarà di iniziativa parlamentare, verrà presentata con tutta probabilità al Senato e potrebbe riguardare, tecnicamente, la così detta “prescrizione di fase”. Ovvero si stabilirebbe una scansione in più fasi, con tempi prescritti per legge, entro le quali deve snodarsi il processo. Berlusconi intende sottoporre questo documento sia a Umberto Bossi sia a Gianfranco Fini già la prossima settimana in modo tale da chiudere in una volta sola il dossier sulle candidature regionali e la questione giudiziaria. Il presidente della Camera è informato dell'iniziativa, ha genericamente manifestato disponibilità ma non ha gradito gli attacchi del Giornale e nutre dubbi sullo strumento tecnico da adottare in Parlamento. Ma un rifiuto non sarebbe accettato. “C'è soltanto un modo nel quale potrei arrivare alla sentenza di Milano, fresco di legitimazione elettorale”, ha detto Berlusconi in privato.

    Silvio Berlusconi vede oggi, forse a Palazzo Grazioli, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. L'incontro sarà probabilmente interlocutorio ma non ha per oggetto centrale, in realtà, la questione delle candidature alle elezioni regionali. Bensì la Giustizia. Nel Pdl, come nell'Udc, in queste ore si ragiona in termini smaliziati: “La pratica delle candidature è quasi completamente chiusa”. Salvo novità dell'ultima ora, la Lega avrà il Veneto e forse il Piemonte; la ex An Calabria e Lazio. L'Udc correrà da sola, anche se i più berlusconiani tra i centristi sarebbero disposti a sostenere candidati del Pdl non di apparato, ovvero personalità della società civile come Renata Polverini, donna e sindacalista.

    Ma il Cav. con Casini parlerà del proprio salvacondotto giudiziario. Forse chiederà un appoggio (o una non ostruzione) parlamentare. A Montecitorio, da giorni, emissari di Casini partecipano da uditori alle riunioni della consulta giuridica del Pdl presieduta da Niccolò Ghedini. L'Udc sospetta che Berlusconi voglia tessere nuovi rapporti per ragioni tattiche: minacciare gli alleati della Lega e Gianfranco Fini (“nessuno è indispensabile”). Difatti il leader centrista ha visto ieri, in un incontro riservato, proprio Fini. Non trapela nulla, ma ambienti finiani sostengono che il presidente della Camera sia nervoso per l'aut aut cui Berlusconi vuole costringerlo sulla Giustizia. Tuttavia, al Foglio, fonti dell'Udc spiegano pure che Casini ascolterà con attenzione le proposte del Cav: “Anche sulla Giustizia, noi potremmo starci”. Funzionasse, si modificherebbero gli equilibri del centrodestra e si riaprirebbe la trattativa per le regionali. D'altra parte il Pdl ha iniziato una manovra avvolgente rivolta anche a Francesco Storace, configurando un potenziale allargamento. Resta il dubbio che il vertice Fini-Casini abbia avuto esiti politici e incompatibili con l'orizzonte di Berlusconi. Ma chissà.

    La preoccupazione di Palazzo Chigi è rivolta all'umor nero di Fini, cui è richiesta la firma in calce al salvacondotto per il premier. Il presidente della Camera ha preso male gli attacchi provenienti dal Giornale di Vittorio Feltri e sottoscrive queste parole del sito di FareFuturo: “Feltri è il Comunardo Niccolai del giornalismo, a furia di autogol si perse lo scudetto. Chissà se il premier-editore è consapevole che un governo è come uno scudetto”. I tecnici del Cav. hanno assicurato Giulia Bongiorno, ufficiale di collegamento, che la norma allo studio “non si presta a paradossi giuridici”, il testo conterrà sufficienti eccezioni di reato da essere applicabile quasi alla sola posizione di Berlusconi. Forse non basta. Fonti vicine all'ex leader di An: “Fini è la terza carica dello stato. Come potrebbe mai firmare?”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.