C'è un padrone del circo mediatico-giudiziario?
Un pm che diede l'assalto al Cav. e alla sua famiglia politica d'antan ha alla fine fondato un partito forcaiolo, il cui vicecapo e pretendente al trono oggi è un altro pm che ha cercato di travolgere, prima di trovare accogliente rifugio nel Parlamento europeo e nel consenso elettorale costruito in tv, un arco trasversale di forze che comprende uomini del Cav., di Prodi, di D'Alema. Lo show dura da quindici anni.
Al direttore - Dai tempi in cui Togliatti iniettò un certo numero di compagni nel corpo della magistratura, le toghe rosse hanno sempre seguito una linea confacente alle necessità di Botteghe Oscure, tanto da pensare a un'obbedienza agli ordini; oggi sono portato a pensare che seguano tuttora le istruzioni di baffino & compagni, con tutte le considerazioni del caso. Lei è d'accordo o pensa che la magistratura militante persegua un suo disegno dittatoriale ormai indipendente?
Vincenzo Tabacco, via Web
Al direttore - Per mesi ho seguito l'Elefantino nelle sue aperture di credito al presidente Fini, non senza una punta di scetticismo; sino all'invito al “gentile Fini” (editoriale di lunedì 9) ad adoperarsi per mettere al sicuro dai giudici il Cav., cioè il governo, cioè la legislatura; ovvero guardarsi dal segare il ramo su cui lui stesso si è issato. Possiamo ora azzardare qualche conclusione dall'accordo raggiunto sul tema? Più che il classico bicchiere mezzo pieno, il Nostro sembra essersi ridotto ad accettare un quarto di calice, e pure amaro (di passata osservo che la presenza mediatrice di Gianni Letta finisce sempre col trasformare l'Unto dal Popolo in un democristiano prudente e perdente): se ho ben capito, la caccia al mostro può continuare, con l'avvertenza di spicciare un po' istruttoria e giudizio delle immancabili imputazioni a venire (ma per le occasioni speciali le risorse si troveranno, e se proprio la giustizia dovesse essere un filino più sommaria, le carriere unificate a qualcosa serviranno). Insomma il “lodo Fini” lascia il suddetto ramo a scricchiolare, e il Cav. a rosolare a fuoco lento, difeso dall'avv. Ghedini e quindi sempre e più che mai bisognoso della benevolenza del co-fondatore. Tutto ciò non spiacerà al Pd. Sprovveduto lettore di cronache politiche, mi chiedo e chiedo: la strategia politica del postfascista eppure liberaldemocratico camaleonte è orientata all'utilità del paese, o almeno del Pdl, o magari di lui stesso?
Giorgio Polignieri, via Web
Cerchiamo di ragionare su alcuni elementi oggettivi, in risposta al lettore Tabacco e al lettore Polignieri. Da quindici anni la magistratura, dopo avere sradicato la Repubblica e i partiti autori della Costituzione, rivolta Berlusconi come un calzino. Accuse di ogni tipo, un numero inverosimile di indagini e perquisizioni, avvisi di reato coram populo, violazioni del segreto investigativo, deposito in edicola di intercettazioni, processi in tribunale che generano processi televisivi a raffica, poi accuse per come l'imputato si difende nei processi o dai processi, nuove accuse e risentimenti contro le sue ricusazioni, contro le leggi che rendono più difficile la caccia all'uomo, contro i suoi pronunciamenti autodifensivi, contro ogni ipotesi seria di riforma della giustizia che non sia la ratifica dello status quo, inviti autorevoli e togati a “resistere, resistere, resistere!”, triangolazioni di vario genere e sofisticate mediazioni istituzionali con Quirinale e Corte costituzionale via Consiglio superiore e alte gerarchie della Cassazione.
Un pm che diede l'assalto al Cav. e alla sua famiglia politica d'antan ha alla fine fondato un partito forcaiolo, il cui vicecapo e pretendente al trono oggi è un altro pm che ha cercato di travolgere, prima di trovare accogliente rifugio nel Parlamento europeo e nel consenso elettorale costruito in tv, un arco trasversale di forze che comprende uomini del Cav., di Prodi, di D'Alema. Il principale pm antimafia di Palermo, della procura che guidò il fallimentare processo contro Giulio Andreotti, grida al tradimento della Costituzione e si batte contro la “maggioranza aritmetica” che governa gli italiani per volontà degli italiani, invece di applicare efficacemente e silenziosamente la legge secondo la lettera e lo spirito della sua missione professionale. Lo show dura da quindici anni.
Tutto cambiava, vittorie e rovesci elettorali del Cav., nuovi presidenti della Repubblica, mutamenti nella corporazione togata nel Csm, allargamenti delle inchieste a sinistra, azzoppamenti delle varie nomenclature, ma questo elemento del paesaggio restava stabile, insieme con l'obiettivo di distruggere per via giudiziaria l'equilibrio democratico fissato con il voto. Possibile che tutto dipenda da D'Alema, inteso come mandante ideologico della giustizia politica, candidato del Cav. alla guida della politica estera europea? Possibile che dipenda da Fini, camaleonte cinico pronto a sfruttare i guai del presidente del Consiglio, coautore negli anni di decine di leggi in sua difesa? Nessuno è padrone del circo mediatico-giudiziario, sono gli animali del circo che vogliono impadronirsi della nostra vita pubblica.
Il Foglio sportivo - in corpore sano